Oggi bella ed accogliente, decongestionata dalle auto, la piazza San Martino costituisce uno degli angoli suggestivi della “Tirano vecchia”... (Di Ivan Bormolini)
E’ bello ritrovarsi la domenica, dopo la “messa grande”, e vedere intere famiglie che si fermano a colloquiare tra di loro o con i sacerdoti, un segno tangibile e immutato del grande attaccamento alla fede e alla propria parrocchia dei tiranesi. Eppure, in quegli istanti, piace pure soffermarsi e pensare al passato. I nostri avi che, con il mantello nero avvolto nelle fredde mattine invernali, giungevano da ogni luogo del borgo per partecipare alla messa prima o alla messa grande; con loro le ave con il velo nero sulla testa che al pomeriggio giungevano in S. Martino per pregare ai Vespri. Un’altra epoca, ma la piazza San Martino nei secoli ha cambiato la sua architettura.
Nei secoli la piazza San Martino ha subito diverse trasformazioni, forse anche in dipendenza dei continui lavori che hanno interessato la parrocchiale di S. Martino sino a portarla all’attuale struttura architettonica.
La piazza, in origine, come si usava nei tempi remoti, era anche un cimitero che si estendeva lungo il perimetro della chiesa e all’interno della stessa. Dai decreti della visita pastorale del Vescovo Filippo Archinti del 1614, si evince che lo stato del cimitero versava in condizioni di precarietà, non era munito di un’adeguata recinzione, tant’è che persino gli animali potevano entrarci; le stesse annotazioni erano riservate per il cimitero della chiesa di S. Giacomo.
Un sostanziale rinnovo, o costruzione più consona della cinta muraria del cimitero della chiesa di S. Martino si ha nel 1655, i muri correvano lungo il fianco delle due strade e sul fronte della chiesa; per entrarvi vi erano quattro porte.
All’interno della cinta, si presume direttamente affacciata sul cimitero, vi era la cappella di S. Rocco che però venne in seguito abbandonata.
Sostanzialmente, con ogni probabilità, l’architettura della piazza rimase invariata sino agli inizi del 1800; nel 1808 venne infatti aperto il cimitero extra urbano, realizzato fuori dal centro abitato, dunque l’antica funzione e utilità del cimitero nella piazza venne meno.
Con il permesso dell’Amministrazione comunale il cimitero venne soppresso e nello stesso tempo si ritenne necessario abbattere il muro di cinta, il quale venne ovviamente considerato un antiestetico ingombro privo della sua originale funzione.
Il 5 agosto 1829 la Fabbriceria, a conclusione dei lavori di selciatura dell’ex area cimiteriale, divenuta sagrato della chiesa, inoltrò al comune la richiesta per apporre delle colonnette in pietra collegate tra di loro con delle spranghe in ferro al fine di delimitare la zona sacra.
Si voleva evitare la profanazione dell’area in considerazione del fatto che, da un lato, correva la “regia strada postale”, attuale via XX Settembre, per secoli l’unica via d’accesso verso l’alta valle e, dall’altro lato, la strada comunale, intitolata poi a Luigi Torelli. Era un fatto assodato che le due arterie erano “piene di traffico di carri e di bestie da soma”.
Inoltre la recinzione della piazza si rese necessaria per impedire che quel luogo divenisse, come poteva accadere, un “deposito di materiali”.
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Il progetto venne redatto dall’Ingegner Omodei; prima di essere approvato dalla Delegazione Comunale, doveva essere preso in considerazione ed esaminato, “per ciò che concerne il “pubblico onorato”, dalla delegazione provinciale.
Prese visione del progetto dell’Omodei anche Carlo Donegani a quei tempi ingegnere capo della provincia; superati gli ostacoli anche di natura burocratica, fatte le dovute osservazioni e modifiche a tutela del transito della regia strada postale, nel gennaio del 1830 giunse da Sondrio il benestare.
Durante l’800 anche la “casa del capitolo” residenza parrocchiale, con gli alloggi per i canonici, venne ristrutturata, ma si tratto di una ricostruzione vera e propria in quanto quella casa era da anni in stato di abbandono.
Altri interventi avvennero nel 1953/54 anni in cui fu abbattuta la vecchia casa parrocchiale che era stata edificata quasi a ridosso della chiesa, ne fu ricavato l’odierno e ampio piazzale; nello stesso tempo venne edificata la nuova residenza parrocchiale ovvero l’attuale “Casa Parrocchiale” .
Di storica valenza nella piazza è l’oratorio dedicato a San Filippo Neri che, recentemente restaurato, viene comunemente chiamato Oratorio di San Pietro, o battistero.
L’Oratorio probabilmente fu anche la parte riservata ad “ossario” dell’adiacente cimitero; in seguito, la loggia dell’ex ossario venne chiusa con una parete. Si decise poi, nell’anno 1874, di collocare nel presbiterio il fonte battesimale, e l’Oratorio, per più di un secolo e mezzo, fu il battistero della chiesa di San Martino.
Ivan Bormolini
La chiesa di San Martini in Tirano di Gianluigi Garbellini e William Marconi
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