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venerdì 1 novembre 2013

QUELL'ATROCE DELITTO NELL'AUTUNNO 1943 A TRIVIGNO: LA DONNA DEL MISTERO

Già anni addietro mi ero occupato dalle pagine di un quotidiano locale, peraltro con modesti risultati, di un gravissimo fatto di sangue che, nell'autunno 1943, esattamente settant'anni or sono, aveva macchiato la montagna di Trivigno... (Di Lorenzo Della Frattina)
QUELL'ATROCE DELITTO NELL'AUTUNNO 1943 A TRIVIGNO: LA DONNA DEL MISTERO
Foto di Carlo Del Dot
Di quel fatto, tanto atroce quanto misterioso, ne ero venuto a conoscenza durante la mie estati nella quieta infanzia all'ombra della chiesa di San Gaetano: eravamo a cavallo tra gli anni '60 e '70: la guerra era finita da poco più di un ventennio e, di quell'inquietante accaduto ne era ancora viva la pietosa memoria.
Con il tempo decisi poi di approfondire, per quanto possibile, un delitto intricato, un delitto a tutt'oggi irrisolto scoperto, delitto che fu scoperto proprio il 28 ottobre 1943, quando, da Tirano salgono in Trivigno di buon mattino, la locale guardia municipale, unitamente a due agricoltori per stabilire con esattezza dei confini boschivi. Poco sotto la cima delle Banchelle, la drammatica scoperta. Una giovane donna, dall'apparente età di trent'anni, giaceva cadavere in posizione prona sulla mulattiera, il capo parzialmente coperto dalle foglie e fanghiglia delle ultime recenti piogge.
Immediatamente, senza toccare il corpo,erano subito scesi a valle per comunicare il drammatico rinvenimento. Forse, uno di essi,rimase a vigilare la salma. Alle ore quattordici del pomeriggio stesso, raggiunsero il posto il Signor Pretore condotti dalla suddetta guardia municipale, unitamente al Comandante la Stazione Carabinieri di Tirano, Maresciallo Magg. Gerolamo Spano ed il suo vice, Brigadiere Giuseppe Marconato. Con loro, per la triste ricognizione, il mio prozio dottor Natale Schiantarelli.
Come detto, il corpo della giovane giaceva prono, rivolto verso Trivigno: nella direzione opposta rispettivamente a cinque e dieci metri dal cadavere, un guanto femminile in filo nero ed una cintura. La donna indossava un vestito grigio chiaro con grossi bottoni dello stesso colore, una blusetta blù, due paia di mutandine bianche, un paio di calze estive color avana con sopracalze scure ed un cappotto marrone. Ai piedi un paio di gambali marroni e al collo un fazzoletto colorato a mo'di foulard.
La donna, priva di ogni documento, fu scrupolosamente descritta nel lungo dettagliato verbale: altezza 1,67, capelli castani, viso bruno con espressione maschia, sopracciglia castane, naso piccolo, fronte e bocca regolari, con presenza di dentiera artificiale superiore senza mole di valore, mento ovale, corporatura robusta e muscolosa tanto da rilevare una tendenza ad attività sportive. Orecchie piccole senza lobi perforati, per cui non portatrice d'orecchini, occhi castani, collo con tiroide ipetrofica e mani gentili con unghie affusolate e ben curate.
In una tasca all'interno del cappotto furono rinvenuti un biglietto ferroviario di III Classe da Lecco a Tirano con data illeggibile dell'importo di lire 25 e 50 centesimi ed un biglietto tramviario della linea San Giovanni della Castagna a Maggianico con foratura di partenza alla fermata di "Case Popolari".
Il corpo, rimosso, fu portato nell'obitorio del Cimitero cittadino dove il buon medico provvide ad esame approfondito da cui stabilì la morte avvenuta quattro o cinque giorni prima. Nessun segno di violenza carnale: uniche lesioni importanti al capo, per le quali, senza addentrarci in questa sede nella triste descrizione erano frutto sicuro di colpi con un corpo contundente, un bastone forse, sferrate probabilmente alle spalle con tanta violenza da causarne l'istantaneo decesso per emorragia endocranica.
Essendo la sventurata sconosciuta, si decise di fotografarla di fronte e di profilo, nella speranza di una successiva identificazione e, non da ultimo alla scoperta dell'ignoto omicida che i Carabinieri non esitarono a descrivere brutale d'animo per avere inferto alla giovane donna ferite di carattere letale. Il fatto fu classificato come omicidio volontario ai sensi dell'art.575 C.P. Gli atti furono trasmessi dalla Tenenza CC.di Tirano a Sondrio, così come in Questura ed alla Compagnia di Lecco nonchè ai locali reparti di Polizia.
Per quanto la guerra rendesse tutto difficile, l'impegno profuso non fu premiato e, la giovane donna è tutt'oggi trascritta salma ignota negli atti di morte parte II Serie C al n.10, anno 1943.
Viene spontaneo chiedersi cosa avesse condotto, in crudele compagnia, la sfortunata donna sulla montagna di Trivigno. Qualcuno ha ipotizzato, ma è una ipotesi, che la donna, forse ebrea, giunta a Tirano si fosse affidata ad uno scellerato passatore che, al posto di condurla verso la frontiera, l'avesse portata in ben altro luogo e, forse ingolosito da chissà quali ricchezze, avrebbe quindi perpetrato l'omicidio a scopo di rapina. Era davvero lecchese o di quel circondario oppure da Milano aveva raggiunto la città manzoniana prima di muovere verso l'ultimo tragico viaggio ?
Nei pochi "si dice", qualcuno ha supposto trattarsi di una persona molto ricca: sicuramente la proprietà nel vestire, la cura del corpo e la muscolatura di persona dedita allo sport fanno presumere ad una persona di un certo rango e di buone possibilità: anche la protesi dentaria era certo appannaggio di persone benestanti. A distanza di settant'anni il tempo ha sbiadito molte cose: forse in qualche registro polveroso è ancora conservata quella fotografia scattata nella speranza di dare un nome a quel volto, forse ancor oggi qualcuno sa o ha sentito dire?
Una coincidenza singolare è stato nell'immediato dopoguerra, alle Gallerie di Trivigno, non molto sopra il luogo del delitto, il rinvenimento del corpo di una guardia di Pubblica Sicurezza in forza alla Questura di Milano, l'agente Francesco Calleri, 26enne nativo della provincia di Viterbo, il cui decesso fu stabilito in giorno imprecisato del successivo Novembre 1944. Il corpo del giovane poliziotto, era mal sepolto a pelo di terra da cui spuntavano gli scarponi. Era lassù per quel fatto di un anno prima o vi fu portato da altre tragiche circostanze ? Mistero. Come mistero è l'identità di quella giovane donna che,forse, non avrà mai un nome , inchè,anche sotto forma anonima, qualcuno sappia dire- magari a questo giornale - qualcosa di più su quel tragico Ottobre.
Lorenzo Della Frattina

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