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giovedì 3 febbraio 2011

LE MEMORIE DI FAUSTO SIDOLI: "SI RIENTRA IN ITALIA"

[DODICESIMA PARTE] Ora vi è il problema di scoprire perché abbiamo imbarcato tanta acqua. Il capo motorista è certo: la tenuta del portellone di chiusura dello scarico dei motori termici è saltata: o è mancata la chiusura o è saltata la guarnizione di tenuta. Propende per la seconda ipotesi, perché la via d'acqua non è stata molto abbondante quindi con molta probabilità é la guarnizione del portellone. Ora siamo in mezzo all'oceano senza possibilità di immergerci...

Si opererà per provvedere alla operazione di riparazione. Il comandante decide di navigare in superficie verso le coste del Marocco. Il sommergibile viene messo in stato di combattimento. I due pezzi di artiglieria vengono armati con i serventi al loro posto. Viene montata in plancia la mitragliera antiaerea e così pronti all'eventuale combattimento, pigliamo la rotta verso il Marocco.

Dopo alcune ore di navigazione con tutti all'erta in plancia, si intravedono in lontananza le coste: siamo circa all'altezza di Casablanca. Nel frattempo ilcapo motorista con i suoi giannizzeri ha preparato attrezzi e materiale pertentare una possibile riparazione. Fermati i motori termici e smontato il pagliolo di coperta, si arriva al portellone di scarico che è un grosso coperchio di acciaio, manovrabile dall'interno, che viene sollevato da un motorista prima della messa in moto dei motori termici. Attraverso l’apertura di questo portellone vengono scaricati all’esterno i gas della combustione. Io in piedi vicino al capo meccanico ed ai suoi aiutanti osservo sempre più meravigliato la grande capacità tecnica di questo esperto al lavoro. Quante cose mi hanno insegnato i vari capi del sommergibile, quante cose ho appreso dalla loro conoscenza di tutti i meandri del battello. Ora lo vedo all'opera: sa cosa lo attende, ne conosce le singole viti, ogni bullone e procede spedito.

Siamo in mare aperto sotto un caldo sole. Le vedette sono attente e raddoppiate, siamo in condizioni di estremo rischio. Non possiamo navigare, non possiamo immergerci. Le ore passano, viene trovato il guasto: è saltata la guarnizione di tenuta incassata nell'apposito incavo su cui il bordo del portellone deve essere premuto, così che l'acqua di mare non possa entrare nei motori termici durante l'immersione. Nel frattempo il sotto capo motorista e la guardia franca stanno vuotando i motori termici dell'acqua penetrata, ne sono pieni i cilindri, e procedendo allo svuotamento ed a quanto necessario per poterli rimettere in funzione. Con grande perizia la riparazione è ultimata, i motori vengono provati, il valvolone si chiude regolarmente e dopo un breve collaudo delle opere eseguite il direttore di macchina da il suo benestare ed il sommergibile è di nuovo efficiente.

I pezzi vengono disarmati, le mitragliere riordinate e ripigliamo la navigazione per rientrare nel nostro posto di attesa. Siamo di nuovo nel nostro quadratino in attesa degli avvenimenti, con la speranza che si presenti l'occasione per il nostro intervento. Sembra un desiderio assurdo che si aspetti l'arrivo del nemico per poter entrare in azione, ma questa è la ragione per cui siamo in mare e questo è il compito del nostro dovere e la ragione per cui siamo qui: al servizio della nostra Patria. Arrivano fonogrammi da Supermarina che danno notizie di avvenimenti e di attività di altri sottomarini. Per noi niente di speciale. L'ufficiale di rotta tutte le sere controlla il punto nave, tutte le ore del bollettino meteorologico si ricevono le notizie del tempo, si scrivono sul brogliacci di bordo i monotoni avvenimenti della giornata e così giorno dopo giorno si assommano le settimane.

Un cifrato risveglia la nostra attenzione una sera, dopo che una monotona giornata era passata. Viene decifrato e portato al Comandante. E' il termine della nostra missione con l'ordine di rientro ma non a Bordeaux: "SI RIENTRA IN ITALIA".
Ne viene data notizia a tutto il battello e l'atmosfera che prima era opaca si galvanizza. Si prevede il passaggio di Gibilterra. Per me è la prima volta e sono preso dall'emozione, perché conosco la storia di altri battelli che nel passaggio dello stretto hanno avuto inconvenienti dovuti all'incontro con il nemico, difficoltà di navigazione per le forti correnti marine, necessità di rifugio in porti spagnoli o del nord Africa.
Valutiamo i possibili inconvenienti del passaggio dello stretto, che è sempre ben sorvegliato dalle forze inglesi di stanza nella rocca di Gibilterra.

Ci si prepara. Il comandante stabilisce che navigheremo in superficie di notte il più possibile per avvicinarci da ponente allo stretto e che lo stretto verrà passato in immersione durante la giornata per riemergere alla sera tardi nel mare di Aldebaran, tra le coste spagnole e le coste del Marocco. Si ricaricano le batterie al massimo, si riordina il battello se possibile con ancora maggior cura per essere pronti a tutti i possibili imprevisti del passaggio.

Due giorni e due notti di navigazione ci portano al punto nave prescelto per l'ultima immersione in Atlantico, sperando che la prossima emersione sia nel mar Mediterraneo. Al primo albeggiare verso oriente le vedette segnalano le coste sia del Portogallo sia del Nord Africa. L'ufficiale di rotta è stato estremamente preciso sia nell'ora di raggiungimento sia nella giusta posizione del battello. Suona il clacson: "tuuu tuuuuu tuuuu" per la rapida immersione che avviene con rapidità. Ci siamo affinati nell'immersione rapida, il nostro tempo di manovra si è ridotto da circa 60 secondi a poco meno di 40.
Il battello si apprua, il passaggio dai motori termici a quelli elettrici è rapidissimo, cosicché le eliche non cessano la loro spinta. Lo stesso scafo funziona da ala per una discesa rapida verso le profondità.

Per la necessità di rimanere sempre presente in camera di manovra durante la navigazione nello stretto, il Comandante propone una partita di bridge, dato che vuole avere sott'occhio tutti gli strumenti: il manometro di profondità, l'inclinometro, la girobussola con il timoniere. Il direttore di macchina da parte sua desidera avere sottomano il controllo di tutte le apparecchiature che possono modificare l'assetto del sommergibile; così la camera di manovra viene preparata: un piccolo tavolo viene posto tra il tubo del periscopio e la paratia di fronte agli apparecchi prima descritti.
Con la schiene a paratia si siede il Comandante, alla sua sinistra si mette il D.M. (direttore di macchina) che si può quindi alzare rapidamente per accedere alle manovre di sua competenza, di fronte al Comandante e quindi con la schiena a tutte le apparecchiature mi devo mettere io, e l'ufficiale in seconda è alla destra del Comandante, per poter accedere al reparto cifra e al reparto RT...

A cura di Ezio Maifrè

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