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mercoledì 25 aprile 2012

UNIONE CTS E SINDACATI CONDANNANO LA DEREGOLAMENTAZIONE DEGLI ORARI

24 aprile 2012 - Tra gli argomenti affrontati, anche quello della deregolamentazione degli orari degli esercizi commerciali, rispetto al quale le parti hanno manifestato una visione convergente.
I rappresentanti dell’Unione Cts e dei Sindacati dei lavoratori Filcams-CGIL, Fisascat-CISL e Uiltucs-UIL della provincia di Sondrio si sono incontrati la mattina di oggi, martedì 24 aprile, nella sede dell’associazione di via Macello per aprire un dialogo sui temi più attuali e rilevanti in materia sviluppo economico locale.
Tra i vari argomenti affrontati, anche la difficile congiuntura economica che stiamo attraversando e le prime conseguenze della deregolamentazione degli orari degli esercizi commerciali, introdotta dal Decreto Salva Italia varato dal governo Monti.
Proprio rispetto a quest’ultimo argomento, non a caso trattato nell’imminenza delle festività del 25 aprile e del 1° maggio, le parti hanno manifestato una prima e sostanziale convergenza, che, peraltro, vi è stata anche su altri aspetti esaminati durante l’incontro.
“Tre mesi fa – osserva il presidente dell’Unione Cts Marino Del Curto – eravamo tra i pochi a rilevare le criticità di questo provvedimentoche ora sono sotto gli occhi di tutti e confermano i limiti di questa liberalizzazione senza regole degli orari degli esercizi commerciali, che ha dimostrato di non portare valore aggiunto in termini economici... ”.
In un momento di crisi economica come questo e di scarsa disponibilità di spesa da parte dei nuclei familiari – sottolineano all’unanimità Guglielmo Zamboni, Sergio Marcelli e Giorgio Spinetti, rispettivamente segretari generali di Filcams-CGIL, Fisascat-CISL e Uiltucs-UIL –, la liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali ha dimostrato di non produrre ricchezza. Il suo unico effetto è infatti quello di ridistribuire il fatturato delle aziende, concentrandolo spesso nei weekend, a fronte però di notevoli disagi. L’apertura festiva e domenicale delle attività commerciali, infatti, comporta grandi sacrifici per i lavoratori e gli esercenti, e, in ultima analisi, incide anche sulla qualità della vita delle famiglie”.
Ciò che auspichiamo – aggiungono i rappresentanti dei sindacati dei lavoratori – è un modello più equilibrato e una maggiore valorizzazione dell’identità e delle risorse anche culturali del nostro territorio. A tale riguardo, invitiamo pertanto le amministrazioni comunali a impegnarsi il più possibile per creare nuove iniziative di richiamo e opportunità di aggregazione sociale per i residenti in alternativa alla spesa a tutti i costi anche la domenica”.
“Inoltre, dati alla mano, la deregolamentazione – sottolineano i sindacati – non ha prodotto un solo posto di lavoro in più. È, ad ogni qual modo, sentire comune il fatto che si debba evolvere verso un sistema del commercio “montano” capace d’intercettare quelle peculiarità insite nelle gestioni ‘a contatto umano’”.
“In una realtà montana come la nostra – conclude Del Curto – non possiamo davvero permetterci di assistere alla chiusura dei negozi di vicinato, anche perché le tradizionali attività commerciali hanno un ruolo sociale insostituibile e consentono alle persone anziane o in difficoltà di approvvigionarsi e, quindi, di essere autosufficienti. I negozi di vicinato, insomma, sono un bene e un servizio della comunità e per la comunità, a cui non si può assolutamente rinunciare”.

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