Sul fatto che gli orsi siano tornati ad abitare le nostre montagne è un fatto ormai alla conoscenza di tutti, ma come sono andate le cose in Valtellina? C'erano gli orsi? Se sì, che fino hanno fatto? A tutti questi interrogativi possiamo dare una risposta, grazie al lavoro di Massimo Dei Cas, che sul sito www.paesidivaltellina.it traccia una lunga e dettagliata storia dell'orso in Valtellina attraverso testimonianze tratte di libri e racconti.
Prima di tutto si apprende che la scomparsa dell'orso è stata determinata con la caccia attraverso armi da fuoco: "... fino alla metà dell'ottocento non era esperienza rara imbattersi in esemplari d'orso, che venivano abbattuti solo quando si avventuravano nei pressi dei centri abitati o insidiavano armenti e greggi. Tutto sommato, non era animale particolarmente temuto, perché, come scrive Bruno Credaro, "...l'orso che vive di topi e uova di formiche... solo in circostanze eccezionali cede alla tentazione di mangiarsi una pecora o una capra. Se qualche volta un orso ha dato una zampata a qualche montanaro, l'ha fatto sempre per legittima difesa, messo alle strette da forche o da archibugi."
"La presenza dell'orso in Valtellina è ben attestata nei secoli passati. Giuseppe Romegialli, ne "Storia della Valtellina e delle già contee di Bormio e Chiavenna" (Sondrio, 1834), scrive: "Fra i quadrupedi selvatici, contasi quantità di lepri, volpi, tassi, camozzi e sgraziatamente molti orsi e lupi, infesti bene spesso agli uomini non meno che agli animali domestici. I primi esercitano la loro voracità sui monti, in tempo de l'alpeggio de' bestiami... Fra i quadrupedi più rari, conta la provincia l'orso piccolo biondo conosciuto dagli abitanti sotto il nome d'orso formigarolo, Ursus minor, (der Bar). Trovasi negli alti monti, ed è molto feroce più del grande ordinario. Questo quadrupede è poco conosciuto nella storia naturale".
"Poi, nella seconda metà del 1800, la svolta: venne introdotta una ricompensa per ogni orso ucciso, il che aprì una vera e propria caccia al plantigrado, braccato e scovato nei suoi reconditi rifugi dai cacciatori di taglie. Cacciato metodicamente e spietatamente fra ottocento e primi del novecento, fino all’estinzione (difficile dire quando scomparve l’ultimo esemplare su questa montagne: le ultime segnalazioni riportate dalle cronache risalgono al quinquennio 1900-1905, anche se probabilmente l'estinzione effettiva avvenne agli inizi degli anni venti del novecento, diversi anni dopo l’ultimo abbattimento segnalato". Anche se, anche in questo scritto, non si conoscono i motivi per l'incentivazione della caccia all'orso, si può supporre che l'aumento della popolazione umana in alta quota abbia fatalmente coinciso con lo scontro territoriale con questo animale che, come abbiamo visto, poteva attaccare animali e greggi.
Segnaliamo, infine, come nota curiosa, il racconto leggendario di un orso giustiziere della Valfurva, che punì con la morte un giovane libidinoso. Il "... curato don Bernardino Manzotto, che ci racconta, appunto, di un orso che uccise un giovane di S. Antonio in Valfurva, reo di comportamento moralmente discutibile. Eccone il testo. “Correva l’anno del Signore 1578 nel giorno 2 febbraio, quando Nicolò figlio di G. D. de Alberti, della suddetta contrada di San Gottardo (famiglia del tutto estinta in tempo della pestilenza dell’anno 1634) sedotto da cattivi compagni aveva incominciato a darsi interamente agli amoreggiamenti, e bazzicava d’intorno ad una giovane che l’allettava con vezzi e lusinghe; sul principio non fu corretto dai suoi genitori, che credevano fusse cosa da nulla e perché troppo da essi amato, ma la cosa andò tant’oltre, che divenne abituato che vi andava quasi ogni sera anche a dispetto e per spregio dei suoi genitori. Nella festa della Purificazione di Maria alla sera fu pregato dalla madre a trattenersi in casa per amore di Maria ma non fu mai possibile di piegare quel cuore già troppo indurato, e già adescato dalle seduzioni di quella giovine. Nel partir da casa la madre arrabbiata disse: “Giacché per amor di tua Madre e di Maria SS.ma non vuoi ubbidire, sii lacerato da lupi o da orsi e così imparerai a vivere da tuo capriccio.” Dio esaudì la voce addolorata della Madre che troppo tardi lo corresse e punì con pubblico castigo l’insolenza e temerità del figlio mal educato. Appena difatti dipartito dalla casa nel campo oggidì perciò detto dell’orso venne assalito da un orso il quale lo lacerò ed uccise e nella mattina seguente furono trovare alcune parti di quel corpo estinto, che l’orso disfamato aveva lasciate.”
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