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venerdì 7 gennaio 2011

"LE NOSTRE VIE": LA VIA GIOVANNI BERTACCHI

La via Giovanni Bertacchi è un tributo ad un grande poeta valtellinese che nella sua carriera si occupò attivamente anche di giornalismo e politica. Questa via ha inizio lungo il lato destro di viale Garibaldi e termina immettendosi in Largo Suor Carolina Castelli; nel suo percorso confina con il piazzale L.Credaro e con la struttura della casa di riposo.

Giovanni Bertacchi nacque a Chiavenna nel 1869 da una famiglia dai modesti mezzi finanziari.
Pur non potendo godere di una situazione economicamente agiata ed essendo rimasto ben presto orfano del padre, il Bertacchi ebbe la possibilità di completare gli studi presso il Collegio Gallio di Como e successivamente nell’Accademia scientifico-letteraria di Milano arrivando a laurearsi in Lettere. Subito dopo la laurea, sempre a Milano, insegnò nei licei Parini e Manzoni e nello stesso tempo cominciò a dedicarsi all’arte della poesia tanto che nello stesso anno della laurea vinse il premio “Lattes”.

Prima di citare ed analizzare, seppur brevemente, le opere letterarie e lo stile del Bertacchi, va detto che questo illustre personaggio fu protagonista attivo del giornalismo democratico e socialista divenendo collaboratore della rivista “Pro-Valtellina” che venne pubblicata a scadenza quindicinale dal 1910 al 1914.
In ambito politico Giovanni Bertacchi fu ispiratore della nascita del PSI in Valtellina, ma sicuramente funell’ambiente letterario che questo grande autore seppe dare il meglio al punto da poter essere oggiconsiderato come uno dei padri della Valtellina assieme a nomi illustri come quello di Maurizio Quadrio, Luigi Torelli, Credano, Emilio Visconti Venosta e Ezio Vanoni.

Tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 il Bertacchi rivestì un ruolo fondamentale nel grande miglioramento della qualità letteraria della poesia valtellinese; con i suoi componimenti, infatti, diede un’impulso fondamentale ed un nuovo vigore alla letteratura, portandola a superare i limiti tradizionali della cultura letteraria locale.

Il sentimento della natura appare l’elemento distintivo della poesia del Bertacchi che diventa il punto di arrivo, l’espressione più moderna e matura della lunga, ma mediocre, tradizione letteraria valtellinese, ispirata quasi esclusivamente al tema della natura e del paesaggio.
Il tema della natura si era formato nel poeta chiavennasco nel corso di una lunga frequentazione dell’opera di S. Francesco e Leopardi, cui Bertacchi curò antologie poetiche e a cui dedicò alcuni dei suoi saggi critici.

Quest’aspetto della poesia del Bertacchi fu quello che maggiormente colpì ed interessò i suoi contemporanei ed oggi si può affermare che la sua opera diede origine al mito dell’immagine della montagna diffusasi a fine Ottocento negli ambienti della borghesia milanese.
La riprova di questo modo di intendere la letteratura, intesa come la valorizzazione e l’esaltazione dell’ immagine della montagna, vista nella valle del Mera e nella Rezia in generale, si è avuta nel 1895 quando venne pubblicato presso l’editore milanese Castoldi il Canzoniere delle Alpi, che si apriva con i “Sonetti alpestri” i quali risuonarono assieme all’intera opera del Canzoniere come una boccata d’aria pura negli ambienti borghesi milanesi.

Citiamo solo alcuni e significativi versi di quella grande opera:
“I verdi balzi ed i pascoli viventi
reduce il pellegrino ho riveduto;
ai ghiacciai eterni, ai fumidi torrenti
ho ridato dal core il mio saluto.”

Giovanni Bertacchi

Giovanni Bertacchi

Dopo la pubblicazione del Canzoniere delle Alpi la produzione poetica di Giovanni Bertacchi si arricchì di numerose altre opere: Poemetti lirici, Liriche Umane, Alle sorgenti, A fior di silenzio, Riflessi d’orizzonti eIl perenne domani.
A questi scritti vanno poi aggiunti un gruppo di rime sparse ed il poemetto in versi sciolti dal titolo Le malie del passato del 1905 a cui fa seguito Versi giovanili, che risulta essere una prova poetica di evidente ispirazione e imitazione Carducciana. Infine, non possiamo dimenticare che Bertacchi diede alle stampe la Lira spezzata,ovvero la raccolta postuma dei versi del con valligiano Guglielmo Felice Damiani che morì prematuramente all’età di ventinove anni.

Gli anni in cui l’arte poetica del Bertacchi si sviluppò con maggior fervore andarono dal 1895 al 1935; poeticamente questi erano gli anni in cui nel firmamento della lirica italiana splendevano, come astri maggiori, i grandi poeti che diedero grande impulso alla poesia italiana; a loro facevano da corona i cosiddetti "astri minori", ossia un nutrito gruppo di poeti che con una propria personalità, un proprio mondo ed un proprio modo di intendere l’arte della poesia, contribuirono a scrivere una pagina importante della letteratura poetica in Italia.
Tra questi numerosi autori il Bertacchi seppe ricavarsi un posto preminente portando uno stile particolare unito ad elevato magistero dell’arte poetica.

La critica ben presto cominciò ad accorgersi delle sue qualità ed in senso largamente positivo giunsero al Bertacchi notevoli riconoscimenti come quello del poeta Arturo Graf e del critico Eugenio Donadoni; anche Ettore Mezzali nella sua opera Poeti e letterati della Valtellina e della Valchiavenna diede ampio elogio alla poesia del chiavennasco.
Nel Saggio estetico sul poeta Giovanni Bertacchi, Guerrino D’Alessandro arriva a conclusione che il Bertacchi è un realista con ripensamenti romantici e merita un grande posto d’onore fra i poeti del suo tempo.
Oltre a questi illustri commenti a risuonare come un premio alla grande opera del poeta valtellinese c’è il volume che gli ha dedicato Luigi Medici che risuona come un devoto e commosso tributo di un discepolo al suo maestro. Nell’ampia pagina della critica positiva ricevuta, non si può non ricordare Francesco Flora, autore della monumentale Storia della letteratura italiana e successore del Carducci e del Pascoli nella cattedra di Bologna, il quale spese parole di grande valore.

Giovanni Bertacchi morì a Brugherio (MI) nel 1942 e sulla sua urna funeraria presso il cimitero di Chiavenna fu scritto:

Poeta errante fui sotto le tende
d’un popolo in cammino

Ivan Bormolini

FONTI: “Editoria cultura e società” AUTORI: Monteforte,Leoni,Spini.
Bollettino della Società Storica Valtellinese : Articolo: Discorso di Balilla Pinchetti per i cento anni della nascita di Giovanni Bertacchi (1969)

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