29 novembre 2011 - L'opinione di Gianluigi Garbellini, capogruppo di minoranza nel Comune di Tirano con la lista "Tirano per tutti", in merito all'idea dell'ampliamento del parco San Michele. (Intervista di Ezio Maifrè)
Affrontando il cuore della domanda rivoltami, quei prati avevano già in fieri ciò che sarebbe stata in realtà la loro destinazione futura, non più agricola e privata, ma legata allo svago e a disposizione di tutti: una indubbia conquista e una nuova risorsa, in particolare per i residenti dell'area circostante, per i pellegrini e i turisti in visita al santuario e per tutti i Tiranesi.
L'ampliamento in discussione, con l'annessione della superstite area verde a S/E fino alla strada di San Giuseppe, nasce di getto e del tutto spontaneamente quale idea - affatto peregrina, ma pienamente naturale - ogniqualvolta si entra nel parco San Michele. L'auspicio e la speranza di un unico grande spazio pubblico sono la logica conseguenza se si considera l'esigenza che sorgerà nel prossimo futuro di una maggiore disponibilità di area verde pubblica, dato l'inarrestabile sviluppo urbanistico della zona, e per il fatto che sussistono, a margine del parco attuale, terreni fortunatamente ancora liberi.
L'osservazione in questo senso - salvaguardare la disponibilità dei terreni ai fini dell'ingrandimento del parco limitrofo - del resto era stata fatta dal mio Gruppo e anche dal "Gruppo misto" nel corso della seduta del Consiglio Comunale del 22 settembre u. s. in occasione dell'adozione del PGT.
Trova perciò il mio personale consenso, al di là dei progetti dagli stessi nel dettaglio elaborati, la recente proposta avanzata dai colleghi del "Gruppo misto", intesa a salvare da costruzioni quell'area e a creare un "grande parco".
I motivi per non lasciar cadere l'ipotesi di inglobamento nel parco San Michele dell'adiacente area verde fino a Via San Giuseppe sono del tutto evidenti, ragionevoli e - pare - condivisi dalla maggioranza della popolazione.
Qualcuno, giustamente, fa presente che Tirano dispone già di parchi: quello grandissimo degli Olmi (troppo fuori mano), quello presso la Piazza delle Torri (ritenuto dai più poco adatto per bambini e ragazzi), quello presso l'ex ospedale (troppo piccolo), quello delle scuole elementari di Madonna (non però liberamente accessibile a tutti), quello nuovissimo presso la torre Torelli (un giardinetto artificioso), quello di Piazza Unità d'Italia (con poco verde) e, infine questo di San Michele, che indubbiamente risulta il migliore per la configurazione e la sua ubicazione. Molti, non a torto, invocano maggiore cura e più attenta manutenzione di queste frequentate zone pubbliche.
La località del Parco San Michele era chiamata nel passato Missent o Misceent, nome che non a caso ricorda il verbo latino miscent/misceo (si uniscono/ si mischiano). Era infatti il luogo dove le acque del Poschiavino e dell'Adda si univano e si mischiavano: un luogo di incontro da assumere emblematicamente, con il "grande parco" desiderato, a punto di incontro e di fusione di due distinte parti urbane della nostra città: l'agglomerato urbano della frazione di Madonna (che non ha più senso di essere considerata frazione come lo era l'antica Rasica) e quello al suo S/E che è la parte preponderante della moderna Tirano.
Il "grande parco", da Piazza Basilica a Via San Giuseppe, con distinte entrate ai due capi, diviene il naturale anello di congiunzione delle due parti dal punto di vista urbanistico e - quello che più conta - dal punto di vista sociale, quale luogo di ritrovo per eccellenza nella pace del verde e nel cuore del tessuto urbano, fatto non certo da sottovalutare.
Dice il vero chi sostiene che siamo circondati dal verde delle selve e dei boschi - così si sosteneva anche 30-40 anni fa in Valtellina (Tirano e Sondrio comprese) per giustificare l'assenza di zone verdi all'interno dell'abitato urbano -, ma ben altra cosa è una comoda e pubblica area verde, all'interno della città, presto e facilmente raggiungibile in ogni momento, rispetto al manto verde delle montagne, che non è certo da disprezzare.
Che il parco cittadino - se ben tenuto - costituisca naturale sfogo per mamme e tate con bimbi, per bambini, ragazzi, ma anche per persone d'ogni età in cerca di momenti di relaxe, è dato scontato e tanto evidente da non richiedere altre argomentazioni.
Credo che la nostra cittadinanza non desideri mega-strutture o cose strane o impossibili (Piazza Unità d'Italia docet), ma razionato verde con parti al sole e altre all'ombra con begli alberi ben curati, disponibilità di panchine e di attrezzature ludiche per piccoli e meno piccoli.
Un particolare di grande importanza, a proposito dell'area limitrofa al parco e non coperta da costruzioni, non deve essere ignorato o sottovalutato. Di questo devono rendersi conto gli amministratori, per non pentirsi amaramente in seguito, qualora se ne permettesse l'edificazione: quello della singolarità del luogo, lo stesso che la proposta di PGT sacrificherà totalmente con interventi costruttivi (e distruttivi) - se essa sarà accolta - rendendo in tal modo impossibile l'ampliamento del parco San Michele e annullando uno dei più suggestivi scorci paesaggistici nel cuore di Tirano.
Da Via San Giuseppe, per un buon tratto, il terreno in questione, ora del tutto senza costruzioni, permette di inquadrare in superba visione il santuario al centro esatto dell'apertura della Valle di Poschiavo: un quadro naturale che è un peccato distruggere e che conferisce alla strada, già diversamente penalizzata, uno dei suoi tratti più belli.
Il "grande parco" con il suo ampio cono visivo sul santuario della Madonna, su Santa Perpetua e sulla valle retica alle sue spalle, fino a scorgere San Romerio e il fondale innevato del Bernina, oltre essere luogo ritemprante con le sue offerte di verde e di svago, si carica di importanti valenze paesaggistiche e perfino storico-artistiche che nessun altro parco pubblico della nostra città può vantare.
Serve anche ora quel tocco di lungimiranza che i nostri antenati hanno avuto nel realizzare il viale, che è vanto di Tirano. Perché lasciarci sfuggire l'occasione di creare una struttura pubblica di grande respiro di cui, oltre i cittadini del presente, saranno riconoscenti le generazioni future?
Mi rendo conto del sacrificio richiesto ai proprietari dei terreni che dovranno giustamente essere rimunerati, non senza un tributo di riconoscenza da parte dei concittadini.
Avranno il coraggio e la necessaria determinazione i nostri amministratori per accogliere la proposta che è nei desideri e nel cuore di moltissimi Tiranesi? Questa è la domanda e questo è in fondo il problema.
Mi scuso per la risposta forse troppo lunga, ma forte mi coinvolge la passione in un argomento tanto importante per la nostra Tirano.
Gianluigi Garbellini
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