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lunedì 23 dicembre 2013

MEGLIO IL NATALE DI IERI O QUELLO DI OGGI?

22 dicembre - Nella mia piccola biblioteca personale conservo alcuni testi di poesie e scritti sulla Tirano d’altri tempi. Penne storiche come quella di Lazzaro “Cici” Bonazzi, Aldo Pola, Dante Tozzi, Ezio Maifrè e Domenico “Menico” Corvi, con maestria hanno raccontato i ritmi di quella vita contadina, segnata dalle stagioni. (Di Ivan Bormolini)
MEGLIO IL NATALE DI IERI O QUELLO DI OGGI?
Hanno narrato fatti di vita quotidiana, di tradizioni e di quelle feste di Natale all’insegna molto spesso della “miseria”, difficile da superare in quegli anni.
Grandissimo il senso religioso di questa festa, forse ieri come oggi, ma poverissimi erano i doni di quel Bambino Gesù che nella notte di Natale si fermava di casa in casa, di contrada in contrada, per lasciare qualche arancia, pochi mandarini e una manciata di noci. Era comunque festa lo stesso, anche se solo i più ricchi trovavano il torrone, e quella carne del pranzo di Natale era preziosa come l’oro.
E’ cambiato tanto, forse troppo, si è cavalcata l’onda del giusto progresso che ci ha consentito di raggiungere il benessere. Ci siamo rapidamente abituati ad uno stile di vita molto diverso rispetto al passato dei nostri avi ed anche solo dei nostri genitori.
Ma la storia ci insegna che le epoche ritornano e spesso presentano il conto, e così siamo di nuovo precipitando in una sorta di baratro dove appare ancora difficile vedere una stabile via d’uscita.
Guardo con grande preoccupazione alla cartina dei settori in crisi della nostra Valtellina diffusa nuovamente dalla Cgil di Sondrio. Molti i comparti produttivi che lottano contro l’attuale congiuntura, ancora pesante è il dato sulle ore di cassa integrazione e l’incertezza per il futuro regna purtroppo sovrana. La questione legata agli esuberi dello storico Salumificio Rigamonti, è l’ennesima riprova di quanta instabilità e preoccupazione ci sia anche nella nostra laboriosa valle.
Tutto questo, si ripercuote sulle famiglie. Fino a qualche anno fa il Natale era un momento di festa legata anche al consumismo, oggi, alcune stime, parlano di drastiche riduzioni di beni che normalmente si acquistavano per i tradizionali regali di Natale. Si va evidenziando, sempre secondo dati recentissimi, una corsa, nemmeno troppo forsennata, che si limiterà in queste settimane all’acquisto del cosìddetto regalo utile.
Ecco allora che “il termometro natalizio” ci fornisce uno spaccato reale della situazione di questo nostro paese. Sono imbarazzanti le cifre sulla disoccupazione giovanile ed altrettanto sul precariato, ma spesso, anche se non sempre fanno notizia, ci sono i numeri elevatissimi dei senza lavoro nella fascia di età fra i quaranta ed i cinquant’anni.
Queste persone, vivono una situazione a dir poco assurda, vengono classificati come troppo vecchi per una nuova occupazione e troppo giovani per la pensione. Ed allora una soluzione va trovata e presto. Sono troppi in Italia i padri e le madri di famiglia che non hanno più un lavoro. C’è chi afferma che presto queste situazioni diverranno una seria problematica sociale: io credo che lo siano già, ma certo non per loro volere di coloro che ne sono le vittime.
Ed intanto, giorno dopo giorno, ci accorgiamo che la politica non sa dare risposte certe e purtroppo, oltre a questa incapacità, siamo costretti ad assistere a teatrini che nulla hanno a che vedere con i concreti e reali bisogni di un paese oramai nella morsa del collasso.
Già, perché quelle tredicesime mensilità, per coloro che ancora ne godono, sono viste come quella carne del pranzo di Natale d’altri tempi, sono preziose come l’oro.
Ben inteso, non per acquisti, ma per poter far fronte a quelle necessità economiche quotidiane che un tempo, nemmeno troppo lontano, potevano essere gestite con lo stipendio di fine mese.
Rimane la speranza che presto tutto possa tornare a viaggiare sul giusto binario; rimane l’attesa che questa drammatica congiuntura economica, figlia di gravissime mancanze commesse da chi ci ha governato e chi ci governa, non solo a livello nazionale, possa avere fine.
Ma è Natale, una festa per i nostri bambini, per le nostre famiglie, l’augurio è che nel giorno Santo, ci si possa ritrovare tutti uniti nella serenità del focolare famigliare, magari scordando per qualche ora i tanti problemi che ci toccano ogni giorno. Come dicono alcuni esperti sondaggisti, sarà un Natale più povero, ma non per questo dovrà essere privo di quei valori fondamentali dell’unità e dell’armonia all’interno delle nostre famiglie… Proprio come i nostri avi ci hanno insegnato e tramandato.
Che sia un buon Natale e davvero un buon anno nuovo per tutti, capace quest’ultimo di dare tante risposte ai reali bisogni delle famiglie, tra cui la stabilità del lavoro. Auguri a tutti!
Ivan Bormolini

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