22 giugno 2012 - “Chiamati alla verità”. Natività di San Giovanni Battista (Lc 1,57-66.80). Di don Roberto Seregni
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
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Nel pieno dell’estate la liturgia ci fa incrociare questa domenica con la festa della natività di Giovanni battista, il cugino asceta del Rabbì che amava i banchetti.
Giovanni mi ha sempre affascinato. E’ un uomo asciutto, diretto, cristallino; è un profeta che non si lascia sedurre dalla tentazione di farsi passare per il Messia.
Mentre molti fortunati pensano alle mete delle vacanze, e magari qualcuno se le sta già godendo, la liturgia ci fa scontrare con la forza profetica del Battista che ci chiama a smascherarci, a deporre le falsità o le mediocrità della nostra vita.
Una mamma l’altro giorno mi diceva: “Sai don, in questi ultimi tempi ho bisogno solo di cose vere, non sono più capace di accontentarmi di nient’altro…”.
La forza profetica di Giovanni è proprio questa: non possiamo più giocare alle mezze misure o accontentarci. Siamo chiamati alla verità. Verità sulla nostra vita, sul nostro cuore, sulle nostre relazioni, sulle cose di cui ci circondiamo, su come investiamo il tempo, sull’uso del denaro…
Puoi dirti discepolo del Rabbì di Nazareth se è sei mesi che non parli con tuo fratello?
Puoi dirti discepolo del Rabbì di Nazareth se ti circondi di cose assolutamente inutili e sai che vicino a te c’è una famiglia che fa fatica a riempirei piatti della cena?
Puoi dirti discepolo del Rabbì di Nazareth se passi più tempo su facebook che a giocare a calcio con il tuo bimbo?
Puoi dirti discepolo del Rabbì di Nazareth se fai fatica a ricordare l’ultima volta che ti sei preso un po’ di tempo per leggere una pagina del Vangelo?
La forza profetica di Giovanni ci chiama a fare un salto di qualità, a imboccare il sentiero impegnativo e bellissimo della conversione. Non importa quante volte hai sbagliato strada, non importa quante volte sei caduto. La voce del Battista ti indica la via. La mano del Rabbì è pronta a rialzarti.
Buona settimana
donRobi
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