"Siamo determinati a resistere, mettendo in campo tutto il nostro orgoglio di appartenenza a una categoria fortemente radicata e rappresentativa dell’identità della provincia di Sondrio". Con queste parole, di particolare vicinanza ai colleghi imprenditori, il presidente dell’Unione Cts Marino Del Curto offre la ‘chiave di lettura’ dell’indagine sull’andamento dei consumi realizzata in questi giorni dall’associazione. La rilevazione è stata condotta contattando un campione di circa 300 imprese attive nei vari settori (commercio, pubblici esercizi, alberghi) e distribuite in maniera omogenea su tutto il territorio provinciale. Sotto la lente, le vendite nel periodo natalizio (in rapporto al Natale 2012) e più in generale nell’arco del 2013 (confrontato con l’anno precedente).
L’analisi si è concentrata su un dato particolarmente indicativo del trend delle vendite e, di conseguenza, dell’impatto della crisi economica sui consumi in Valtellina e Valchiavenna. Non è mancata anche una ‘appendice’ sull’inizio dei SALDI INVERNALI, che hanno messo in evidenza una leggera crescita. Pertanto, gli operatori del settore tessile, abbigliamento e calzature si sono detti per lo più soddisfatti: il 37,5% del campione preso in considerazione ha segnalato un lieve incremento delle vendite (non superiore al 5%) rispetto ai saldi invernali 2013, il 50% una tenuta e il restante 12,5% una flessione.
Sul totale delle circa 300 aziende prese in esame il 17% ha incrementato il proprio fatturato, il 30% è risultato in tenuta e il 53% in calo. Più in dettaglio, nel settore del tessile-abbigliamento-calzature il 53% degli intervistati ha evidenziato un decremento di fatturato nel mese di dicembre (il 29% si è dichiarato stabile, mentre solo il 18% ha messo a segno un incremento) e addirittura è andata peggio su base annuale (la percentuale con decremento di fatturato è salita al 68% del campione). Per il tessile-abbigliamento-calzature, uno dei fattori determinanti delle cattive performance sicuramente è da attribuire all’affermarsi di nuovi e alternativi canali distributivi che stanno facendo sempre più breccia nelle abitudini dei clienti.
Al palo i ristoranti, con il 46% in sofferenza a dicembre (il 24% con fatturato stabile e il 30% in crescita), dato che sale al 50% su base annuale. In evidente difficoltà anche i pubblici esercizi, con il 58% in decremento a dicembre (il 27% stabile e il 15% in crescita), dato che si aggrava su base annuale attestandosi al 64%.
Riguardo alla ricettività alberghiera, i dati del 2013 sul 2012 rivelano che il 49% del campione ha subito un decremento di fatturato (solo il 23% ha avuto un incremento minimo, mentre il 28% è in tenuta), percentuale che nel mese di dicembre, grazie al positivo risultato registrato durante le festività di fine anno, si è ridotta al 33% (mentre il 18% ha avuto un incremento minimo e il 49% è apparso stabile).
Resistono gli alimentari (negozi di vicinato, minimarket, panifici, macellerie, negozi di ortofrutta), che, allo stato attuale, appaiono il ‘baluardo’ del nostro commercio: a dicembre il 22% degli intervistati ha avuto un incremento di fatturato, il 50% si è dichiarato stabile e il 28% in decremento (su base annuale le percentuali sono risultate rispettivamente il 18%, il 46% e il 36%).
INDAGINE ANDAMENTO DEI CONSUMI – anno 2013 rispetto al 2012
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SETTORE
|
FATTURATO
| ||
INCREMENTO
(% operatori)
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TENUTA
(% operatori)
|
DECREMENTO
(% operatori)
| |
DETTAGLIO ALIMENTARE
|
18%
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46%
|
36%
|
ABBIGLIAMENTO E CALZATURE
|
13%
|
19%
|
68%
|
RISTORANTI
|
14%
|
36%
|
50%
|
PUBBLICI ESERCIZI (bar)
|
15%
|
21%
|
64%
|
ALBERGHI
|
23%
|
28%
|
49%
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Fonte Unione Cts
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