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venerdì 26 ottobre 2012

IN RICORDO DELLA MAESTRA RENZA

La notizia della tua scomparsa mi ha lasciato di sasso. Ero incredula e le colleghe che ti avevano salutato a scuola ti avevano telefonato o ti avevano da poco incontrato in paese. Ripetevano: “Non è vero", "Siete sicure?”.
Ancora oggi mi chiedo: “Come è possibile?” C’eravamo viste solo tre giorni prima, di fronte ad un negozio; un saluto cordiale; due chiacchiere sulla scuola e sulla famiglia e poi un lungo e appassionato discorso sui nostri animali domestici. Come sempre ci eravamo lasciate, e tu lo sai, dicendo “tante volte sono meglio gli animali... ” . Oltre alla scuola infatti ci accomunava uno sconfinato affetto per i cani e i gatti; un amore sincero perché i nostri animali, senza chiedere, ci hanno riempito tante giornate con la loro vitalità e con i loro giochi.
So che non ti sono mai piaciute le ipocrisie e quelle frasi fatte che suonano quasi false, ma posso dire, anche a nome di chi ti ha conosciuto, che ci manchi nella tua unicità di persona. Mi manchi Renza e manchi a tutti i genitori e ai bambini che a scuola chiedono di te. Manchi alle colleghe di Stazzona; e ti assicuro non è facile per loro entrare a scuola ogni mattina e non vederti... e quante volte si trovano a ricordare le avventure vissute insieme a te e ai bambini. Quando si trascorrono molti anni insieme i gesti quotidiani, gli spazi stessi sono indissolubilmente legati alle persone che li vivono; Renza, adesso c’è solo una grande vuoto.
Chiudo per un attimo gli occhi e ricordo i piacevoli momenti, dentro e fuori la scuola, trascorsi con te. Non mi dimentico neppure delle accese discussioni, della tua voglia di fare, del tuo essere disponibile, del tuo desiderio di capire e far capire; la tua forte personalità ha lasciato un ricordo in tutte le persone che ti hanno conosciuto. Cosa dire della tua inconfondibile voce? Già, quando arrivavi tu, si sentiva da lontano... La tua professionalità è stata di aiuto e supporto a me e a molte insegnanti; la tua carica vitale era trainante. Renza mi hai aiutato, e certo ci siamo anche scontrate perché tu lo sai, noi maestre siamo delle belle “crapone,” con la mania di insegnare e fare sempre “la cosa giusta”.
Ci conoscevamo da pochi anni, ma i nostri incontri sono stati sempre aperti e sinceri; mi piaceva parlare e discutere con te perché, al pari mio, il tuo parlare era diretto, mai banale, chiaro e sempre generativo di riflessioni profonde e, inoltre, ci mangiavamo un bel po’ di cioccolatini e caramelle. Mai avrei pensato ad una fine così prematura. Non mi sembra giusto che tu te ne sia andata così, non riesco ad accettarlo. E come spesso succede di fronte ad una morte inaspettata, ripenso a quante cose non ti ho detto per timore, per pudore o per orgoglio; sì Renza per quello stupido orgoglio che spesso non ci permette di essere quello che siamo o che potremmo essere. A volte ho solo pensato: “ma sì, glielo dico la prossima volta”, ma adesso il discorso è irrimediabilmente chiuso; e insieme al dolore per la tua perdita provo un senso di avvilimento.
Ma già,  “con il senno del poi”, come ci siamo dette più volte a riunione, è tutto inutile e fin troppo ovvio. Quando ti ho salutato per l’ultima volta, ti ho vista, come sempre, con la tua sciarpetta al collo e gli occhialini tra i capelli, sembravi serena; non riuscivo ad andare via, e, frastornata come le altre persone presenti, cercavo uno sguardo consolatore; non è facile trovare conforto di fronte alla tua morte. Come tante nostre colleghe mi sono allontanata piangendo, ma avevamo solo voglia di abbracciarti forte.
Milva

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