Narrazione di sé, ascolto delle emozioni sono i cardini del modello esperenziale attuato con il progetto ‘Prevenzione del bullismo 2.0 - Rendere visibile l’invisibile’, promosso dal Pfp Valtellina e dal Soroptimist Club di Sondrio, che per due giorni ha coinvolto i 25 ragazzi della prima classe del corso di acconciatura.
Il lavoro, coordinato dallo psicologo dell’istituto Andrea Fontana, ha visto la collaborazione dei Carabinieri di Sondrio. Ieri il video realizzato nell’ambito del progetto è stato presentato nella sala multimediale del Pfp, introdotto da Sandra Pelizzatti, presidente del Soroptimist, che ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa, perfettamente in linea con le finalità del sodalizio, e da Marco Tomasi, presidente dell’Azienda speciale per la formazione professionale della Provincia di Sondrio, che l’ha definita un’opportunità di crescita che una scuola moderna offre ai ragazzi. Lo psicologo ha illustrato i contenuti e gli obiettivi, sintetizzati nel concetto: «Più che mettere qualcosa dentro i ragazzi abbiamo cercato di far uscire qualcosa». Il video riassuntivo, che racchiude i volti, i sorrisi, le parole e gli stati d’animo dei ragazzi, oltre che le testimonianze dei promotori, verrà reso disponibile per la visione nelle scuole.
Giunto alla sua seconda edizione, il progetto si pone principalmente l’obiettivo di indagare come e in che misura un fenomeno a larga diffusione sia percepito e vissuto, ma il bullismo è anche l’occasione offerta agli alunni per aprirsi e per rivelare se stessi oltrepassando il muro delle emozioni. Il comandante della Compagnia Carabinieri di Sondrio, presente nella prima delle due giornate per parlare del bullismo come reato, ha evidenziato l’importanza di intervenire sui ragazzi, facendo comprendere loro gli errori che si possono commettere, per avere adulti più consapevoli. I questionari compilati dai ragazzi in forma anonima hanno fatto emergere, per il 25%, casi di bullismo: un dato in linea con quello nazionale. Gli incontri di gruppo hanno sviluppato le capacità di raccontarsi e di ascoltarsi dei ragazzi che, al termine, hanno trasformato le emozioni generate da un’esperienza di dolore in un progetto creativo qual è un murales di tre metri per tre sul quale hanno rappresentato graficamente il loro sentire.
Nel suo intervento conclusivo, il direttore Lorena Bonetti ha sottolineato come la scuola debba stare al passo con i tempi: «Oggi l’educazione è entrata nella scuola e noi dobbiamo essere vicini alle famiglie. Per noi educare vuol dire prevenire, con il dialogo e l’insegnamento al comportamento».
Oltre al gradimento degli alunni che vi hanno partecipato, il progetto ha avuto riscontri molto positivi sia a livello personale che di gruppo: ragazzi rafforzati a livello di autostima e di identità di sé, classe più unita.
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