Come altre volte, anche oggi non posso che complimentarmi con i dirigenti della più seguita rete televisiva pubblica. Non capita spesso di assistere, dall'inizio alla fine, ad una trasmissione televisiva senza incorrere, durante la trasmissione stessa, al piegarsi della curva dell'attenzione. Detta linea invece è salita continuamente durante tutte le tre ore, a puntata, in compagnia di Massimo Ranieri e dei suoi ospiti.
La ringrazio Massimo perchè quelle due serate in sua compagnia mi hanno fatto dimenticare i guai di questa nazione allo sbando. Non posso sorvolare sull'infanzia e sull'adolescenza dello scugnizzo napoletano. Il motivo è fondamentale e lo stesso Massimo, durante i suoi spettacoli, mai manca di sottolineare la vita nella sua Napoli, i primi lavoretti per guadagnarsi il pane, i primi successi come cantante.
Chi scrive si dichiara pazzo per la musica, sia leggera che classica e operistica. Agli amici molte volte ho detto: “Se mi dovessi trovare naufrago su un'isola deserta i miei desideri sarebbero soddisfatti se accanto a me ci fossero qualche aggeggio per l'ascolto della musica e, in secondo ordine, qualche pezzo di pane per sopravvivere”.
Ranieri, come si usa dire, viene dalla gavetta ed oggi, a mio avviso, è un artista arrivato, un “unicum”: uomo, cantante, attore. Conduce i suoi programmi ancora oggi, che da quasi tre anni ha superato i sessanta, come un giovane di vent'anni. Complimenti Massimo. Lei, probabilmente, sa che deve qualcosa a Colui che sta sopra noi, ma un grosso merito va a quello scugnizzo che, passo dopo passo, è giunto a valori esponenziali nella bacata società italiana. Una bella voce, la musica napoletana, la più bella, la più sentimentale, del mondo. Una voce santa, quella di Massimo, che manca a Roma nei palazzi del potere.
Giancarlo Bettini
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