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sabato 11 dicembre 2010

DELLA RACCOMANDAZIONE

Nell' XI capitolo dei "Promessi Sposi" Don Rodrigo, adirato, così si esprime contro la coppia dei malcapitati giovani fidanzati, Renzo e Lucia: " Chi sono? Chi si cura di loro? Son come gente perduta sulla terra. Non hanno né anche un padrone…!" (Di Franco Clementi)

Queste ultime parole dicono, meglio di un poderoso trattato, la mentalità del tempo: e cioè come percampare fra le difficoltà della vita occorresse essere o padroni o, almeno, servi di un padrone. Per gli altri, per gli autonomi, per gl'isolati, per gl'indipendenti non esservi speranza.

In termini forse meno spietati e drammatici non è che oggi per costoro le cose vadano molto meglio.Forse la frase di don Rodrigo potrebbe essere addolcita e ammodernata in :" …Non hanno né anche la tessera d'un partito, non hanno un pezzo grosso per amico, non un Onorevole parente di un parente, non hanno "santi in paradiso"… Non sono neppure iscritti al sindacato…!".
E' chiaro allora che in un clima siffatto fiorisca e prolifichi l'istituto della raccomandazione: definita dal vocabolario " esortazione da chi si ritiene un potente ad agevolare una persona per ottenere qualcosa difficilmente conseguibile per via ordinaria ".

Dalla raccomandazione, peraltro, va distinta la "segnalazione". La prima mira a far passar avanti nell'esercizio di un diritto una persona che ne sarebbe meno meritevole di un'altra, ponendo sulla bilancia di un giudizio non già il peso delle capacità professionali o delle virtù morali, ma quello della parentela o dell'influenza politica o di posizione o di preminenza. Si ha in questo caso che contro uno che si avvantaggia, il raccomandato (che ottiene il bene cui ambiva), ci sono due danneggiati; la persona più meritevole che è stata scavalcata, ma anche, se si tratta di un posto di lavoro, colui che assume un dipendente meno capace e preparato per far contento il raccomandante. La segnalazione si ha invece, ad esempio, quando qualcuno, conoscendo una persona valida, capace e onesta la presenta a chi per l'appunto ne era alla ricerca con quelle caratteristiche. In questo caso si tratta di favorire una coincidenza nella quale rimangono contenti tutti quanti.

Ritornando al tema della raccomandazione propriamente detta, occorre riconoscere che il fenomeno è universale e d'ogni tempo, ma qui da noi, in Italia, assurge a dignità di vera e propria istituzione, di abituale costume. Così generalizzato che, non di rado, per un posto in concorso tutti i candidati si presentano accompagnati da vistose spinte protettive. Succede così come quando nel corso di uno spettacolo uno si alza in piedi per vedere meglio: allora se anche tutti gli altri si alzano le cose rimangono come prima, da seduti.

Giocano nella ricerca della raccomandazione diversi fattori psicologici:

  1. Il non esser ancora da noi maturata completamente la coscienza di non essere sudditi, ma cittadini titolari di un diritto.
  2. Il supporre che la furberia conti più dell'intelligenza e del sudore per raggiungere certi risultati. (E' da rilevare che i paesi dove è più in auge la raccomandazione sono anche quelli dove si accetta con riluttanza il prezzo fisso nei negozi; difatti non si possono con esso esercitare le nostre virtù di contrattazione… )
  3. La soddisfazione non molto nobile, infantile, di avere alle spalle un potente che ci protegge, quasi che il suo prestigio si riverberi anche su noi, come la luce del sole su un satellite.
  4. Il convincimento antico che vincoli di clan o famigliari debbano avere il sopravvento su ogni altra legge.
  5. L'accettazione del fenomeno della raccomandazione come di un evento fatale: " Vuolsi così colà dove si puote _ ciò che si vuole: e più non dimandare…" dice Dante ( che aveva anche lui una protettrice : "Io son Beatrice, che ti faccio andare…".).

In certi ambienti la richiesta di una raccomandazione è talmente consolidata e abituale da essere esercitata non solo per superare ostacoli di ardua impresa, ma anche per cose banali prive di ogni difficoltà, perché solo in tal modo ci si convince di essere , diversi dagli altri, importanti.
Se si entra in un bar ci si raccomanda che il caffè sia “speciuale”, fatto a regola d'arte, se si sale su un pullman si chiede di avere un posto accanto al finestrino, a scuola si pretende un occhio di riguardo dagli insegnanti per i propri figli.
Anche in materia religiosa certe forme di esagerata venerazione dei Santi rientrano nella logica della raccomandazione. Si pensa infatti che per raggiungere il Paradiso più che fidare su un nostro sincero pentimento, sull'impegno ad essere buoni e soprattutto sulla misericordia di Dio, conti il rivolgerci agli intercessori giusti. Una bella candela accesa sotto il Santo più alla moda e siamo a posto! Anche per guadagnarsi l'eternità taluni si comportano come quelli che mentre sei in coda ti sorpassano e ti si mettono davanti sgomitando.

Fra il raccomandato ( che in francese si traduce con una parola molto espressiva "pistonné", spinto da uno stantuffo… ) e il non raccomandato (conosciuto anche come "cane perduto senza collare") i rapporti sono complessi. Spesso chi si vede superato da un concorrente meno meritevole prova verso di lui più invidia che risentimento, per non essere stato capace di trovare egli stesso un patrocinatore più efficiente, e, pur brontolando contro il sistema, senza quasi accorgersene ne condivide la logica.
Un paragrafo a parte meriterebbe il discorso della raccomandazione che viene ottenuta facendo doni o addirittura versando denaro al raccomandante. In campo politico può essere premio, a chi ti dà un appoggio, la promessa di votarlo alle prossime elezioni, tu e la tua famiglia: è il cosiddetto "voto di scambio", che trova interessato anche qualche paragrafo del codice penale
.
Alcuni difendono la raccomandazione osservando che in fondo essa è un modo di umanizzare, di personalizzare la freddezza della burocrazia e il rigore dei calcoli matematici, altri invece ( e fra questi si annoverano anche brave persone, persino dei sacerdoti…) affermano che spesso la si fa a fin di bene, per un caso pietoso, sotto il titolo della carità.
Secondo me, costoro non s'accorgono che così facendo ritardano il processo di maturazione civile e morale della società. Se si favorisce uno a danno di altri non occorre procedere oltre per farci convinti che sia la più modesta spintarella, sia le agevolazioni ottenute a pagamento, altro non sono che gradi diversi, più o meno marcati di un medesimo fenomeno che si chiama corruzione.

Franco Clementi

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