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giovedì 3 ottobre 2013

LE PAROLE DI UNA VOLTA: LE PARENTELE

Dal punto di vista genealogico la parentela diretta viene considerata fino alla quinta generazione: partendo dalla persona considerata, risalendo ai suoi genitori, i nonni, i bisnonni e i trisnonni. (Di Giac)
Questo vale per le persone comuni: dal momento che la parentela è a strati, si prende in considerazione il primo strato. Qualche secolo fa si risaliva ancora più indietro, al nonno del trisnonno. Nei ceti nobiliari si andava ancora più lontano. In effetti le famiglie reali, ducali o principesche avevano i loro alberi genealogici. Se il ramo principale di un casato si estingueva, il titolo passava a chi ne aveva diritto, essendo il parente più prossimo.
Qualche volta indietro anche due secoli come accade per Carlo Alberto quando divenne Re di Sardegna, verso la età dell'Ottocento. In pratica si doveva trovare l'antenato comune ai due rami, quello estinto e quello del nuovo pretendente al Regno. Ci si può sposare anche tra parenti o cognato e cognata, ma la chiesa richiede una dispensa di grado diverso a seconda del tipo di parentela. Se la parentela non viene dichiarata ci può essere anche l'annullamento del matrimonio. Per il resto, ognuno di noi come primo strato dovrebbe avere una trentina di antenati diretti, ma quasi sempre il numero è più basso poiché un trisonno, come anche un bisnonno, lo possono essere due volte, se i loro discendenti sono imparentati.
Quando un uomo scapolo sposava una cognata, vedova di un fratello, ci potevano essere dei dubbi sulla paternità, se la data di nascita del bambino era troppo vicina a quella di decesso del marito della vedova. Fino all'inizio del secolo scorso era previsto il lutto per la morte del marito, ma se la donna era giovane, a volte si risposava dopo qualche mese e si formava una nuova famiglia,soprattutto per non essere dipendente dalla famiglia paterna.
Le parentele non di rado sono sofferte e motivo di litigio, "as taca bega", come si usa dire in dialetto. Questo capita quando gli interessi dei fratelli, o i loro caratteri sono troppo diversi. Nel nostro dialetto si parla di "interèss". E' così in tutti i ceti sociali, perfino i principi delle case reali litigano tra di loro, anche se attualmente è più facile trovare un accordo.
A proposito di parentele, qualche parola strana, ora in disuso, esiste nel nostro dialetto: besacuch, trisnonno, o anche bisàf, bisnonno. Invece, af, parola ormai poco usata, corrisponde a avo in Italiano, ma ha un uso diverso. Il nipote del nonno si chiama biàdach. Esistono anche i parenti in linea collaterale, o parenti indiretti: fratelli, sorelle, Zii cugini e cugine e così via. Il numero di queste parentele è variabile logicamente e anche i parenti acquisiti, in dialetto "parent diventàa": suocero, suocera, genero, nuora cugino, ecc. Una considerazione sulla parola "cuch": secondo alcuni deriverebbe dalla parola "cùculo". Si diceva anche nei nostri dialetti locali, "vécc come 'l cuch", per dire una persona decrepita oppure molto vecchia. Nell'immaginario popolare,Il cuculo è anche la personificazione della solitudine.
Giac

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