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sabato 29 ottobre 2011

LA POPPATA DEL VECCHIO GIACOMINO

Si potrebbe pensare che il pensionato per li anziani sia un luogo “poco felice“, dove ognuno è assillato dai propri acciacchi. Non è così. Mi piace raccontare una storiella “vera“ capitata in un pensionato del tiranese alcuni anni fa: E’ una dimostrazione di come gli ospiti pensano ancora allegramente alla vita e le assistenti sono premurose e gentili... (Ezio Maifrè)

Occorre essere buoni nella vita! L’ultimo desiderio di un vecchio che sta per lasciare questo mondo deve essere sempre esaudito; il vecchio Giacomino questo lo sapeva e per questo ne approfittò.
L’anziano e arzillo vecchietto diceva scherzando con le giovani assistenti del pensionato: “ricordatevi fanciulle che a questo mondo le persone quando nascono non sanno camminare e ci si fa la pipì addosso; poi da piccoli si impara a stare diritti da soli su due gambe e a saltellare..
Da ragazzi poi si corre a gambe in spalla, ma da anziani si cammina curvi e con l’aiuto di un bastone e a volte si torna a farsi la pipì addosso. E’ una ruota che gira inesorabile. Occorre quindi portare il massimo rispetto per le volontà anche stravaganti dei vecchi; perché quelle sono gli ultimi desideri di una vita vissuta; l’ultima tremolante fiamma di una candela che sta per spegnersi.”

Parlò così Giacomino alle giovani assistenti perché gli era balenato qualcosa per la mente o per meglio dire aveva sentito accendersi in lui un bel desiderio di gioventù.
Giacomino aveva 92 anni e per tutte le giovani assistenti che lo accudivano aveva una battuta scherzosa; era stato un bel giovane e le ragazze non gli erano mai mancate; aveva avuto cento, mille avventure d’amore e per la verità gli sarebbe piaciuto averne ancora.

Le giovani assistenti ascoltavano sorridendo e pensavano “poveretto; è proprio vero che il lupo perde il pelo ma non il vizio“, ma le ingenue fanciulle non potevano immaginare di che cosa fosse ancora capace Giacomino.
Passarono alcuni giorni e Giacomino finse di sentirsi male per via di un'abbondante bevuta di vino rosso di Valtellina; era steso sul suo letto immobile, i suoi occhi guadavano il vuoto, sembrava volesse imboccare il tunnel della luce santa che porta in Paradiso.

Chiamarono il medico che dopo averlo visitato allargò le braccia e disse “ renderà l’anima a Dio questa sera!“. Tutte le giovani assistenti facevano a gara per tenerlo in vita facendolo parlare.
Giacomino fece cenno ad una giovane infermiera di avvicinarsi con l’orecchio alla sua bocca perché desiderava dire qualcosa: il suo ultimo desiderio.
Così bofonchiò il gran vecchio “Cara, sto per morire. Tu sai che i vecchi diventano come i bambini nel desiderare le cose, avrei il desiderio di una poppata di latte come mi dava mia madre quando ero piccino“.
La giovane assistente fece cenno che aveva capito, poi si consultò con le sue colleghe che dissero all’unisono: “ Al caro Giacomino non possiamo negagli quest’ultimo desiderio; orsù una di noi si sacrifichi e porga il suo seno “.

Si sacrificò la formosa Caterina che estrasse il seno destro e lo porse con gran carità a Giacomino.
In un baleno il vecchio succhiava ad occhi chiusi che erano un piacere. Abbandonò la presa dopo un‘ora e solamente dopo che le assistenti lo staccarono a forza dal seno ormai prosciugato di Caterina. L’opera di misericordia però era compiuta; tutte le giovani assistenti furono contente e in pace con se stesse e se ne andarono dalla stanza piangendo poiché sapevano che non l’avrebbero rivisto vivo al mattino.

E invece ? Al mattino trovarono Giacomino più allegro che mai. Passò il dottore con le infermiere per la visita mattutina; il dottore fece l’occhiolino furbastro al vecchio e disse: “Giacomino, vecchio birbante è meglio il latte o il vino?“.
Quando le infermiere capirono lo scherzo risero divertite e loro per contraccambiare portarono all’arzillo vecchietto una grossa candela accesa con un cartoncino rosso allegato con la scritta: “caro Giacomino tieni duro fino a cento anni.”

Ezio Maifrè

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