C’è sempre qualcuno che per qualche centesimo di secondo rovina la festa a Dominik Paris. Stavolta un americano che viene dal paese di Kit Carson, leggendario pioniere e icona del far west, e il numero uno degli austriaci, il campione olimpico di discesa a Sochi, Matthias Mayer.
Di Travis Ganong, il vincitore di Santa Caterina Valfurva, non si sapeva moltissimo. Se non che vive con la canadese Marie Michelle Gagnon, specialista delle prove tecniche di Coppa del Mondo, sul Lago di Tahoe ai confini tra la California e il Nevada, dove quest’estate hanno messo su casa e presto famiglia. Del resto, prima dell’exploit odierno, era salito sul podio una sola volta, terzo nella libera dell’anno scorso a Kvitfjell. Però, bene o male, magari approfittando della lunga assenza dalle gare per infortunio di Svindal e Guay, è sempre uno dei magnifici sette della discesa. Cresciuto nella zona sciistica della mitica Squaw Valley, sede dei Giochi invernali del 1960, ha iniziato dal freeski prima di tuffarsi nello sci alpino e scegliere la velocità come disciplina nella quale primeggiare. Amo le mie montagne e il bellissimo lago. Ho letto tutto di Kit Carson, il mio eroe. D’estate mi piace andare in bici e fare trekking. Non riesco mai a star fermo. Ovviamente vado matto per Marie Michelle. E poi vi avverto: oggi ho vinto, ma sono solo all’inizio".
Non si considera insomma un carneade. Anche se sulla Deborah Compagnoni gli sono andate tutte per il giusto verso. Scivolando sugli sci come un razzo soprattutto nel bosco. Infilando come dio comanda il curvone del Fank e prendendo velocità anche dal vento che gli soffiava sulla schiena nel tratto tra il quarto e quinto intertempo nel quale ha estratto la Colt ed è stato tremendo.
Il vento oggi l’ha fatta da protagonista e indubbiamente ha cambiato le carte in tavola dal momento che la partenza è stata abbassata di 160 metri, ma non si poteva fare diversamente per via delle raffiche oltre i 60 chilometri all’ora che prendevano di petto i discesiti in ricognizione di buon mattino tra le rocce dopo il via ai 2750 della Cresta Sobretta. Un vero peccato perché la gara ha indubbiamente perso in spettacolarità e ha favorito più i supergigantisti. Danneggiando invece Christof Innerhofer che sui primi salti e tra tutte quelle curve del tratto cancellato del percorso era convinto che avrebbe ottenuto un risultato diverso dal quattordicesimo posto finale. Per noi avrebbe anche potuto vincere, come del resto Dominik Paris al quale per sei metri è sfuggito il successo e per tre e mezzo il secondo gradino del podio. Eppure è difficile averlo visto più felice di oggi. "Non potrò mai dire che questa pista mi piace da impazzire, ma non posso neanche negare che con la partenza abbassata non ne abbia tratto beneficio. Errori gravi del resto non ne ho commessi. Ma neanche Ganong, credo, se è per questo. E anch’io, ve lo devo confessare, sono stupito di come sto andando".
L’altoatesino della Val d’Ultimo in verità non è mai andato in vita sua così forte. Lo dicono i numeri: quattro podi nelle sette gare di velocità sinora disputate, il secondo podio consecutivo in libera più altri due quarti posti per una classifica di specialità di Coppa del Mondo nella quale è secondo solo a Kjetil Jansrud che nell’occasione non è andato oltre il diciassettesimo posto. Forse perché può capitare anche ad un fenomeno come il norvegese qualche volta di sbagliare da cima a fondo e forse d’aver esagerato col panettone a Natale. E pensare che Dominik normalmente dà il massimo a gennaio e febbraio. E quest’anno a gennaio sono in programma i weekend di Wengen e Kitzbuehel, dove il nostro ha già vinto nel 2013. E a febbraio ci sono i Mondiali di Vail, dove Paris come del resto Innerhofer saranno in corsa per le medaglie iridate. Senza escludere che Peter Fill, secondo degli italiani (undicesimo), stanotte non ha chiuso occhio per via dell’influenza e dei brividi di freddo, ma potrà far bene pure lui in Nord America dove è salito spesso sul podio.
Oggi il sole si è solo timidamente affacciato sull’Alta Valtellina, ma la festa di Santa Caterina Valfurva è stata eccezionale lo stesso: un mare di gente sulle tribune e ai lati della pista e i complimenti di tutta la Fis per la perfetta organizzazione dell’evento di Coppa del Mondo. E allora arrivederci… magari all’anno prossimo.
Claudio Pea
Nessun commento:
Posta un commento