L'impoetico mafioso è già stato presentato in diversi contesti:
- Pavia (una scuola)
- Firenze (Biblioteca delle Oblate)
- Roma (Libreria Poggio Ameno)
- Ruvo di Puglia (un liceo)
- Molfetta (Teatro del Carro)
- Marsala (con Rita Borsellino)
Verrà nei prossimi 2 mesi presentato a: Sondrio, Pavia, Milano, Sassari, Maddaloni, Perugia, Terzigno, Bari, Taranto e forse Lecce e Matera. Il volume è ormai in ristampa, perché in un mese circa ha venduto quasi 600 copie ed ora è quasi esaurito.
Gianmario Lucini, L'odissea dell'Impoetico
Mi piace raccontarla, anche perché il racconto mi consente di discolparmi (almeno in parte) degli incredibili ritardi che hanno segnato la pubblicazione di questo libro, che è anche la prima pubblicazione (e non a caso) della casa editrice che dirigo.
L'impoetico è nato... da un conato di vomito, per essere franchi. E' nato dalla costernazione nel vedere mezzo parlamento inquisito per mafia o in odore di mafia. E' nato come reazione e come proposta di presa di posizione chiara agli intellettuali in favore della legalità, in un momento storico nel quale la legalità non è mai stata a livelli tanto precari e opinabili. Siamo il Paese non tanto delle libertà, ma delle velleità, un Paese senza freni morali, dove si mugugna ma non si osa mai, dove si manda giù bocconi amari tranne poi seguire il primo capopopolo che fa la voce grossa e cavalca gli scontenti per farsi gli affari suoi. Il problema è che ormai siamo a corto anche di capopopolo, totalmente allo sbaraglio. Siamo il Paese dei sofismi, dove la sostanza delle cose, sotto gli occhi di tutti, viene stravolta dalle razionalizzazioni gridate dai leaders politici e dai mezzi di comunicazione di massa così che la verità, seppure chiara ed evidente, passa in secondo piano rispetto alla costruzione estetica che ne fanno costoro. Tutti sanno e nessuno ha il coraggio di levare una voce. Impera la paura di perdere qualcosa: il posto di lavoro, la notorietà, qualcosa. E' la democrazia del capitalismo, nella quale ognuno dice quello che gli pare ma poi, se non ha i mezzi (il danaro) per difendersi, paga comunque, anche senza persecuzione formale o polizia o leggi speciali. E' la schiavitù morbida della tecnologia dell'informazione, che garantisce la libertà solo a chi la possiede. Siamo il Paese che assiste senza ribellarsi all'eterno spargimento di veleni senza battere ciglio, a litigi di prepotenti che farebbero meglio a telefonarsi a casa senza rompere le palle al mondo intero (anche questo è un segno della snaturata vocazione dei mezzi di comunicazione di massa). Siamo il Paese che pubblica anche i versi di questi signori e li acquista in migliaia di copie, mentre la poesia vera fa fatica a vendere 100 copie a edizione. Un Paese magnifico e stupido, tutto sommato.
Un conato di vomito che non era soltanto nostro, se 105 poeti hanno inviato dei testi e altri, ad edizione già chiusa, si sono rammaricati di non aver conosciuto l'iniziativa in tempo per potervi aderire. Nomi molto noti e nomi semi-sconosciuti: non importa la qualità o il nome, importa qui la presa di distanza, la volontà della cultura di essere protagonista.
Nasce, questa antologia più o meno a fine agosto. Nei primi giorni di settembre fu ucciso Angelo Vassallo e fu quasi ovvio dedicarla al senso del suo sacrificio e di quelli (migliaia) che come lui sono morti per resistere e onorare le regole della convivenza.
L'antologia fu inviata in stampa nella prima settimana di novembre ( si aspettava una nota di don Ciotti e/o di Rita Borsellino, che purtroppo non arrivarono). La prima presentazione fu programmata per il 18 gennaio a Firenze, con i "Sapienziali" (che parlano anch'essi di giustizia e legalità).
Purtroppo il 14 gennaio il libro non era ancora arrivato ed ho dovuto mio malgrado decidere di partire domenica 16 notte per Cosenza, caricarmi quasi due quintali di scatoloni in auto per arrivare alla presentazione di Firenze con il libro in mano. La presentazione è poi proseguita a Roma, a Bari (Ruvo di Puglia e Molfetta), a Marsala (con la provvidenziale partecipazione d' Rita Borsellino) e in una scuola di Pavia.
Nel corso delle presentazioni sono poi nati progetti paralleli, come quello di dare modo ai ragazzi di dire la loro sulla legalità (e non sempre proporre noi adulti, dall'alto), oppure trovare il modo di poter incoraggiare una poesia che si occupi delle cose concrete pur evitando i pericoli della storicizzazione, dell'ideologismo, del disimpegno linguistico in nome dei "contenuti" (ai quali peraltro teniamo molto).
Nessun commento:
Posta un commento