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martedì 3 settembre 2013

VALTELLINA: "IMPOSTE DECISIONI SENZA CONDIVISIONE DELLA GENTE"

2 settembre 2013 - Leggo sulla stampa (la Provincia del 1 settembre 2013) le dichiarazioni che Matteo Salvini, esponente della Lega Nord, nonché eurodeputato, ha rilasciato in quel di Bormio lo scorso venerdì 30 agosto. (Di Valerio Dalle Grave)
Premesso che non mi ha stupito affatto la sua solita vena sarcastica nei confronti degli immigrati, ne tantomeno la sua ben nota rivendicazione verso il governo centrale relativamente al ritorno delle tasse pagate in Lombardia, nella misura “almeno” del 75 percento.
Quello che, invece, mi ha stupito un poco è la dichiarazione relativa al traforo dello Stelvio. Era da un po’ di tempo che non se ne sentiva parlare ed eccoci invece che dalla Regione arriva la notizia (ovviamente potata da Salvini a nome e per conto). Per uno un poco malizioso quale io sono, leggendo la notizia a latere dell’articolo in questione, ossia l’imminente celebrazione del congresso della Lega Nord, mi è venuto subito da pensare a quale fine strategia stia pensando il partito della Lega.
A Bormio si pensa e si indica come intervento fattibile il traforo dello Stelvio; scendendo a Tirano si caldeggerà il traforo del Mortirolo; in bassa valle è naturale che si indichi il traforo della Mesolcina come ulteriore problema da risolvere per uscire dall’isolamento. In fine, arrivati a Chiavenna diventa ovvio sostenere la tesi per il traforo dello Spluga (lungo o breve che sia).
Peccato che non ci siano i soldi, a proposito dei quali non sono mancati gli strali contro quel cattivone di Governo centrale che ha imposto il “patto di stabilità”.
Infine, al convegno di Bormio si è inserito anche il Presidente della Provincia Sertori, che ha sottolineato ai presenti il successo ottenuto con la inaugurazione della SS 38 (fino a Cosio). Dimenticando di aggiungere che con quell’opera faraonica e inutile, oltre il denaro speso, si è distrutto una gran quantità di pregiato terreno agricolo, causando, quindi, più guai che meriti. Però (e di questo neppure si è parlato) la provincia di Sondrio, rivendicata come amministrazione virtuosa, si è collocata tra i primi classificati come poco conservatrice dei terreni agricoli.
Altri territori a noi confinanti (Alto Adige e Valcamonica) hanno privilegiato la ferrovia invece della strada. Domanda: Perché in questa provincia non si è fatto altrettanto?  In modo molto sbrigativo e poco democratico si è preferito snobbare suggerimenti, documenti, e quant’altro, da parte delle varie categorie e anche dai sindacati, che inneggiavano al trasporto su rotaia, considerato meno ingombrante, meno inquinante e meno distruttore di terreni agricoli pregiati.
Chi ha governato questa provincia da diversi anni a questa parte ha affrontato problemi di importanza rilevante, senza porsi il problema di chiedere il consenso della la gente sulle scelte che intendeva fare. Ci sono ampi esempi, oltre la vicenda della SS.38.
Ha scritto a tale proposito Francesco Lechi in un pamphlet pubblicato dall’Assessore Regionale all’Agricoltura Francesco Fiori (pdl) : “Va innanzitutto accettato in modo generalizzato il fatto che il territorio e il paesaggio rappresentano un “bene pubblico”. Va quindi identificata la domanda di modifica strutturale del territorio, vanno identificati i progetti per soddisfarla, mediante proposte da sottoporre al consenso della collettività. Si è del parere che tali proposte richiedano prima delle sperimentazioni, oggi facilitate dalle esperienze straniere e dal riconoscimento degli errori compiuti negli anni settanta e ottanta. L’azione puramente coercitiva determina nei fatti e di frequente risposte negative e la mancanza di consenso generalizzato può bloccare le stesse iniziative, nate con intenti positivi.”
Buoni propositi senza seguito. Se quanto detto non è pura propaganda (le elezioni europee sono alle porte), chiediamoci, quindi, quali strade propongono di seguire le Istituzioni preposte, prima di scegliere e realizzare almeno uno dei progetti in questione. E’ chiedere troppo?
Valerio Dalle Grave 

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