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venerdì 27 settembre 2013

MODI DI DIRE: "L’è mèi stà sü ‘l prìm dàgn che picà int ‘l müss ‘n de ‘na sciòta"

La rubrica, a cura di Ezio Maifrè, per capire i modi di dire dialettali, grazie alla spiegazione e ad un racconto specifico.
MODI DI DIRE: "L’è mèi stà sü ‘l prìm dàgn che picà int ‘l müss ‘n de ‘na sciòta"
"Damian Morys" flickr.com (cc)
Questa rubrica settimanale dei "modi di dire", nel contesto del racconto, ha lo scopo di rammentare in gergo dialettale una espressione e non si riferisce a fatti e a persone.  
Il detto vale sia per i maschi che per le femmine. Per comodità dei fatti racconterò quello che successe nel lontano ’60 alla famigliola di Giacomo e Martina. In verità il fatto si ripete anche oggi, magari con frequenza maggiore e con guai ancora più grossi considerato che la vita s’è complicata e la gente si accontenta meno.
Giacomo , autista di bus di una nota società in valle si era sposato con Martina , una brava ragazza di contrada e figlia di contadini. Prima, erano stati fidanzati per cinque anni, poi sposi con tutti i sacri crismi e con il rispetto di tutte le usanze di Valle. Il viaggio di nozze lo fecero in macchina a Viareggio . Visitarono Portofino e nella baia di Lord Byron si giurarono eterno amore. Ritornarono felici in Tirano. Lui riprese il solito tran-tran di conduttore di bus alzandosi sempre la mattina presto. Lei era tutta casa, chiesa e famiglia. Dopo un anno nacque Paolino, in grazioso e vispo bambino. Passarono dieci anni. Sempre nel solito tran-tran. Lui sempre conduttore di bus. Lei sempre casa, chiesa, famiglia e in più cresceva con amore Paolino che si rivelò un bambino molto intelligente.
Giacomo la sera arrivava a casa sempre stanco. Anche Martina, sempre alle prese con padelle, fornelli, braghe e camice da lavare, la sera era sempre stanca. Un bel giorno bussò alla porta un giovanotto. Aveva saputo che Giacomo e Martina affittavano l’appartamento al piano di sotto della loro casa. L’affitto dell’appartamento era un modo per incrementare il loro reddito. Seppero che il giovanotto era meridionale e finanziere di servizio al confine di Piattamala. Non era sposato, era curato nel vestire, molto bravo nell’espressione e con la parlata rotonda e pronuncia napoletana. Poteva andare bene come inquilino. Furono presi gli accordi.
Giacomo partiva alla mattina di buon ‘ora con il bus e la sera rientrava tardi. “Ciao, Martina, tutto bene ? E’pronta la cena ? Ha fatto giudizio il bambino? “ diceva dopo aver appeso la sua giacca di pelle dietro la porta. Lei rispondeva “ Ciao Giacomo , tutto a posto, il bambino ha fatto i compiti. “
Poi tutti e tre terminato di cenare guardavano il telegiornale della sera . Giacomo si appisolava sul divano. Martina e Paolino dopo aver visto qualche film spegnevano la televisione, svegliavano Giacomo e andavano a letto.
Sempre il solito tran-tran. Lui con il bus e lei casa, chiesa, famiglia. Non era così per Salvatore, il finanziere. Quello si alzava alle nove. Lo si sentiva cantare: “Che bella cosa na jurnata 'e sole,n'aria serena doppo na tempesta,pe ll'aria fresca pare già na festa,che bella cosa na jurnata 'e sole.
Poi partiva con la sua spyder rossa. Sempre elegante, profumato. Andava a lavorare, almeno così lui diceva. A mezzogiorno ritornava. Cucinava bene. Molte volte l’odor di pesce e il suo canto invadeva la contrada. Seguiva una pennichella sino alle tre e poi usciva , come diceva lui, sempre al lavoro. Ritornava alle diciotto sempre elegante e fresco come una rosa.
Un giorno, verso mezzogiorno, suonò alla porta si Martina. Aveva un mazzo di rose rosse e chiese se Martina gradiva scendere a pranzare con lui. Giacomo era con il bus, Paolino a scuola. Tira e molla, Salvatore insistette con complimenti, sorrisi, adulazioni e Martina accettò. Fu un pranzetto con i fiocchi, accomunato da sorrisi e moine di lui e un poco di disagio di lei.
Ringraziò Salvatore. Quel giorno per lei il solito tran-tran fu rotto. Non così per Giacomo che tornò a casa stanco la sera dopo aver guidato il bus.
Salvatore, uomo del Sud, era sempre gentile con Martina. Fin troppo premuroso e adottava la filosofia birichina di quello che pensa che ogni cosa lasciata è persa. Fece il filo a Martina e per farla breve la donna cadde nella rete e si innamorò di Salvatore. Un brutto giorno capitò che Giacomo, dopo aver appeso la sua giacca in pelle e salutato Paolino, non trovò Martina a casa. La sorella gli disse che era “scappata “ con Salvatore , il finanziere, abbandonando la famiglia. Giacomo ebbe un dispiacere immenso, ma non si perse d’animo. Sua sorella l’aiutò in casa e badò a Paolino. La casa però non fu più quella di prima. Passarono sei mesi e il finanziere fu trasferito al Milano. Andarono ad abitare in un piccolo e scarno appartamento in una vecchia casa popolare. La vita di Martina cambiò di botto. Pochi soldi, poche attenzioni, nessun fiore. Salvatore se la faceva con un’altra.
La nostalgia di Paolino rendeva Martina immensamente infelice e il rimorso d’aver tradito Giacomo cresceva di giorno in giorno. Capì d’aver commesso un terribile sbaglio. Ora aveva capito la bontà, la costanza, il valore di suo marito. Lui sempre con il bus, serio e lavoratore , mentre Salvatore aveva sempre il solito sorriso, ma da egoista, da calcolatore, da profittatore.
Decise di tornare a casa. Tornò prima che Giacomo terminasse il suo lavoro. Abbracciò Paolino e si sedette ad aspettarlo. Giacomo aprì la porta di casa, li vide abbracciati sul divano. Come sempre appese la sua giacca in pelle dietro la porta. Martina con occhi imploranti disse: perdonami! Lui guardò sua moglie e sbottò: “Hai voluto provare! Ora sarai convinta che l’è mèi stà sü ‘l prìm dàgn che picà int ‘l müss ‘n de ‘na sciòta. E’ meglio stare con il primo danno, (se danno si può chiamare il marit ), che ficcare il muso in una merda (andandosene con un altro uomo )“. Vide Paolino felice in braccio alla mamma, poi si rivolse a Martina e disse: “domani devo alzarmi presto, tu prepara Paolino per la scuola.” Se ne andò a dormire perché era stanco. Martina fu felice di riprendere il solito tran-tran . Giacomo perdonò Martina a i due giurarono di prendersi , ogni tanto, qualche momento di svago e di vacanza e di rompere il solito tran-tran.
Ezio Maifrè

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