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mercoledì 17 dicembre 2014

COMINCIATI I LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE DEL CARCERE DI TIRANO

Finalmente si comincia ad “abbattere i muri”. L’Associazione Comunità il Gabbiano Onlus ha deciso di cominciare i lavori di ristrutturazione dell’ex carcere Mandamentale di Tirano in cui ubicare la sua nuova sede.
Un grosso impegno sia dal punto di vista economico che da quello sociale. Si parla, infatti, di cifre che si aggirano attorno ai 4.000.000 di euro per l’intera operazione che porterà, una volta ultimata, al trasferimento della comunità e della casa alloggio tiranese presso la nuova sede. Tutto ciò permetterà di avere a disposizione una serie di spazi più consoni a fornire il servizio di cura e riabilitazione di persone che hanno problemi sociali rilevanti.
La missione del Gabbiano a Tirano, infatti, è quella di prendersi cura di persone che hanno problemi di tossicodipendenza, di alcolismo e di soggetti malati di aids. In questi giorni, quindi, sono cominciati i lavori veri e propri con l’abbattimento di parte dell’attuale struttura carceraria e, di seguito, la ricostruzione delle volumetrie concesse dal Comune, mediante l’attuazione di un Piano Integrato di Intervento.
Ovviamente la realizzazione dell’intero progetto riguarderà un arco temporale di almeno un paio d’anni.
"Emerge con forza - fa sapere l'associazione - l’intenzione di rimanere radicati al territorio valtellinese che ha dato tanto all’Associazione in questi anni, provando anche ad aprirsi sempre di più al contesto che circonda la Comunità ed acquisendo sempre maggiore credibilità come produttori di welfare, ma anche come attori per la generazione di nuovi posti di lavoro. Non si nasconde, infatti, l’intenzione di strutturare il Gabbiano mediante un nuovo modello gestionale che interagisca attivamente con il luogo ospitante, soprattutto in relazione al settore agricolo e, di conseguenza, ad assumere un ruolo di manutentori territoriali.
L’impegno del Gabbiano sarà proprio quello di crescere in questo senso, lasciando dei segni tangibili e sostenibili della sua presenza, magari anche andando a recuperare colture abbandonate e facendo da “apripista” per iniziative sperimentali di nuove attività.
In definitiva, - concludono - si vorrebbe divenire un nuovo caposaldo, un riferimento stabile per l’intera Provincia di Sondrio, su cui poter contare e da integrare come policy maker nel tessuto socioeconomico dell’intero comparto di riferimento".

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