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venerdì 7 febbraio 2014

MODI DI DIRE: "Van a pian che ‘n g’à prèsa"

La rubrica, a cura di Ezio Maifrè, per capire i modi di dire dialettali, grazie alla spiegazione e ad un racconto specifico.

Si era fatto tardi. Il volo per le Maldive dall’aeroporto della Malpensa partiva alle ore 11,40. Luciano e sua moglie Marisa, alle ore erano 7.00 , nella loro casa a Tirano, stavano ancora chiudendo le valigie.
Si era fatto maledettamente tardi, poiché da Tirano per giungere in auto all’aeroporto quando tutto va bene ci vogliono tre ore. Generalmente le compagnie dei voli internazionali chiedono di arrivare per il check-in due ore prima, e a conti fatti il ritardo era evidente. Occorreva affrettarsi. Per giunta quando Luciano si era recato in garage per prendere l’auto aveva trovato un ruota bucata. Rivolto gli occhi al cielo si era messo con calma a sostituirla. Non si era lasciato prendere dalla fretta, malgrado il ritardo che si era accumulato , poiché aveva rammentato un consiglio di suo padre che gli aveva detto: quando hai fretta, ricordati che devi fare le cosa con calma, poiché se devi rifare una cosa il tempo del tuo lavoro sarà doppio. Ricordati che i nostri vecchi nei loro lavori pericolosi in montagna dicevano: van a pian perché ‘n g’à prèsa! Luciano in un quarto d’ora sostituì la ruota dell’auto e poi salì in casa.
Marisa era sudata e nervosa. I vestiti che aveva preparato per la vacanza alle Maldive non entravano in valigia, anzi le due valigie sembravano voler scoppiare tali erano tese quando si volevano chiudere. “Calma Marisa, calma. Dimmi cosa devi mettere in valigia e poi lascia fare a me per la chiusura”. Marisa diede altri due vestitini a Luciano che li sistemò alla belle e meglio dentro le due valigie, poi vi salì sopra con il suo peso e finalmente, tese come corde di violino, le chiuse a chiave.
Il lavoro era stato fatto : erano le 7.30 in punto. Luciano chiese alla moglie dove avesse i biglietti e i passaporti. Marisa rispose affannata” I biglietti li ho nel cappotto, i passaporti sono nel comò in stanza, vado a prenderli subito. Tu intanto prendi le valigie, portale in macchina e aspettami”. Luciano rispose: “fai le cose con calma, non dimenticare nulla” poi , prese le valigie, si avviò. In quel momento ecco suonare il telefono di casa. Era la mamma di Marisa che voleva dare l’ultimo saluto alla figlia. Luciano pazientemente aveva acceso il motore dell’auto e la aspettava in strada. Marisa, dopo dieci minuti terminò il colloquio pieno di raccomandazioni della madre, spense le luci di casa, chiese la porta e in baleno fu in macchina.
Erano le 7.40 e si era accumulato ulteriore ritardo. Luciano, pur non essendo nemmeno lontano parente del famoso corridore d’auto Nuvolari e per fortuna trovando poco traffico giunse all’aeroporto della Malpenza alle 10,30. Parcheggiarono l’auto. Alle ore 10.54 iniziarono il check- in. Era fatta. Luciano consegnò le valigie e l’hostess chiese i biglietti di imbarco e i passaporti. Marisa consegnò i biglietti, poi frugò nelle tasche per prendere i passaporti. D’un botto si ricordò della telefonata di sua madre. Misericordia; i passaporti erano rimasti nel comò della sua stanza. Sbiancò, poi rivolto al suo marito disse: Luciano abbiamo dimenticato i passaporti a casa“. La hostess li guardò e poi fece loro un luminoso sorriso e disse “ signori, senza passaporti non si può partire, mi spiace. “Luciano ricambiando il sorriso alla bella ragazza disse “ Li cerchiamo in valigia e poi ritorniamo”. Poi volse una sguardo cupo a sua moglie e disse: ”Avevano ragione i nostri vecchi quando dicevano: van a pian a fa i mestée che ‘n g’à prèsa. I passaporti, con la tua solita fretta sono rimasti a Tirano”.
Luciano con calma risolse il problema. Fece in tempo ad avere i passaporti nel pomeriggio alla Malpensa per il volo per le Maldive delle 21,30 con scalo a Roma.
Imbarcati, Luciano mise nella borsetta dela moglie un bigliettino dove c’era scritto: amore, van a pian a fa i mestée quando ta gh’ée presa!!! Fu una vacanza bellissima. Dopo dieci giorni tornarono felici e abbronzati a Tirano.
Ezio Maifrè

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