2 dicembre 2011 - “Come Giovanni” - Marco 1,1-8 - Seconda domenica di Avvento. (Di don Roberto Seregni)
Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa:
«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri»,
vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
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Sabato sera. Ore 21. Chiesa di Sant’Agostino. Con un gruppo di giovani e di adulti ci siamo regalati due ore di Adorazione Eucaristica, canti, silenzi, ascolto della Parola e intercessioni.
Non c’è modo migliore – mi sono detto - di iniziare l’Avvento: stare davanti all’Atteso…Come Giovanni.
La nostra attenzione, oggi, è tutta su di Lui e sul suo annuncio di conversione.
Nessuno può sentirsi escluso: tutti siamo chiamati a lasciarci afferrare e scuotere dalle parole del Battista. La conversione è una delle urgenze della vita cristiana che non possono ammettere deroghe. Non dobbiamo illuderci di essere a posto, cristiani arrivati, convertiti una volta per tutte. La conversione è un cammino quotidiano, fatto di umiltà, preghiera, cadute e ripartenze.
Quello della conversione è lo stato permanente di vita del discepolo che rimane aperto al tocco della mano di Dio.
Al centro del Vangelo di questa domenica c’è l’appello forte del Battista. L’asciutta penna di Marco ce lo descrive in poche battute. Tutto in lui è in tensione verso Gesù. Ogni sua parola e ogni suo gesto sono una freccia puntata in direzione del futuro Rabbì, che non battezzerà con l’acqua del Giordano, ma nello Spirito Santo.
Abbiamo bisogno della parola forte del Battista che ci scuote e ci risveglia.
Abbiamo bisogno di confrontarci con la sua attesa, vera, reale, profonda.
Ne abbiamo bisogno perché rischiamo di assopirci fra gli sdolcinati e disgustosi travestimenti del finto-natale dei buoni sentimenti (e delle buone vendite!). La voce graffiante del Battista ci ricorda che il Natale verso cui siamo incamminati non è la festa della bontà (o peggio ancora del buonismo…). Il centro incandescente da riscoprire in questi giorni è la verità della nostra vita, l’autenticità della nostra attesa e la qualità della nostra fede.
Animo fratelli! Lasciamo aperto il cuore al tocco delicato e potente della grazia, impariamo a fermarci, convertiamoci allo stupore, alla semplicità, alla bellezza dell’amore del Dio infinito che viene a farci visita come uomo tra gli uomini.
Buona settimana
don Robi
www.sullatuaparola.wordpress.com
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