Interessante serata culturale quella di martedì sera 30
luglio all'Aprica. Mentre nei locali pubblici e all'aperto suonavano
fisarmoniche ed orchestrine, almeno duecento persone hanno deciso di
seguire la storia della famiglia Besta di Teglio, narrata con la solita
chiarezza da un affabulante Gianluigi Garbellini
L'evento, presentato e coadiuvato dalla presidente ARCA
(Associazione Ricreativa e Culturale Aprica) Maria Letizia Sigot, si è
tenuto presso la sala congressi d'Aprica.Dai primi Besta giunti a Teglio nell'alto Medioevo, che non si sa se diedero il nome a ricorrenti toponimi locali o se da tali luoghi presero essi stessi nome, fino ad Azzo II in pieno Rinascimento, scampoli di storia d'una famiglia aristocratica sono stati raccontati dal professore tellino-tiranese con l'ausilio delle splendide immagini che essi ci hanno lasciato dentro e fuori quel gioiello architetonico e pittorico che è, appunto, Palazzo Besta di Teglio. Dentro il quale c'è anche il misteriosissimo affresco del 1459, con la raffigurazione del mondo intero, comprese le Americhe, 33 anni prima del viaggio di Cristoforo Colombo.
Aprica era, allora, solo una delle numerose vicinìe di Teglio, che ne contava una decina.
L'appuntamento è per domenica 1° settembre, quando nell'ex capoluogo della valle, che la domina con la sua Tór de li Bèli Mìri (Torre delle Belle Vedute), verrà messo in scena lo spettacolo Matrimonio a Palazzo, le nozze tra il ventenne Azzo II Pietro Francesco Gaspare Besta e la diciassettenne Agnese Quadrio nel 1528.
Come prologo alla serata storica si era in precedenza riunito, in seduta straordinaria presso la stessa sala congressi, il Consiglio Comunale di Aprica al completo per il conferimento della cittadinanza onoraria al dottor Giulio Carugo. Dopo la lettura della motivazione da parte del sindaco Carla Cioccarelli, Carugo è stato chiamato sul palco per la diretta consegna dell'onorificenza e di un altro tangibile omaggio, un quadro astratto del pittore Enrico Dalla Torre.
Avuto il microfono, l'85enne medico - primo laureato aprichese nella disciplina di Ippocrate nel 1955 (Aprica è Comune dal 1927) - ha raccontato, in tono tra lo spiritoso e l'affettuoso, un po' di sé e della sua vita. "Se mi si conferisce la cittadinanza onoraria è perché sono vecchio - ha esordito Carugo - ma questa è la vita e per essere arrivato fin qui devo ringraziare il Padeterno, i miei genitori che mi hanno allevato e fatto studiare a costo di grandi sacrifici, mia moglie Hélène". Alla stessa consorte, presente in sala con Giulia, la figlia più giovane (gli altri sono Stefania e Oliviero), che ogni tanto lo rimprovera per il suo forte attaccamento alla montagna natia, il medico dai lunghi favoriti bianchi ha ripetuto davanti a tutti che non è colpa sua se ha avuto la fortuna di nascere in un luogo bello come Aprica, l'Aprica del 1929. "A casa nostra si parla Francese, Italiano, Tedesco, Sloveno e a volte anche Inglese, ma quando mi rivolgo ai miei fratelli o agli Aprichesi mi sentirei ridicolo ce non lo facessi in dialetto". Infine il messaggio più sentito, diretto a Hèlène: "Lorsque nous étions fiancés je ne te disais pas Je T'aime, mais ce que je te dis aussi dans ce moment: 'T Vöi Bé!"
A margine ci corre l'obligo di rimarcare le decine e decine di complimenti ricevuti, diversi anche via telefono, dal sindaco Cioccarelli per il pensiero e la dedica del concerto verdiano di sabato 27 luglio alla sfortunata collega Laura Prati di Cardano al Campo, uccisa da un ex vigile urbano di quel Comune per futili motivi.
Antonio Stefanini
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