A seguito del Convegno sull’Autonomia mi permetto di proporre ritenendo, personalmente e come associazione “Valtellina nel Futuro”, l’argomento estremamente interessante alcune riflessioni. Innanzitutto, pur sembrando una contraddizione, occorre dire che per la ricerca di un progetto per una vera Autonomia territoriale non ci sono sul nostro territorio le condizioni politiche, istituzionale e culturali più favorevoli. Perché non è in questo momento l’argomento sul quale concentrare le nostre attenzioni:
- Non c’è e non c’è stato ancora un serio confronto ampio e condiviso, che dovrebbe precedere la richiesta stessa di una vera autonomia territoriale, su quale sia il modello di sviluppo che s’intende realizzare e implementare con la struttura autonoma. In una situazione cosi incerta come l’attuale l’autonomia, senza un condiviso modello di sviluppo, è solo un modo diverso di organizzare enti e competenze e pensare sia la panacea di tutti i mali è, per lo meno, poco credibile.
- Non è pensabile, per noi oggi, aspirare a forme di autonomia paragonabili a quelle di Trentino/Bolzano/Valle d’Aosta ottenute in tempi e situazioni diverse, chi lo sostiene vende favole. Le autonomie esistenti vanno da noi difese perché gli attacchi volti a ridimensionarne le caratteristiche non si potranno che tradurre in ancor meno possibilità per noi di aspirare a qualsivoglia rivendicazione in merito.
- Non esiste – attualmente – lo spazio politico per questa legittima ed auspicabile rivendicazione sia per l’impostazione dell’attuale maggioranza di Governo, la Del Rio anche dove è sbagliata risulta intoccabile, sia per il modello puramente burocratico su cui sono impostati i rapporti verso l’Europa che fa prediligere un’ accentramento di poteri a Roma sia, a livello regionale, dove a grandi annunci seguono atti legislativi per il nostro territorio provinciale deboli e privi di reale autonomia decisionale
Forme di autonomia, in futuro, saranno sicuramente necessarie e indispensabili. Questo perché le attuali politiche adottate per uscire dalla situazione, crisi se preferite, in cui siamo sono destinate a fallire. Sono ormai passati più di sei anni dal suo inizio e ciò che si è riusciti a fare sino ad oggi è immettere liquidità, in varie forme, nel sistema allo scopo di rianimarlo con risultati tutto sommato deludenti aumentando anche e considerevolmente la possibilità di nuove crisi (la gran parte della liquidità finisce nei mercati finanziari gonfiando oltre ogni logica i listini azionari, i tassi di interesse sono artificialmente mantenuti estremamente bassi, si stanno facendo indebitare ancora di più direttamente o indirettamente gli Stati – La BCE è pro quota della banche centrali nazionali come i suoi debiti - tutte situazioni che prima o poi andranno affrontate con prospettive tutt’altro che piacevoli se non si cambia radicalmente l’approccio).
E’ inevitabile che una crisi sistemica come quella attuale produca grossi cambiamenti ed è impossibile governare eventi di questa portata se non valorizzando i territori spostando decisioni, che non potranno essere univoche per ogni situazione, vicino alle persone interessate. Occorre quindi sì attrezzarsi per costruire una nostra vera e possibile autonomia territoriale che abbia un senso non solo dal punto di vista prettamente amministrativo ma sappia tenere insieme e valorizzare un nuovo, indispensabile e condiviso modello di sviluppo per la montagna che abbia nella rivendicazione di più democrazia (elezione diretta), più potere (titolarità del demanio idrico), più responsabilità (predisposizione di una riorganizzazione di enti e società pubbliche) i 3 capisaldi indispensabili per la sua realizzazione.
A noi pare inoltre importante valutare se ha senso vedere il nostro futuro fermo nell’attuale contesto (territorio della Provincia di Sondrio) o ragionare su un ipotesi di territorio più ampio e omogeneo che comprenda anche gli altri territori montani Lombardi. Questa seconda scelta rafforzerebbe il ruolo, le funzioni e i compiti della montagna nel progetto strategico per la realizzazione in Europa della macro regione alpina. Dobbiamo essere consapevoli che la vera autonomia non può essere copiata ne regalata ma dovrà essere un nostro faticoso progetto costruito con un coinvolgimento paziente e costante della nostra gente.
Tutti dobbiamo sapere che nessuno ci regalerà niente e la nostra autonomia non potrà che essere potere e responsabilità che vorrà dire avere più mezzi ma saper decidere quali le priorità su cui investire, quale modello di agricoltura, di turismo, di viabilità, di sanità, di scuola, di società abbiamo in mente di realizzare per il futuro.
Panizza Alberto, Associazione Valtellina nel Futuro
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