Oggi le corti di via Santa Maria, al “büi” e la “Sanatela” rimangono in questo scorcio della
“ Tirano vecchia”quasi come gelosi custodi della vita locale dei bei tempi andati e nel silenzio quasi surreale di questa contrada si possono ancora percepire quegli stili di vita di una volta quando le donne andavano al “büi a fa bügada”, gli uomini si dedicavano con fatica ai lavori giornalieri e i bambini scorrazzavano su e giù per la contrada giocando a “piacaröla”.
La Via Santa Maria oggi non è soltanto custode degli stili di vita della Tirano d’altri tempi, ma costituisce una sorta di capitolo del libro dove sono scritti gli eventi storici legati alla nostra città; con certezza assoluta la via ha preso questo nome perché anticamente, appena sotto l’imponente cinta muraria, sorgeva la chiesa di Santa Maria.
L’esistenza della chiesa di Santa Maria è suffragata da diverse documentazioni che portano a pensare che la sua fondazione doveva essere molto antica: un documento del marzo del 1073 riguardante la vendita di alcuni beni nomina la località di Santa Maria indicando chiaramente che esisteva la contrada ed in modo sottinteso anche la chiesa dalla quale la località prendeva il nome.
Risulta inoltre che la stessa era interessata dalle proprietà diocesane di S.Abondio e del remoto monastero parigino di St. Denis al quale i sovrani carolingi e i loro successori avevano attribuito beni e diritti feudali della Valtellina.
Si può dunque ipotizzare che la chiesa di Santa Maria fosse tra le più antiche di Tirano contemporanea se non addirittura precedente all’edificazione di San Martino; si è infatti riscontrato che la dedicazione a Santa Maria di chiese e luoghi è di origine longobarda o al più tardi franca e quindi riferita ai periodi che vanno dall'VIII al X secolo.
Nell’XI secolo la presenza della chiesa pare comunque certa anche se la documentazione specifica che la riguarda risale ai primi decenni del XIV secolo; in un testamento datato 6 aprile 1324 si legge che vennero lasciati ai “monaci beneficiali presso Santa Maria di Tirano” venti soldi imperiali.
Un successivo testamento del 28 ottobre 1348 afferma che venne dato un “fondo ronchivo” in Castagnedo alla chiesa di Santa Maria assieme a 3 libbre di burro annuali; il 12 dicembre dello stesso anno un altro testamento diede “ad utilità della chiesa di Santa Maria di Tirano, dei suoi monaci e dei suoi ministri” un fondo campivo in località Campone.
In data 28 luglio 1349 una tal “Donna Francescola”,degente presso l’ospedale di Tirano lasciò alla chiesa di Santa Maria un campo posto nei pressi della chiesa ed ancora il 21 dicembre 1363 venne devoluto alla stessa chiesa ai monaci e alle monache un altro “fondo ronchivo” al Sasso Marzio in territorio di Tirano.
Dall’analisi di quanto è riportato nei lasciti testamentari risulta la presenza, oltre che della chiesa, anche quella di un monastero, e il dato ancor più interessante che emerge è quello che indica la presenza nella zona di via Santa Maria di un “hospitale”.
Per quanto concerne la prova dell’esistenza di un convento attiguo alla chiesa bisogna rifarsi ad un documento datato 15 agosto 1418 dove si parla espressamente di un “Monastero di Santa Maria” non facendo però esplicito riferimento all’ordine di appartenenza dei monaci o delle monache che in quel periodo era presenti in quel luogo.
Si potrebbe pensare che l’ordine monastico presente presso il monastero fosse quello benedettino di S. Abondio, oppure quello si S. Ambrogio di Milano, il quale, nel 1190, possedeva beni ed entrate a Tirano; tuttavia non si hanno certezze assolute su questo.
Se labile è il ricordo del Monastero qualche notizia in più si può fornire in merito a quell’ “hospitale”: questo luogo di cura originariamente doveva essere considerato come un ospizio di carità sotto il nome di “hospitalis pauperum de S.Maria de Tirano”e la sua fondazione è da far risalire agli ultimi decenni del 1200.
L’ospedale era gestito dai monaci o dalle monache dell’attiguo Monastero di S. Maria che erano aiutati da una serie di “conversi” che nel rispetto delle regole monastiche coadiuvavano i religiosi nella gestione del luogo di cura presso la storica contrada.
Fra coloro che venivano accolti nell’ospedale c’erano persone malate, bambini abbandonati, vedove indigenti e qualche volta alcuni pellegrini o viandanti; certamente le cure prestate ai malati non erano di alto livello vista l’esiguità dei medici in quel tempo e la struttura poteva funzionare grazie anche alle donazioni e ai lasciti fatti dai singoli cittadini che all’atto di morire lasciavano i beni all’ospedale oppure alla chiesa di S. Maria.
La cessazione della attività di questo luogo di cura non è certa, ma, come si apprende in un documento datato 25 novembre 1525, si sa che l’edificio che ospitava questo luogo di cura venne abbattuto per far posto alle apparecchiature belliche del castello di S.Maria.
Ma torniamo alla chiesa: durante il lungo periodo della prima invasione dei Grigioni, sulla base dei decreti della Dieta di Ilanz, si stabilì che in un tutti i paesi una chiesa cristiana doveva essere data ai Grigioni per poter amministrare il loro culto Protestante; l’addove sorgeva una sola chiesa cristiana questa doveva essere usata alternativamente da cristiani e protestanti.
Tirano, da sempre ricca di luoghi sacri, diede a malincuore la chiesa di Santa Maria ai protestanti che amministrarono i loro riti per molto tempo in quel luogo cristiano; allo scoccare dell’ora che diede inizio al Sacro Macello, alcuni rivoltosi desiderosi della tanto agognata libertà, si diressero con furiosi istinti sanguinari presso la chiesa di Santa Maria dove vi trovarono il pastore evangelico Antonio Basso; questi venne orribilmente decapitato ed il suo capo venne posto sull’altare della storica chiesa.
Da qui in poi le notizie su questo luogo di culto non sono molte e probabilmente, dopo i sanguinari fatti del Sacro Macello, venne sconsacrata e lasciata ad un inesorabile destino di decadimento anche se ad oggi rimangono in una costruzione privata di questa via alcuni elementi che riportano alla presenza della chiesa in un luogo ben determinato.
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