Lo Zambolini , visto di notte, sembrava un armadio ambulante. Era un giovane che per passare dalle porte delle stalle doveva inginocchiarsi tanto era alto: era un fortissimo bevitore, ma quando i fumi dell’alcol svanivano era buono e sincero. Per la verità non era tanto bello ma aveva in corpo una forza brutale.
Raccontano che un giorno quando vide in una stalla di via S. Carlo un toro che faticava nel far il suo dovere con una bellissima mucca di razza bruna perse il lume della ragione: gli sferrò un terribile pugno tra le corna. Il toro scivolò dal dorso della mucca come olio di oliva e stramazzò al suolo. Lo Zambolini accarezzando dolcemente la mucca disse : “Chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane.”
Poi lo sentirono imprecare e chiamare a gran voce “Orsolina, Orsolina mia perché non mi vuoi?“Disperato corse verso l’Adda per uccidersi, ma quando vide che c’era poca acqua disse che si sarebbe affogato in una botte di vino.
Gran bevitore dunque! Così quel giorno della grande adunata fascista al teatro Italia
in occasione del compleanno del Duce aveva le emorroidi perché aveva bevuto al circolo ricreativo dell’Eden quasi una petroliera di vino.
Gran folla! Tutti erano in piedi al teatro Italia mentre parlava un gerarca fascista di Tirano. Spiegò, in camicia nera e con gran voce, l’illuminato governo del Duce e dell’avvenire glorioso dell’Italia nel mondo. Alla fine il gerarca, per essere sicuro che le sue parole fossero state ascoltate e raccolte nel cuore dei suoi camerati,disse: “Chi è d’accordo con me si sieda, vorrei guardare dritto negli occhi l’infame che non la pensa come noi e che rimane in piedi.”
All’unisono e con applausi tutti si sedettero, meno Luigi Zambolini che ancora non si chiamava “Moròida“, ma che aveva due emorroidi grosse come pugni per via del vino che aveva bevuto la sera prima all’Eden.
Lui era lì dritto come un fuso e in piedi. Sembrava ergersi come il monte Masuccio su Tirano tra la gente seduta. Il gerarca strabuzzò gli occhi! Uno in piedi? Uno che non ha fede nel nostro Duce?
Si avvicinò a Zambolini: altero lo guardò negli occhi sbuffando. Lo Zambolini non fece una piega. Era terrorizzato dal pensiero di schiacciare quelle due grossa cicche doloranti che gli sporgevano nel sedere. Il gerarca impettito gridò ai suoi : “Quest’ uomo ha il cervello grippato, noi glielo lubrificheremo con del buon olio di ricino.” Tutti applaudirono seduti e con il capo chino.
La notizia si sparse in tutta Tirano e siccome vi erano alcuni che, anche a quei tempi fascisti non erano, videro in quel gesto un fatto eroico. Lo Zambolini si guardò bene dal dire il vero motivo del suo fiero comportamento.
Purtroppo dopo pochi giorni ebbe la lubrificata di cervello che il gerarca gli aveva promesso e per la verità gli fece anche bene perché l’olio di ricino aveva diminuito, anzi eliminato, quel potentissimo dolore e aveva potuto andar dolcemente di corpo.
Passò il tempo, passò anche la guerra, scomparvero i Gerarchi fascisti e venne il tempo dei riconoscimenti per chi fieramente si oppose al fascismo.
Fu così che il sindaco, in una solenne cerimonia, raccontò l’eroico comportamento del Zambolini il quale era presente alla cerimonia. Ricevette grandi strette di mano e applausi, prese la parola in pubblico e fiero disse: "Quel gerarca non lo temevo, anzi temevo di più il mal delle emorroidi che le sue minacce“. Ricevette un caloroso applauso e un riconoscimento ufficiale e da quel giorno lo Zambolini fu chiamato, per il disprezzo del dolore in onor della libertà, “Moròida“.
Ezio Maifrè
(Fatto eroico raccontato da due bevitori all’Eden in Tirano nel 1951)
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