Quagià dalle nostre parti significa "fare il formaggio" o anche "lavorare il latte" per fare il formaggio. (Di Giac)
In effetti, in Italiano non esiste una parola vera e propria corrispondente a "quagià",
piuttosto invece si usa un giro di parole. Per la verità formaggio e
burro si facevano in contemporanea: al latte che riposava nelle conche
si toglieva la panna di superficie che si metteva nella zangola. il
latte rimanente si versava nella "culdera" e così iniziava la
fabbricazione del formaggio. Il latte doveva essere scaldato almeno due
volte a temperature che variavano tra i 35° e i 38°.Dopo la prima scaldatura si versava il caglio, in dialetto "quacc" o anche "cacc". A quel punto si lasciava riposare il latte caldo fino a quando cagliava. A quel punto si rompeva la cagliata con un "tarài", si scaldava di nuovo il latte e le briciole di formaggio si lasciavano depositare sul fondo della "culdera". Infine, il formaggio era ormai pronto e si poteva togliere dalla "caldera".
Naturalmente il burro si formava per conto suo, sbattuto nella zangola, anche lui si coagulava in grumi. Una volta pronto doveva essere impastato in un blocco.
"Pestaquacc" è invece una parola composta data dall'unione di "pesta" (da "pestà") e "quacc" (si riferisce ad una persona di non grandi capacità, è un epiteto). Dovrebbe essere diffusa solo in Valtellina, nella zona che va da Grosio fino a Chiuro. "Pestaquacc" è ormai una parola in disuso che però al momento ancora si ricorda. Il dialetto parlato oggi comprende circa 2000 parole, esattamente la metà delle parole di quello che era parlato dai nostri antenati. I vecchi epiteti non si usano quasi più. Se lo si fa, acquisiscono solitamente un significato scherzoso.
Giac
Nessun commento:
Posta un commento