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mercoledì 15 aprile 2015

EMERGENZA CINGHIALI, LAV: "NON RITIRIAMO UNA PAROLA"

Il nuovo comunicato si rende necessario non perché, come è stato detto, ci siamo “inseriti” nel dibattito relativo alla apertura alla caccia del cinghiale, quanto perché obbligati ed autorizzati dall’essere “Ente Morale riconosciuto con D.M. 19.05.1998. Una delle più importanti associazioni con finalità di tutela degli interessi lesi da reati contro gli animali con Decreto 2/09 EN.AS. D.M. Salute 2.11.06-Legge 189/04. Associazione di protezione ambientale con D.M. 15.2.2007 (Legge 349/86)”.
A pieno titolo, quindi, siamo a dire la nostra in merito alle notizie apparse di recente in relazione alla questione cinghiali e coincidenti coi cambiamenti ai vertici dei vari comitati caccia.
Il 7 aprile, il neo presidente del comprensorio alpino di caccia di Morbegno, dichiarava a piena pagina “Ora apriamo la caccia ai cinghiali” quasi fosse un atto liberatorio. Il 10 aprile, LAV Sondrio ha emesso un doveroso comunicato stampa facendo sostanzialmente riferimento al fatto che la presenza dei cinghiali in Valtellina sia frutto della immissione illegale sul territorio da parte dei cacciatori, e chiedendo pubblicamente alla nuova giunta provinciale di continuare ad esprimere parere contrario ad annoverare il cinghiale tra le specie cacciabili, e a perseguirne il contenimento, comunque già in atto, secondo le direttive degli Enti preposti alla tutela della fauna selvatica e dell’ambiente.
Il 12 aprile, il neo presidente del comprensorio alpino di caccia di Morbegno, ha invitato LAV Sondrio a “ritirare le accuse perché ingiustificate, dato che le “bestie” sono arrivate dall’Alto Lago”. Remando o a motore anche quelle di Talamona chiediamo???
Con l’attuale comunicato siamo a ribadire quanto già enunciato nel precedente e rispondere che non ritiriamo una parola dato che quanto dichiarato sulla presenza dei cinghiali in territorio valtellinese è consultabile alla pagina 128 al punto 3.6.2 del P.F.V. 2011 redatto e approvato nel 2007, oltre ad essere stato più volte ribadito da Massimo Sertori, ex Presidente della Provincia contrario alla apertura alla caccia al cinghiale “peraltro diffuso da alcuni cacciatori” come da articolo della Gazzetta di Sondrio del 12 marzo 2014 ad esempio. Chiediamo inoltre pubblicamente alla Provincia di Sondrio il mantenimento dell’art. 9 e la sua estensione alle altre specializzazioni di caccia.
Il mantenimento dell’art. 9 e la sua estensione alle altre specializzazioni rappresenta l’unico deterrente ad azioni di spregio alla seppur minima normativa vigente in materia di tutela della fauna selvatica e dell’ambiente, patrimonio della intera collettività e non ad appannaggio esclusivo di una minima rappresentanza. La sua abrogazione significherebbe incrementare ulteriormente l’illeceità di una pratica che, spesso condotta nel tempo in maniera sconsiderata e senza contrasto, ha depauperato una gran parte del prezioso e importante habitat faunistico valtellinese con aggravio anche economico.
E per ultimo, siamo consapevoli che liberalizzare la caccia al cinghiale significherebbe una panacea per quei cacciatori che per vari motivi non sono riusciti ad entrare nella rosa degli operatori qualificati; ci rincresce per loro, ma rappresenterebbe anche una sorta di depenalizzazione di un atto illegale, nonché un mancato riconoscimento dei principi cardini della democrazia, e quindi chiediamo nuovamente alla Provincia di non favorire questa richiesta dei cacciatori. Come già detto nel comunicato precedente, hanno già abbastanza giochi con i quali divertirsi ad esercitare la loro “passione”. Mai sia detto che un giorno, magari qualcuno decida, per procacciarsi un futuro divertimento, di introdurre illegalmente il rinoceronte…
LAV Sondrio

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