Lassù in cima alla “ ràta “ v’è un Crocefisso con un Cristo dolorante che ti osserva nell’ascesa in ogni movimento e esige una preghiera. Poi sali ancora e arrivi alla “ volta del Persèch “. Miserere Nobis! Lì si ode un rumore di sottofondo continuo al pari di un chisciöl che frigge nello strutto. Cos’è questo rumore? A lato, sul prato si erge un mastodontico traliccio altro quasi ottanta metri. E’ un pilone dell’ autostrada di elettroni che transitano nella nostra valle per disperdersi negli elettrodomestici di tutta Italia. Quel friggere monotono, fastidioso, intollerabile è causato dall‘ effetto "corona“, cioè dalla corrente elettrica che passa nei sei poderosi conduttori della linea 380 kV che parte da Robbia e giunge sino a S. Fiorano.
Passato oltre questo tormento si giunge a una altra “ ràta “ , quella di Ronco, località amena. Ronco è il luogo della “seconda Croce “ dove si racconta del “ miracolo del Cristo falciatore “, ma soprattutto Ronco era la sosta privilegiata dei “ viciurìn “ che si fermavano nella osteria “dèla Virginia” per bere la gazzosa. Lì ci si doveva fermare per forza perché in quello spiazzo di tigli si gode una vista fantastica: da Teglio sino a Sondalo e per tutta la valle di Poschiavo. Non per nulla durante la prima guerra Mondiale avevano scavato delle trincee per porvi i due cannoncini da 45 mm. Quei due cannoncini davano man forte al forte Sertoli di Canali.
Ma qui la “bruzéra” piange ancora perché è tormentata da imponenti afflussi d’acqua provenienti da strade asfaltate soprastanti. L’acqua, invece di disperdersi gradualmente nel bosco tramite canalette, cresce di portata scalzando i sassi con la sua forza. In questi giorni il Comune ha provveduto alla costruzione di un pozzo di dispersione e alla deviazione delle acque con l’ obiettivo di diminuire l’afflusso d’acqua. Purtroppo alcuni amanti del “ moto cross “ hanno trovato comodo transitare nelle vallette dei boschi scavando con la forza delle ruote dei “ valgèi”
( canali ripidi ) in cui l’acqua si incanala diroccando e trasportando materiale a valle. Un detto contadino diceva “ L’àqua l’è ‘na bùna sèrva quàndu spö dumàla “ e per domarla occorre avere cura del territorio.
Passato il Cristo della Seconda Croce e poco prima di giungere in località Canali, si passa innanzi ad un Crocefisso singolare, non antico e inchiodato su un tronco d’abete.
Povera mulattiera; qui piange ancora. Proprio a due passi dal Crocefisso si interrompe sfumando nell’asfalto per poi riprendere con un’erta di sassi incredibile, infine si disperde nella vegetazione.
E’ un vero peccato aver quasi dimenticato questa bella e antica mulattiera; Io credo che l’unico modo per averne cura sia quello di frequentarla e, che ogni proprietario delle pertinenze adiacenti, faccia la sua parte di manutenzione, così come la facevano i nostri vecchi. Se usiamo ogni tanto la nostra “ motopeduzzi” per accarezzare con i nostri scarponi i sassi della mulattiera , io credo che i nostri occhi vedranno ciò che necessita fare per il suo ricupero e la sua manutenzione, poiché quando si ama una cosa la si cura mentre ciò che si abbandona, inevitabilmente va in rovina.
La bruzéra dèla Prima e Segùnda Crùs.
Ilò sùta la prìma Crus
‘l gh’è ‘na bruzéra
èrta cùma ‘n valgèl,
i so sas i trasüda
li fadìghi dei noss vècc.
I cünta che ilò ‘l Signùr
l’éra sultàa giù dala crus
a benedì i piatùn slisàa dai priài
e dai scarpùn ciudàa.
Ilò sùta la segùnda Crùs
‘l par amò de vedè
la Virginia de Rùnch
che la pundàva i ciclamìm
ai pè del Signur e pòo la g’à diseva:
Signur se ‘l tà ve sée ciàmum
che ta porti sü ‘na gazùsa
fresca de cantinìn.
Méngu
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