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sabato 30 giugno 2012

CASO RIELLO: "VOLETE ANDARVENE? RIDATECI I NOSTRI SOLDI"

29 giugno 2012 - La provocazione del parlamentare valtellinese Jonny Crosio, intervenuto con un'interrogazione a Montecitorio, che aggiunge: "Inaccettabile il comportamento di chi ha avuto aiuti e agevolazioni per insediarsi".

Ieri in aula, a Montecitorio, la risposta del sottosegretario allo Sviluppo Economico Claudio De Vincenti: il Governo è disponibile ad aprire un tavolo sulla Riello, ma la richiesta dovrà arrivare dal territorio. Benino, ma certamente non abbastanza per il parlamentare leghista Jonny Crosio che nel suo accorato intervento in aula ha richiamato la gravità della situazione in una zona, quella della Bassa Valtellina, già provata dalla crisi, che non offre alternative praticabili in termini di ricollocazione per i dipendenti della Riello.

“Lei non mi ha proprio convinto – ha esordito Crosio nella replica al sottosegretario De Vicenti –: la Valtellina non è l’hinterland milanese. Noi 180 persone non sappiamo proprio dove metterle: il valore assoluto può essere limitato, ma non quello relativo, e il governo deve capire la gravità della situazione”. Poi l’affondo rabbioso nei confronti di un’azienda che ha dato sì al territorio ma che soprattutto ha preso. “La Riello – ha detto Crosio – si era insediata a suo tempo in provincia di Sondrio raccogliendo a piene mani gli incentivi messi a disposizione dalla Legge Valtellina e le agevolazioni dell’area industriale Morbegno-Talamona: ora se ne vuole andare? Che lo faccia, ma non senza prima restituire quanto ha avuto. Si tratta di soldi garantiti dallo Stato a seguito di una calamità che ha portato distruzione e morte, meritano rispetto: sono soldi dei cittadini che sono stati messi a disposizione per lo sviluppo della valle. La Riello non può pensare oggi di rinnegare quel patto siglato col territorio col pretesto della crisi e andare a produrre in Cina e in Iran abbandonando un sito produttivo e i suoi dipendenti. Per noi si tratta di un oltraggio che non possiamo tollerare”.

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