8 novembre 2011 - La crisi economica sembra non finire mai! E’ stata paragonata ad un mostro dai mille tentacoli; ne tagli uno e altri mille rispuntano... (Di Ezio Maifrè)
Economisti famosi ne hanno parlato e hanno consigliato le ricette del caso. Statisti e politici sono intervenuti con leggi e decreti. Potenti delle nazioni hanno discusso, litigato e anche sorriso con sufficienza al nostro Paese che arranca nel seguire la rotta indicata, mentre speculatori e banchieri fanno i loro affari con la faccia seria.
C’è gente che naviga tranquilla sui suoi yachts cullandosi nei suoi lauti affari , mentre la gente comune ha la borsa della spesa sempre più floscia a fine mese.
Il valligiano si chiede, nella sua piccola realtà quotidiana, cosa si può fare per salvare il proprio posto di lavoro e quel poco di tranquillità economica che ha conquistato con grandi fatiche e che ora sembra incerta ogni giorno sempre di più.
I montanari sanno che, quando soffia la bufera e non si vede nulla intorno, conviene contarsi e mettersi al riparo tutti in gruppo. Magari in un buco per salvare la pelle. Questo non è egoismo, ma sopravvivenza. Chi ha potuto si è già messo al riparo dai guai finanziari, magari portando la sua impresa o i soldi all’estero e ora è tranquillo in belle logge e in bella compagnia.
Chi non ha potuto ora si gratta il capo con preoccupazione.
In questi giorni, abbiamo assistito a estenuanti dibattiti televisivi tali da toglierci il sonno. Ogni politico ha detto la sua idea, la sua ricetta, magari dettata dagli interessi di partito.
Ora si suppone che anche il valligiano o l’uomo della strada abbia meditato la propria idea, giusta o sbagliata che sia.
Non dirò nulla di nuovo e per molti il mio pensiero sarà “ trito e ritrito “.
Si dirà che non c’è la volontà o la possibilità di attuarlo o che siamo sulla stessa barca. Salvi insieme o tutti affogati e male comune è mezzo gaudio.
Non la penso così. Io credo che, in questo momento critico di congiuntura economica, un contributo importante possa essere quello di “fare sistema “ nell’ambito territoriale. Si deve valorizzare, con tutte le sinergie possibili, ogni risorsa che il territorio può esprimere. Ad esempio con l’ agricoltura a km =0, con il turismo e l’ enogastronomia e con la valorizzazione del territorio.
Turismo, enogastronomia e territorio. Parole “trite e ritrite” sulla bocca di tutti, e molte volte non prese per il verso giusto e a solo utilizzo di pochi operatori e albergatori.
A mio avviso, nel contesto generale di molte iniziative locali, per prima cosa è mancata la cura del territorio. Investire sul territorio, anche se il ritorno non è immediato, è una opportunità per avere un motore potente di sviluppo e di traino per tanti servizi .
Per l’agricoltura occorre creare un sistema da interazione della produzione dei prodotti locali con la promozione e il consumo nello stesso territorio, una specie di filiera corta tra il campo e la tavola. Qualcosa si è fatto, ma si è fatto poco e molti prodotti autoctoni della nostra valle sono scomparsi, sostituiti dagli stessi non prodotti in loco.
I piccoli negozi, le botteghe di contrada sono ormai al lumicino e gestite dagli “ultimi eroi “ del commercio. Là, dove solo la conduzione famigliare e i locali di proprietà possono reggere al mercato della grande distribuzione.
Ma non tutto è perduto. Il voler insistere e riprendere la produzione dei prodotti autoctoni valtellinesi significa tutelare e rispondere alle richieste dei cittadini consumatori che molte volte invocano cibi genuini e chiarezza sulla sicurezza alimentare e delle materie prime.
E’ proprio in questo contesto che emerge prepotentemente la cura del territorio quale supporto all’agricoltura e al turismo.
In molte occasioni esso è stato dimenticato, trascurato, sfregiato per dare voce immediata ad un turismo “ mordi e fuggi “ da week-end.
Il territorio si può considerare il tessuto portante d’ogni attività. E’ una risorsa che va usata, ma con criterio. E’ una risorsa che non è infinita e, come ogni cosa non usata bene, si abbruttisce, si ammala e muore.
Questa crisi economica ci può far capire che abbiamo ancora delle carte vincenti legate però indissolubilmente alla cura del territorio.
Pane e territorio dunque; un ritorno saggio all’economia dei nostri avi, in un momento di sfrenata e selvaggia economia di mercato.
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