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domenica 8 febbraio 2015

LA FERROVIA SONDRIO-TIRANO, LE AIUOLE FIORITE IN ANNI DI GUERRA, L’AMORE PER L’ORDINE, PER IL BELLO

Transitando da Tresenda pochi giorni or sono ho desiderato fare sosta nei pressi della stazione. In questa frazione di Teglio ho vissuto i cinque anni della seconda guerra mondiale. Papà lavorava in ferrovia alle dipendenze del Capostazione. Naturale quindi per me la voglia di rivedere, da pensionato, la fermata.
FAV era denominata la linea ferroviaria Sondrio-Tirano, frutto del lavoro dell’ing. Saverio Quadrio Curzio. Ho avuto modo, in anni lontani, di ricordare quegli anni di guerra in un articolo che avevo titolato “L’albero degli zoccoli”. Scrivendo il pezzo avevo davanti agli occhi, quasi in sogno, l’area coperta dalla stazione ed il terreno di pertinenza. Gli addetti alla Stazione, oltre alle parti pavimentate tra il fabbricato ed i binari, avevano creato numerose aiuole con fiori di lunga durata. “Un giardino di guerra” mi piace oggi definirlo.
Dalla sosta di alcuni giorni fa, nel rivedere i cari luoghi, ne ho tratto solo pensieri negativi. Negli anni della mia gioventù lo stabile era ben curato, il piazzale esistente tra l’immobile e la strada statale non era asfaltato e alberi di medio fusto erano cresciuti. Piazzale con fondo naturale dove noi ragazzi giocavamo con le biglie dopo aver scavato le necessarie buche. Lungo un lato dell’area alberata sorgeva uno stabile con negozio di generi alimentari di proprietà dell’allora Sindaco di Teglio, una persona che ci metteva soggezione. Oggi detto piazzale è stato pavimentato, le piante eliminate, il negozio chiuso. Tutta l’area è adibita a parcheggio.
Avvicinandomi ai binari ho dato uno sguardo alla sala d’aspetto. Uno squallido locale vuoto, privo di sedie. Le porte della stazione imbrattate da insignificanti scritte. Ho avuto la fortuna di vedere arrivare e ripartire un convoglio. Vi garantisco che anche il convoglio stesso mi ha fatto schifo. Probabilmente le carrozze erano destinate alla rottamazione ma, avranno pensato i responsabili, per le poche persone che salgono sui treni oggi, possono ancora fare il loro servizio.
Non ho potuto fare a meno di raffrontare le due ferrovie che a Tirano hanno il capolinea. Quella nostra e quella del trenino rosso del Bernina. Un passeggero che sale sulla ferrovia elvetica dopo aver viaggiato sulla nostra non può che arrossire dalla rabbia, diventare rosso come il colore vivo del convoglio sul quale si è trasferito. Non aggiungo altro. Mi auguro che qualche politico voglia interessarsi e riferire a noi, popolo, del suo agire. E’ demenziale lasciare una linea ferroviaria da UNESCO accanto ad un’altra da terzo mondo.
Giancarlo Bettini

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