L’arrivo è alle ore 15. Dopo esserci sistemate in hotel (Pestana Sao Luis Resort) con taxi raggiungiamo il centro della città costeggiando la baia con il Lungomare, nella sequenza di spiagge, di bar e ristoranti.
Fa caldo la temperatura si aggira attorno ai 30 gradi. Nonostante il buio (alle 18 l’inverno brasiliano fa sparire la luce) il centro storico ci appare in tutto il suo fascino: stradine strette, in pendenza con acciottolato e azuleios gialle, bianche, verdi sulle case alte dai balconcini di ferro battuto. Poliziotti a cavallo pattugliano il percorso principale e ci sentiamo sicure. Il palazzo dei leoni, bianco, brilla tra i lampioni così la cattedral e il museo Historico. E’ piacevole camminare tra negozietti di artigianato con manufatti di cuoio e ceramica.
Lasciate però le vie principali, l’illuminazione è fioca; suoni di strumenti a percussione escono da ogni dove e frotte di giovani saltellano a ritmo con magliette corte , infradito di rito e capelli lunghi crespi e ricciuti. La sicurezza ci fa ritornare sui nostri passi e in una piazzetta con annesso mercato dove le “mamy di Rossella Ohara” vendono frittelle di manioca e dolcetti. Ci fermiamo a cenare al ristorante “Antigamente” con caratteristici addobbi di legno sulle finestre contigue all’entrata.
I colonizzatori, gli schiavi, tutto è presente nei monumenti, nei riti, nelle strutture e nei tratti somatici degli abitanti. Beviamo lo Jesus (una bibita rosa dallo strano gusto dolciastro) e poi anche la Tiquira (di manioca) con un insalata di noci, avocado e pomodori. Spendiamo sempre poco (30 real a testa).
A cura di Ezio Maifrè
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