La Valtellina è una terra ricca di maestose montagne, di meravigliosi vigneti e di vini eccellenti, di cibi gustosi, ma soprattutto ricchissima di beni culturali; tra questi beni vi sono i dialetti e le tradizioni popolari... (Di Ezio Maifrè)
... Se la Valtellina le perdesse sarebbe come se un gigantesco incendio mandasse in fumo tutti i boschi. Un pezzo di valore incommensurabile della nostra storia, della nostra cultura plurisecolare andrebbe perduto. Andrebbe dissolto, smarrito quel meraviglioso insieme di sensazioni, di sonorità, di profumi e di emozioni che la tradizione popolare ci sa mettere nell’animo. Scomparirebbe l’anima della nostra Valtellina. Occorre dunque fare tutto il possibile per salvare e ridare nuova vita ai dialetti e alle tradizioni affinché esse non diventino solo un vecchio ricordo della memoria.
Parliamo dei dialetti, in altra occasione mi sarà caro parlare delle tradizioni popolari. A tal fine mi piace riportare, a termine articolo, una interessante iniziativa per il mantenimento dei dialetti in Australia che mi ha inviato l’amico Cici Bonazzi dalla terra dei canguri.
Molte volte mi sono chiesto se da noi il dialetto interessa ancora.
Difficile rispondere, perché in Valle i dialetti stanno sfumando e lentamente cadono nell’oblio con lo spegnersi degli anziani. E’ un vero peccato vedere questa lenta agonia dei nostri idiomi.
Sarebbe buona cosa che in Valtellina, come in Australia, nascesse qualche importante iniziativa che desse spazio e luce particolare ai nostri dialetti. Forse non sarebbe tempo sprecato.
In verità qualche iniziativa per il dialetto scritto e parlato, quali commedie, poesie, racconti s’è vista qua e là in Valle ma, a mio avviso, non è sufficiente per far rifiorire l’interesse, soprattutto nei giovani.
E’ cosa giusta, bella e meritevole archiviare i vocaboli dei nostri idiomi in dizionari, ma sappiamo che i dizionari vengono chiusi in armadi e in biblioteche e poco consultati se non dagli esperti.
Si dirà: meglio di niente, salviamo almeno quello che si può ancora salvare.
I nostri posteri potranno dire “ alùra i nòss vècc i disèva iscì !”
Provate a leggere la frase scritta in dialetto, forse capirete il significato ma non sentirete il suono dei vocaboli , la cadenza, l’intonazione.
Se i dialetti, con i loro suoni, i loro modi di dire, con la loro caratteristica parlata sfumano lentamente nell’oblio sarà poi estremamente difficile, se non impossibile, farli rinascere. Se poi gli anziani che lo parlavano ancora moriranno , morirà con loro il dialetto, e allora quale dizionario potrà riportare in vita la parlata? Occorre quindi che i giovani raccolgano questo enorme patrimonio finché sono ancora in tempo; salviamo dunque quel che possiamo ancora salvare parlandolo, insegnandolo ai giovani con registrazioni su Cd, su Internet, sui giornali on-line, su quelli cartacei e non da ultimo nelle scuole e negli asili. Tutto non è perso e i mezzi per dar loro un poco di vita li abbiamo.
In Australia hanno capito il valore intrinseco del mantenimento dei dialetti e noi che siamo nella terra d’origine non possiamo far nulla? Copiamo almeno l’idea degli Australiani! Creiamo “un festival sui dialetti di valle” con un programma di recite di poesie e letture di brani di prosa. Ogni Comune, con l’ausilio dell’Assessorato alla Cultura o di Associazioni culturali, coadiuvati dai mass media cartacei e on- line locali, può dar voce almeno per una settimana, ai vari idiomi di valle.
Una idea stravagante? Non troppo, perché quando pronunciamo i vocaboli “ chisciöl, pizòcher, sciàtt, pulenta taràgna, taròz, lüganeghi e cudegòt, oppure, regiùra, matèl, bòcia, vèciu, e via dicendo in dialetto dei vari borghi, ci viene in mente il detto “ parla cùma tà màiet “ e parlare in dialetto significa valorizzare le nostre radici, sentire il profumo dei nostri cibi e amare la nostra terra e le nostre tradizioni. Le tradizioni siamo noi, sono la nostra vita, il nostro pensare che dovrebbe rivivere e agire nella posterità.
Ezio Maifrè
FESTIVAL DEI DIALETTI ITALIANI
( Da un Giornale in lingua italiana pubblicato in Australia)
Su iniziativa di un gruppo di tenaci difensori del valore intrinseco del mantenimento dei dialetti in Australia, si è radunato il 18 aprile scorso presso i locali del Club del “Fogolar Furlan” di Sydney un folto gruppo di rappresentanti delle varie regioni italiane che si è proposto di stimolare l’interesse dei giovani, e non più tanto giovani, attraverso un programma fitto di discorsi e discussioni con un alternarsi di recita di poesie e lettura di brani di prosa in dialetto.
L’atmosfera conviviale del Club stesso con l’addobbo delle varie insegne e gagliardetti delle regioni e la mostra di libri in dialetto alla quale hanno contribuito entusiasticamente rappresentanti di 14 regioni italiane, hanno dato il tono a questa riunione che si ripromette di stabilire una rete di volontari interessati a conservare i dialetti italiani in Australia……..
…..In questo quadro quindi l’incontro ha dato modo di iniziare uno scambio di idee e di progetti che affermano la riscossa popolare e regionale dei dialetti non solo come espediente di gioco letterario ma pure come realtà sociale di idiomi che interpretano registri espressivi tramandando tradizioni familiari e regionali.
E’ auspicabile che gli italiani interessati ai problemi del mantenimento della lingua e dialetti traggano stimolo da quanto affermato per un confronto serio ed impegnativo nell’analisi di una componente importante del filone storico-sociale italo-australiano.
( Da un Giornale in lingua italiana pubblicato in Australia)
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