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giovedì 26 marzo 2015

I MISTERI DI PUTIN

Non ho mai nutrito nessuna stima nè ho mai provato fiducia alcuna in questa persona e se devo essere sincero con il passare degli anni la sua politica dispotica e ricattatoria mi ha sempre più convinto che rappresenti un vero e proprio pericolo per la democrazia, per il suo popolo e non solo; ma questa è solo una mia opinione personale.
Quel che è certo è che da quando lui, Vladimir Putin, ha assunto il comando della Nuova Russia nel 1999, dopo avere di fatto esautorato un Boris Eltsin ormai alla frutta, instaurando un vero e proprio stato di polizia, essere suoi antagonisti, ovvero dissentire dal suo punto di vista sia in campo politico come in quello economico, militare o di ordine pubblico, è diventata una missione molto pericolosa. Con un Parlamento quasi totalmente nelle sue mani ed un'opposizione di fatto disgregata e frammentata, chi osi avvicinarsi troppo al fuoco prima o poi si brucia. Non si contano ormai più le persone scomparse senza lasciare traccia o imprigionate senza reali motivazioni da polizia o FSB (ex KGB, che negli ultimi anni ha riaquistato il suo grande "prestigio" dei tempi migliori) quando non addirittura eliminate fisicamente o messe in condizioni di non nuocere, di fronte a quella che molti commentatori definiscono "parziale indulgenza da parte dell'Occidente nei confronti della repressione del dissenso", ma che io definirei piuttosto totale indifferenza quando non addirittura subdola deferenza per mera convenienza politica od economica.
La giornalista e reporter di Novaja Gazeta, Anna Politkowskaja, scriveva nel suo libro La Russia di Putin: "(...) non ci aiuterà certo l'Occidente, che poco si cura della politica di Putin e che invece mostra di gradire la wodka, il caviale, il gas, il petrolio, gli orsi ed un certo tipo di persone". Proprio lei fu una delle tante vittime del "nuovo corso" nella politica del paese, assassinata con cinque colpi di pistola in chiaro stile esecuzione nel centro di Mosca nell'ottobre del 2oo6. Un delitto ancora oggi, dopo una serie di processi farsa, senza mandanti accertati, non il primo e nemmeno l'ultimo. Basta leggere i suoi libri ed i suoi coraggiosi reportages dalle zone di guerra della Cecenia per rendersi conto delle atrocità e prevaricazioni fini a sé stesse commesse dall'esercito Russo verso quelle popolazioni inermi: oscenità che non hanno nulla da invidiare a quelle dei nazisti nei lager.
La categoria dei giornalisti e dei sostenitori dei diritti civili è senza dubbio la più perseguitata nella Nuova Russia se si calcola che dal 2000 ad oggi più di 200 persone tra di loro siano sparite nel nulla o eliminate o messe in grado di non dare fastidio. Solo 2 anni prima di lei, nel luglio del 2oo4, stessa sorte era toccata a Paul Klebnikov, giornalista di Forbes Russia, che nei suoi articoli e in un libro evidenziava i loschi intrecci tra politica, Stato, business e gruppi criminali assortiti. Anche in questo caso, come in quello della sua collega, si è parlato di killer caucasici (ceceni), ma ancora nessun mandante per ora.
Ma non è andata certo meglio agli avversari politici del nuovo Zar. Risale solo a poche settimane fa l'assassinio del leader dell'opposizione Boris Nemtsov in un'agguato nei pressi del Kremlino lungo una strada che è tra le più sorvegliate del mondo. Le sue uniche colpe (oltre quella di essere avversario del Capo), sono quelle di aver criticato molto severamente l'intervento Russo in Ucraina (causa oltretutto di una grave crisi interna per via delle sanzioni Internazionali) e di aver messo in evidenza gli enormi sprechi di denaro e le ruberie nell'organizzazione delle olimpiadi invernali di Sochi. "Uno degli scandali più mostruosi nella storia della Russia moderna", così li aveva definiti pochi giorni prima di morire, incolpando oligarchi e società vicine a Putin di aver rubato milioni e milioni di dollari. Anche in questo caso si è rimaterializzata la pista Cecena, che chissà come mai ricompare puntuale come un mantra in queste circostanze, ma che probabilmente è solo un facile pretesto per non scavare troppo in profondità. Ed anche in questo caso nessun mandante accertato, almeno per ora.
