Ci eravamo lasciati quando noi, gruppo del campo base di Gizo, eravamo in allarmante attesa della motonave Camillo Loula salpata da Nila alle ore 19 quando a sud delle isole Salomone strava infuriando il tornado Yasi. Un livello cinque che ha superato i duecento chilometri orari mentre si muoveva lentamente verso il Queensland australiano. La rotta intrapresa dall’equipaggio prevedeva di tenersi alla larga dal maltempo, procedendo a nord dell’arcipelago. Ma la situazione non era delle migliori.
Qui al campo base erano le 3 di notte che si girovagava per casa contemplando le onde che sbattevano sul molo e i forti venti che pettinavano le palme come una ragazza dai lunghi capelli che sfreccia su un’auto cabrio. Non si poteva dormire pensando al nostro vescovo in balia della tempesta in mare aperto. Mare aperto perché durante il sessanta per cento del viaggio ci si trova nel bel mezzo dell’oceano pacifico a transitare tra il gruppo di isole dell’estremo ovest delle Salomon, ad un passo dalla Papua Nuovo Guinea, e il centro della Western Province dove Gizo ne è capoluogo. La notte quindi, per noi, è passata molto a rilento. Ma per loro deve essere stata ancora più snervante.
La mattina seguente intorno alle ore 6 la Camillo Loula attracca al porto di Gizo. Ne scendono cinque individui sconvolti. Il meccanico e il geniere sembrano felici di toccare terra, ma ancora di più lo sono i “nilesi” Sante e Sandro. Il caro vescovo Capelli invece portava con se, come sempre, un grosso sorriso sulla bocca, dovuto in questo caso alla fiducia ripagata dalla Camillo che li ha fieramente riportati a casa i piena sicurezza. Le parole di Sante e Sandro erano inizialmente confuse. Abbiamo colto solo frasi sconnesse: “c’erano onde che erano più alte della barca… di quei cavalloni!!!” oppure “al fasea più se rumur d’un aereo.. la gera sciuma e aqua dappartucc, john e michael jera dre a pumpà fo l’aqua dalo scafo. E po al salta fo el mecanic che ‘l ga un toc en man... oh madoi... ” (traslitterazione del dialetto puramente inventata). Insomma non è stato un viaggio facile. Monsignor Luciano ha testimoniato dicendo che l’unico tentativo di andare ai servizi è fallito con un grosso bernoccolo sulla fronte che lo ha rispedito a letto rinunciando ad alzarsi per il resto del viaggio. Con la colazione nello stomaco e dopo aver lasciato rasserenare la mente ci siamo uniti come un gruppo di scout intorno al fuoco e ci siamo fatti raccontare di Nila.
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NILA
Una piccola isola della Choiseul Province. Quando il vescovo aveva chiesto a Sante e Sandro di spendere tre settimane in loco per proseguire con i lavori di costruzione, aveva onestamente dichiarato che Nila è un paradiso. “Un paradiso infernale… ” ha poi aggiunto Sante. Non molti abitanti, pochi servizi, pochissimo cibo, nessuna comodità. “La prima volta che sono andato in bagno ci sono rimasto un po’ male. Non ho potuto farne uso subito, sono dovuto andare in officina a prendere martello, scalpello e carta vetrata. A saperlo mi portavo i sanitari da casa”. Insomma le condizioni erano difficili. Si dormiva in una brandina allestita alla buona (molto alla buona) con la classica zanzariera conica al di sopra. “Mangiavamo come si poteva. Avevamo a disposizione cinque forchette, due coltelli e una pentola completamente annerita. Avevamo tonno, del riso, cocco e papaya. Ma i piatti che ci hanno accompagnato (e perseguitato – ndr) per tre settimane sono state cipolle, fagioli e pasta che ci siamo portati dietro. Non ne avevamo in abbondanza quindi si è dovuta tirare la cinghia”.
I loro alloggi stavano vicino al mare, in prossimità della chiesa di Nila. Il resto del villaggio invece si trova in cima ad una collina che lo protegge dagli tsunami che già in passato hanno fatto non pochi disastri. “Ogni mattina – racconta Sandro – ci si doveva caricare del materiale che era stato depositato al porto. UN CHILOMETRO DI SALITA con in spalla sacchi di cemento o attrezzi vari”. Vescovo Capelli ha simpaticamente ribattezzato la strada sterrata che sale in collina Sandro & Sante Avenue. “Abbiamo passato tre settimane sotto la pichenta del sole a fare su e giù su quel tragitto”. Ma lo sforzo non è stato vano. I nostri eroi si sono sacrificati ad un soggiorno faticoso, difficile, affamato e particolarmente impegnativo per creare una società vivibile per i calorosi abitanti di Nila.
Il 31 gennaio, durante il Don Bosco day, il bishop Capelli, giunto sul posto per l’occasione, ha celebratola festività iniziando la giornata con la funzione presso la chiesa di Nila. Ha seguito la processione che ha portato Don Bosco su per la Sandro & Sante Avenue seguito da circa cinquecento fedeli nilesi. Un’emozione inaspettata. In cima li aspettavano i lavori completati: due capannoni nei quali verrà aperta una scuolatecnica di falegnameria e meccanica, due dormitori, uno maschile e uno femminile e tre case per i maestriche vi insegneranno. Un piccolo arco messo in scena per l’occasione faceva da traguardo metaforico alla processione. Il vescovo ha tagliato il nastro e benedetto questo nuovo grande centro sociale che ha preso vita sull’isola in seguito agli immensi sforzi di tutti i lavoratori guidati dai volontari italiani. E per questo motivo che il bishop ha elargito il titolo di “EROI del volontariato” con tanto di certificazione autenticata ai “dottori” Sante e Sandro per essere sopravvissuti a tutte le avversioni e aver prodigiosamente portato a termine i lavori sull’isola di Nila.
Domenica 6 febbraio 2011 - Sante è in viaggio per l’Italia, già a Tetere, ospiti dalle suorine, anche Aldo e Lina, Gino e Anna. Anche loro hanno ricevuto il prestigioso riconoscimento di volontariato, quello che si riceve al primo anno di presenza e di aiuto attivo alla onorevole causa che accomuna tutti gli AMIS. A rimpolpare il gruppo giungeranno oggi da Bormio i nostri elettricisti Sergio, Franco e Carlo. Il comitato d’accoglienza locale formato dai “ Bishop Warriors”, i chierichetti che oltre a servire durante la messa, si abbigliano da guerrieri delle tribù della tradizione salomonese e danno il benvenuto ai nuovi arrivati con un’imboscata in piena regola con tanto di lance, scudi e urli intimidatori. Anche io ne sono stato (felicemente) vittima.
Alex Repetti
Orma Dieci
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