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mercoledì 22 agosto 2012

CEDRASCO: IN FASE DI PROGETTAZIONE UN BIO-ESSICATORE

21 agosto 2012 - La relazione del WWF Valtellina e Valchiavenna sul progetto di costruzione dell'Essicatore nel Comune di Cedrasco.
Questa lunga estate calda, nel profluvio di notizie di ogni gradazione, intensità ed interesse, ne ha portata una di particolare importanza per noi valtellinesi.
Nell'intervista pubblicata il 4 agosto su un settimanale locale, il presidente della SECAM dichiara che la Bioase srl si sta occupando della costruzione del bio-essiccatore a Cedrasco.
L'intervistatore preferisce focalizzare il discorso sul numero dei “cadreghini” che occupa De Gianni e delle sue entrate finanziarie, piuttosto che dedicarsi al biosseccatore, ma per noi cittadini non è certo argomento di poco conto.
Infatti nel corso del 2009 fece la sua comparsa sulla scena provinciale il DISSOCIATORE MOLECOLARE, come possibile soluzione di risparmio economico, nella necessità di ridurre il peso dei rifiuti indifferenziati, prima di inviarli agli inceneritori di Dalmine o Valmadrera.
Non inganni l'eguale suffisso fra DISSOCIATORE ed ESSICCATORE perchè si tratta di due impianti profondamente diversi; mentre il primo può essere comunque incluso nella ferale famiglia degli inceneritori, produttori di diossine, furani, composti clorati e pestifere nanoparticelle che finiscono nell'atmosfera per la gioia dei nostri polmoni, il secondo non utilizza alcun tipo di combustione.
Già nella II Revisione del Piano Provinciale per la gestione integrata dei Rifiuti, del giugno 2007, veniva ipotizzata la necessità della sua costruzione, quando nel corso del 2009 uscì dal cappello la proposta del dissociatore di cui esiste traccia nelle “carte ufficiali” grazie anche ad uno studio, datato aprile 2009, dell'ing. R. Rovaris.
Dall'attuale documentazione in possesso del WWF, gentilmente fornita dalla SECAM, non è possibile determinare a quando risalga l'idea del dissociatore, chi l'abbia proposta, quanto sia costato lo studio dell'ing. Rovaris, se il proposito sia stato accantonato oppure prosegua il suo iter, se l'impianto sia alternativo all'essiccatore o integrativo: tutte domande che saranno oggetto di un'altra richiesta di chiarimenti che il WWF rivolgerà alla SECAM.
Fatto sta che l'ESSICCATORE occuperà un'area di 7400 m2 sul lato ovest dell'attuale “area SECAM” di Cedrasco, 2200 m2 saranno le superfici coperte, 3400 quelle a verde e 1800 m2 occupati da strade di servizio e piazzole. Il “pezzo grosso”- in tutto i sensi- sarà rappresentato dal capannone di 26x 66 m2, dell'altezza di quasi 13 metri in cui verranno conferiti i rifiuti solidi urbani e assimilabili non pericolosi (RSU e RSAU) per il trattamento di essiccazione.
La capacità operativa dell'impianto è di circa 45.000 tonnellate di rifiuti l'anno, in ragione di 150 tonnellate al giorno per 300 giorni lavorativi, cioè sostanzialmente l'attuale quantità di rifiuti non riciclabili e da incenerire prodotti in Provincia.
I rifiuti del sacco nero e assimilabili saranno “ricevuti, triturati, bioessiccati” con una riduzione di circa il 30% del loro volume, prima di inviarli agli inceneritori, con risparmi economici ed ecologici, grazie al minor numero di camion da mettere sulla strada per il loro trasporto.
Per il grosso del lavoro di essiccazione, anzi biossiccazione, dobbiamo ringraziare una colonia di microorganismi aerobici ed esotermici che dovranno mantenere i rifiuti ad una temperature di circa 50/60° così da permettere l'evaporazione dell'acqua nel giro di 10/14 giorni.
Ovviamente se il cittadino-lettore fa mente locale sul proprio sacco nero potrebbe domandarsi cosa si debba essiccare fra “carta plastificata, piatti e vasellame, plastiche non riciclabili, giocattoli di plastica, custodie per CD e cassette, zainetti portamatite, rifiuti non riconoscibili”, cioè I materiali che dovrebbero finire nel sacco nero secondo il “calendario” della raccolta rifiuti che tutte le famiglie hanno in casa e che è predisposto e stampato da SECAM.
Il punto critico è rappresentato dalla grande quantità di rifiuti umidi che, impropriamente, vengono gettati nel sacco nero, cioè la “frazione organica che determina le maggiori problematiche, abbassa il calore energetico nell'inceneritore, aumenta il volume, la puzza e il percolato nelle discariche, è una sostanza putrescibile ed instabile...” (dalla Relazione Tecnica).
La nostra incapacità complessiva di riciclare la frazione umida ci viene a costare intorno ai 10 milioni (dato del giugno 2007) oltre alla presenza del nuovo impianto in provincia.
Ora tutti a tifare per il BIOFILTRO, figlio prediletto del BIOSSICCATORE, che dovrà provvedere alla “RIMOZIONE DELLE SOSTANZE ODORIGENE” prodotte dal processo di essiccazione e quindi a non impuzzare tutti I dintorni .
“I composti indesiderati vengono trasferiti dalla fase gassosa ad un letto solido, mantenuto ad adeguata umidità, dove vengono degradati biologicamente da microrganismi...”.
Intanto pensiamo al recupero e riciclo della frazione umida, questi 10 e passa milioni ormai sono andati perduti, potremmo risparmiare e impiegare meglio i prossimi...

William Vaninetti
presidente WWF Valtellina Valchiavenna

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