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venerdì 6 agosto 2010

I PENSIERI DI UN CITTADINO PREOCCUPATO

6 agosto 2010 - In materia di sanità i tiranesi hanno già pagato un pesante tributo quando alcuni anni fa venne chiuso l’ospedale cittadino... (Di Ivan Bormolini)

I PENSIERI DI UN CITTADINO PREOCCUPATO

La ferita tardò a rimarginarsi in quanto in seguito anche il pronto soccorso cessò l’attività ed ancor oggi ci si chiede perchè una città come Tirano possa rimanere sguarnita di un tale e utile servizio.
La chiusura dell’ospedale, decisa poco dopo il totale rinnovamento dei blocchi operatori, fu definita dal Professor Casagrande, ultimo e instancabile primario di chirurgia, come un provvedimento politico iniquo e ingiusto, ma oggi a distanza di anni da quella decisione dobbiamo interrogarci sullo stato in cui versa la struttura che è parzialmente inutilizzata.
E’ sin troppo evidente che il tempo e l’abbandono hanno fatto il loro lento lavoro e questo è emerso recentemente quando, in occasione dei lavori di riqualificazione della casa di riposo di Tirano, gli anziani ospiti non hanno potuto essere trasferiti nei reparti dell’ex ospedale perché inagibili.

Mi rendo perfettamente conto che in tempi di ristrettezze economiche, che purtroppo gravano anche sulla sanità, il futuro e un’eventuale riqualificazione dell’ospedale di Tirano per vari tipi di utilizzo sia tra gli ultimi pensieri e progetti di coloro che dovrebbero intervenire in un’opera di recupero della struttura, ma reputo anche un peccato e una vergogna che dietro quelle tapparelle bianche chiuse da anni il lento trascorrere del tempo crei problemi di inagibilità che presto potrebbero essere insormontabili e incalcolabili.

Certo è che la sanità valtellinese oggi ha altri problemi e di ben altra natura, da anni ci si interroga sul futuro del Morelli, un ospedale che un tempo era di rilievo nazionale ed internazionale.
Nella campagna elettorale per le regionali e provinciali il problema è stato ampiamente trattato e la soluzione, come avvenuto in passato, sembrava a portata di mano con tavoli pronti a discutere di progetti di riqualificazione e salvaguardia del presidio di Sondalo.
Parole e fatti che ancor oggi non vedono una degna soluzione anche se negli ultimi giorni le acque sembrano di nuovo smuoversi nell’intento di trovare una risposta fattibile.
Ci si rende perfettamente conto che un piano di riorganizzazione della sanità valtellinese non è cosa facile da attuare, ma il tempo passa e sul futuro del Morelli non ci si avvia verso una definitiva e positiva soluzione.

E’ chiaro che dalle parole ai fatti il passo a compiere è lungo, ma la preoccupazione dei cittadini rimane enorme in molti, nonostante le rassicurazioni che giungono da più parti, sono preoccupati e temono la chiusura dell’ospedale.
Ed allora davanti a questo inconcepibile scenario analizziamo cosa potrebbe succedere se ciò avvenisse:
la Valtellina è un ampio territorio con delle vie di comunicazioni obsolete e lente, in bassa valle regge l’ospedale di Morbegno, in Valchiavenna funziona il presidio in loco, il bacino di Sondrio e zone limitrofe è coperto dall’ospedale del capoluogo ma da Tirano a Livigno cosa potrebbe succedere se l’ospedale sondalino venisse chiuso?
Semplicemente l’inimmaginabile e l’inconcepibile, in primis questo enorme bacino di utenza dovrebbe fare capo a Sondrio con evidenti allungamenti delle liste di attesa e disagi a malati e parenti che per assistere i pazienti dovrebbero sobbarcarsi chilometri di strada quotidianamente, in secondo luogo sono convinto che la qualità delle prestazioni offerte verrebbero meno per una logica conseguenza.

Va detto che i vertici della sanità e della politica debbono ragionare sul fatto che la logica dei posti letto per numero di abitanti in valle non può trovare attuazione, occorre invece varare dei provvedimenti che salvaguardino una “sanità di montagna” differente per forza di cose da dei territori come quelli di altre province lombarde.
Occorre dunque che sul Morelli non gravino le nubi minacciose che da tempo permangono sul futuro della storica struttura, è necessario anzi fondamentale che il piano di riorganizzazione della sanità parta da li non per limitare le potenzialità ma quantomeno perché l’ospedale continui ad erogare le prestazioni che oggi offre ad un ampio bacino di utenza sparso su un altrettanto ampio territorio.

Personalmente sono contro ad una visione “sondriocentrica” della sanità valtellinese, sono convinto che bisogna fare ogni sforzo per tutelare e portare avanti la sanità locale con le quattro strutture attualmente operanti sul territorio.
Per far ciò non servono i botta e risposta a cui abbiamo assistito negli ultimi giorni fra vertici della Azienda ospedaliera di valle e i politici ma al contrario occorre mettere in campo un progetto comune e chiaro, è necessario discutere sul futuro dei padiglioni dimessi del Morelli capire se da li può partire un piano di rilancio che giovi alla struttura, calcolare attentamente se anche dei privati possano prender parte al progetto in modo tale da far ritornare la struttura a quel rilievo europeo di cui godeva.

Questi sono semplici pensieri di un cittadino che non vuole per nulla criticare o prendere posizioni sul cammino fatto fino adesso, ma sono esternazioni che vengono da una preoccupazione ovvero che nel tempo l’ospedale Morelli con le sue eccellenze utilissime e fondamentali per il territorio faccia la stessa ingloriosa fine dell’ospedale di Tirano.

Ivan Bormolini

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