Non è andata di sicuro meglio nemmeno ad Alexandre Litvinenko, ex uomo di punta del KGB sezione antiterrorismo, assassinato a Londra dove era riuscito a fuggire con l'aiuto dei servizi inglesi. Un vero e proprio complotto in stile guerra fredda quello organizzato nei suoi confronti, avvelenato nel novembre 2006 con un tè a base di Polonio 210, una sostanza radioattiva che non può certo essere trattata a livello amatoriale. Solo pochi giorni prima aveva dichiarato in una conferenza che una giornalista come la Politkowskaja non poteva certo essere toccata senza l'assenso del "vertice". Sosteneva anche che molti attentati avvenuti a Mosca negli anni 1999- 2000 che avevano causato parecchie vittime civili, altro non fossero che opera dei Servizi Segreti in accordo col Potere per incolpare la Cecenia ed avere così un pretesto per l'invasione del Paese caucasico.
Stessa fine quantomeno misteriosa è toccata ad un altro "oppositore" di Putin. Boris Berezovsky, oligarca miliardario nella Nuova Russia, era entrato in disaccordo con lo Zar dopo averne sostenuto la nomina alla presidenza. Espatriato in Inghilterra fu trovato morto impiccato in casa sua, ma nessun giudice riuscì a stabilire se si trattasse di omicidio o suicidio. Costretto ad emigrare in Svizzera anche Mikhail Chodorkowskij, in quei tempi a capo della società petrolifera Yukos Oil e uno degli uomini più ricchi di Russia. Come racconta anche la Politkowskaja, fu sottoposto ad una serie incredibile di angherie e fu tenuto in carcere di massima sicurezza per più di 9 anni per il solo fatto di voler essere un'imprenditore democratico e fuori dai giri sporchi. A conoscienza di parecchi "giochi loschi" del Potere centrale ai più alti livelli, rappresenta a tutt'oggi un pericolo vagante per il Cremlino, che lo ritiene in grado di descrivere con precisione "la corruzione e il nichilismo del petrol-stato in stile KGB che Putin ha messo in piedi dalla sua ascesa al potere".
L'ex campione di scacchi Garry Kasparov, attivista per i diritti civili, è un'altro "nemico" del nuovo Stato e che ha deciso di andarsene per "evitare il peggio", come ha dichiarato. "In Russia la democrazia è stata uccisa come chi ha tentato di proteggerla", ha ripetuto più volte schierandosi contro la "tirannia" di Putin. Queste sono solo alcune (le più note) tra le innumerevoli vittime di un sistema strutturato a immagine e somiglianza del suo leader, un'uomo già capo del KGB, con un ego smisurato ed altrettanto smisurate mire espansionistiche e sete di potere, anti-europeista per eccellenza che simpatizza (ricambiato) e foraggia vari pseudo-movimenti anche xenofobi sparsi per tutta Europa; ha potere decisionale in ogni settore e nessun rispetto per i diritti civili in generale e del suo popolo in particolare.
"La menzogna globale orchestrata dai funzionari di Stato in favore di una giusta immagine della Russia di Putin sta degenerando in una tragedia tale che affonderebbe una portaerei, per quanto solida potesse sembrare da fuori"; questo scriveva la giornalista Politkowskaja, annunciando nel contempo ulteriori "novità scottanti" riguado al conflitto nel Caucaso meridionale ed in Cecenia in particolare. Questo solo poche settimane prima di morire.
Rossi Mauro 59
Tirano

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