Primavéra o Primavèra è il nome della prima stagione
dell'anno. la primavera è la stagione nella quale la natura rinasce: le
gemme degli alberi o delle erbe sbocciano e le foglie spuntano. Era la
stagione in cui i contadini delle nostre campagne ricominciavano a
lavorare. (Di Giac)
Si ricominciavano i lavori di potatura della vite, addirittura durante le ultime settimane dell'inverno. Alcune parole di questa stagione sono molto significative:
"al sut", la linfa che si vede molto bene sotto la corteccia dei
rametti dei castagni. Il verbo "butà", cioè sbocciare, ma anche
crescere, un altro verbo importante per la primavera è "sumnà", poi si
ricollega di nuovo "butà", spontà, o "butà su" per le pianticelle che
nei campi spuntano e diventano grandi, si diceva, "li crèss".In fondo la nuova stagione, ogni anno, significava speranza, oltre che giorni di lavoro intenso. Oggi, per noi, la primavera può essere chiamata anche "stagione morta": può sembrare un paradosso perché piuttosto la natura ricomincia a vivere a ritmi normali, dal momento che che le foglie rispuntano sugli alberi. Ma oggi pensiamo soprattutto all'andamento o all'intensità stagionale dei lavori, possibilmente ai flussi turistici piuttosto che alla natura. Primavera per molti vuol dire "pollini" e "allergia", quindi sofferenza o anche dolori da reumatismi per i più anziani.
Quest'anno la "primavéra "'l è tardiva", in questo caso i nostri antenati avrebbero detto: "Primavéra tardiva 'l è mai vasìva" o in altri dialetti lombardi, compreso il Milanese, Primavéra tardiva 'l è mai fallìda". "Vasif" significava improduttività della terra che poteva subire, tra l'altro, "gelàdi", gelate, e danni notevoli, a causa di bruschi abbassamenti delle temperature. La parola "vasif", improduttivo, sterile, sembra esssere tipica dei dialetti di Grosio e Bormio, ma la si incontra anche a Stazzona di Villa di Tirano.
Primavéra è invece una parola di origine medioevale che risale ad almeno otto secoli fa. A dire il vero, ci sono però anche nella primavera dei secoli passati ricordi un po' cupi, di una religiosità a volte austera, fatta di penitenze e digiuni che si concludevano però col solenne ciclo delle feste pasquali delle prime settimane di primavera. A proposito è curioso notare che la Pasqua, diversamente da Natale, è una festa a data mobile, basata sui cicli lunari che variano di anno in anno. Si celebra con la "prima luna" di primavera.
Giac
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