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giovedì 20 gennaio 2011

LE MEMORIE DI FAUSTO SIDOLI: "UN MERITATO RIPOSO"

[DECIMA PARTE] Adesso ci viene concesso un nuovo turno di riposo con destinazione Cap Ferret vicino al bacino d’Arcachon...

Dopo ogni missione l'equipaggio è sempre molto affaticato perché si passano settimane e settimane di fatica, di tensione, di disturbi alla salute, mal di testa per aria viziata, puzze di tutti i generi, cibo senza vitamine, attività di 24 ore su 24, per cui si rende necessario un buon periodo di riossiginazione e una buona alimentazione con cibi freschi per evitare il pericolo di carenze di vitamine, in modo particolare della vitamina C la cui assenza provoca lo scorbuto.

A Cap Ferret siamo alloggiati in un villaggio turistico, requisito e destinato al riposo degli equipaggi dei sommergibili. Scopriamo che in una zona vicina, una struttura é destinata al riposo di ausiliarie tedesche con le quali evidentemente, allacciamo buoni rapporti d'amicizie, per gite in biciclette, giocate a tennis, cenette e balli.

Il bacino d'Arcachon ha la caratteristica di scoprirsi moltissimo durante la bassa marea e durante la mia permanenza noto che molti abitanti del luogo percorrono la spiaggia scoperta dal mare, che é piuttosto melmosa più che sabbiosa, si chinano, si rialzano e mettono qualcosa nei canestri che portano a tracolla. Mi capita di poter chiacchierare con una persona del posto e chiedo notizie di ciò che fanno. Stanno raccogliendo cannelli di mare. Non riesco a capire come facciano a raccoglierli perché io guardo ma non ne vedo e resto dunque con la mia curiosità. Chiacchierando con un pescatore chiedo: . Allora mi da questa spiegazione: .

A questo racconto sono rimasto impassibile, ma dentro di me si creava il dubbio che mi stesse pigliando in giro, perché mi ricordavo che da bambino mi dicevano che per prender un uccellino bisognava mettergli il sale sulla coda.
La mattina successiva, piuttosto presto c'é bassa marea, munito di un bel sacchettino di sale fino, vado sulla spiaggia. Non c'é quasi nessuno, esploro in terra e vedo i fatidici buchini a otto. Mi guardo ancora in giro, per essere sicuro che nessuno mi osservi, prendo un pizzico di sale e lo metto nel forellino. Dopo pochi secondi si sente un gorgoglio, un po’ di schiuma affiora, e la parte tenera dell'animaletto si sporge e compaiono poi le due valve del cannolo.
Effettivamente con pollice ed indice afferro il guscio, lo estraggo, ed ho catturato il mio primo cannolicchio. A questo punto mi chiedo perché il cannolicchio sia così scemo da farsi vedere a bassa marea. Ritengo di darne la spiegazione in questo modo: il pizzico di sale lo avvisa falsamente dell'arrivo dell'acqua salata ossia dell'arrivo dell'alta marea, durante la quale si sporge per la sua naturale alimentazione.

Siamo in un bel posto, abbiamo accesso sia alla spiaggia dell'oceano sia alla spiaggia del bacino interno,possiamo quindi alternare i bagni di mare in spiaggia aperta e passeggiate lungo la costa nella zona interna del bacino. Stiamo bene ed il fisico si ritempra rapidamente sia per la tranquillità della zona sia per la compagnia che abbiamo, sia per la vita in piena libertà che possiamo trascorrere.

La nostra settimana di riposo finisce in modo che ci sembra troppo rapido. Il pulman della marina militare porta il secondo scaglione dell'equipaggio e noi, fatti i bagagli, rientriamo nei nostri alloggiamenti nei pressi di Bordeaux. Riprende la vita di bordo; tutte le mattine il pulman dalla marina militare ci porta al cantiere del porto interno e seguiamo i lavori di revisione delle varie parti del sommergibile che ne hanno bisogno. Gli operai ed i tecnici sono italiani provenienti da vari cantieri navali in Italia e sono solleciti nel loro lavoro. Di nuovo il sommergibile è pronto per la partenza. Si caricano i viveri, in modo particolare quelli freschi che sono assai ambiti, perché non sappiamo dove andremo né quanto lunga sarà la prossima missione.

Rode sempre nel nostro intimo il dubbio: si parte, ma rientreremo? Domanda che ognuno si pone ma che nessuno esterna, anzi con aria spavalda ognuno di noi parla sempre di ciò che farà al rientro, del desiderio di andare a trovare la famiglia o la ragazza o la moglie, del piacere di poter rivedere la propria terra e ritrovare il gusto di essere nella propria casa, vicini a persone coi quali si è cresciuti.
Sono momenti di nostalgia che ognuno tiene dentro di sé mentre prepara il proprio bagaglio da consegnare al pennese, sottufficiale che governa da terra le necessità dell'equipaggio: conservazione bagagli, comunicazioni alle famiglie, smistamento della corrispondenza. Fra le cose che preparo ci sono anche alcune lettere. La prima per la mamma a Tirano e tre lettere per tre ragazze che spesso mi scrivono e con le quali ho continuato la corrispondenza...

A cura di Ezio Maifré

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