3 marzo 2013 - Riceviamo e pubblichiamo: "Non faccio il nome
per carità cristiana anche perché, da me sollecitato con sguardo
furibondo, si è “ricordato” di battere lo scontrino fiscale quando ho
pagato il conto della pizza... ".
Se non lo avesse fatto sarebbero stati, con assoluta
certezza, “dolori e guai“ per lui. Ma, dico io, è mai possibile che
dopo anni di raccomandazioni alla televisione, sui giornali e in ogni
sede civile, debba ancora capitare ( spero che la mia esperienza sia
unica) di chiedere o attendere, come manna dal cielo e con pazienza
certosina, la ricevuta fiscale quando si va a mangiare una pizza o
quant’altro ? L’altro ieri la pizza m’è andata di traverso e ho dovuto sorbirmi una camomilla prima di prendere sonno, tale era elevato il mio tasso di rabbia verso coloro che giustamente attendono l’incasso della loro prestazioni e poi non “danno” ciò che è dovuto al fisco.
La sequenza è stata questa: apro la porta del ristorante, saluto, mi accomodo al tavolo. Chiedo e mi servono gentilmente. Mangio e bevo, poi mi alzo e vado alla cassa. Alla cassa la sequenza deve essere questa: si fa il conto del consumato, click e esce dalla macchinetta lo scontrino fiscale. Si paga, si dice grazie e arrivederci. La procedura è semplice: io ho consumato, io ho pagato. Tu hai incassato e sullo scontrino c’è quello che hai incassato. Hai il tuo guadagno e paghi le tasse che poi servono a tutti e due. Elementare Watson! Allora che bisogno c’è, come nel caso che mi è capitato, di interrompere la sequenza al momento dell’incasso, con attese prolungate da far sembrare dimenticanze da smemorato di Collegno, e di chiedere per avere la ricevuta fiscale ?
Per farla breve, a me questi smemorati non piacciono e non mi sono mai piaciuti, specie quando devo rammentare con sguardo irato, d’avere lo scontrino. Quella pizza mi è andata di traverso. Sono salito in macchina brontolando alla faccia del cassiere, dopo aver giurato che in quella pizzeria non entrerò mai più. Amen.
Lettera firmata
Nessun commento:
Posta un commento