Le tre porte di Tirano, la porta Milanese, la porta Poschiavina e la porta Bormina, inutile negarlo, quando le oltrepasso e ne osservo la loro struttura e la loro architettura non posso fare a meno di pensare a quanto sia bello il centro storico della città. Percorrendo le vie San Carlo, oppure la via Visconti Venosta, passando da via Ludovico Il Moro, immettendomi in via Porta Milanese o semplicemente soffermandomi in altri luoghi del centro storico, non riesco, talvolta cullato da un silenzio quasi irreale, a non ripercorrere le tappe che hanno segnato la grande storia di Tirano, già perché Tirano è terra di cultura e di storia ed ogni angolo di questi luoghi è li volercelo raccontare.
I grandi palazzi, le chiese, gli stretti vicoli, gli affreschi sui muri, alcuni dei quali in pessime condizioni di degrado, sono la viva testimonianza di epoche passate che hanno visto Tirano al centro di numerose vicende storiche.
Da qui nasce l’idea, condivisa pienamente, dall’amico e Direttore Marco Travaglia di iniziare una nuova rubrica che inizierà ufficialmente domani e che per qualche tempo si alternerà con la rubrica “Le nostre vie”. L’ ho voluta chiamare, rubando il termine ai bellissimi cartelli posti ai tre ingressi principali della città, “Tirano terra di storia”, perché della storia di Tirano, la mia bella città, ne sono sempre stato affascinato fin da quando nelle scuole elementari la mia cara maestra Orio ci fece raccogliere in un quaderno che aveva per copertina il simbolo del comune, molte vicende partendo dalle origini del nome di quello che fu un piccolo borgo.
In questa nuova rubrica non parleremo di vicende che si alternano in ordine cronologico nel tempo, ma sceglieremo a caso, un salto nel passato, passando da fatti importanti a narrazioni di nostri antichi concittadini illustri o semplici contadini: già perché nei secoli passati l’agricoltura e l’allevamento erano la fonte principale di reddito e di vita, tante le pagine di un diario che i nostri vecchi avrebbero potuto scriverci, tanti ricordi di fatiche, di vita laboriosa e cristiana che in questo piccolo viaggio a volte ricorderemo riscoprendo anche solo per il tempo di un clic la magia e la nostalgia verso quel mondo bucolico che il progresso ha di fatto cancellato, magari trascinando con sè anche vecchie tradizioni che sarà bello far rivivere.
Da tante e tante lune indietro i nostri “avi” riposano nella pace del nostro Campo Santo, davanti a quei sepolcri che segnano l’ultimo confine tra la vita terrena e la soglia di Pietro; diciamo loro un Eterno Riposo, ma siamo consapevoli che su quelle croci non vi sono narrati i ricordi di una vita dove spesso, le guerre e la tipica miseria di un mondo contadino, hanno segnato le esistenze di tanti piccoli o grandi protagonisti della Tirano dei tempi andati.
Mi piacerebbe rincontrarlo quel vecchio, magari il decano della corte, per farmi raccontare tante storie, eppure su quelle poche panchine in pietra oggi non vi trovo più nessuno, perché il tempo ha segnato i destini, la vita e la morte, un’epoca che il tempo ha cancellato, ma che mi piacerebbe recuperare... Un sogno…Un vecchio lì seduto con il cappello di paglia in testa e il bastone della vecchiaia tra le mani. I suoi occhi mi direbbero che lui ha già vissuto e non ha più avvenire. Ma la voglia umana e naturale di dirgli “Dai raccontami... ", quella mi è rimasta. Perché i nostri vecchi, i nostri avi sono stati testimoni veri di quella Tirano. Una cartolina ingiallita nel tempo, la vita dura, una chiacchierata al caffè Lorandi, oppure seduti all’ombra di una pianta in un memento di meritato riposo, o ancora tutti uniti in gruppo, ancora col cappello in mano, e avvolti in vecchi mantelli neri fuori dalla chiesa Parrocchiale a raccontare e raccontarsi dopo la Messa Grande celebrata la domenica mattina.
Erano così i nostri avi!!! Semplicemente uomini e donne d’altri tempi.
Buona lettura a tutti,
Ivan Bormolini
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