“UN INQUIETANTE EPISODIO DI CRONACA NERA AGLI INIZI DELL’800” dalla grande penna di Monsignor Lino Varishetti... (A cura di Ivan Bormolini)
Le pagine dei libri di storia locale sono ricchi di eventi che ripercorrono le gesta eroiche di molti tiranesi che nei secoli si sono resi paladini di molteplici battaglie in nome della libertà o della cultura; spesso succede che da piccoli diarietti, a volte ignorati, si scoprono storie di eventi forse considerati meno importanti, ma che sicuramente meritano la nostra attenzione.
Così la pensava anche il parroco e cronista don Lino Varischetti che per anni si è dedicato alla stesura di pagine di storia locale ricercando anche negli archivi anche le più piccole notizie di cronaca spesso dimenticate in polverosi scaffali, proprio come pubblicato nell’ultimo volume che raccoglie numerosi racconti, articoli e scritti dal grande sacerdote e storico.
Da un volumetto scritto da un tal Giovan Orazio Lambertenghi di Stazzona studioso nel collegio Gallio di Como dal 1799 al 1805, il Varischetti ha trovato narrato, con dovizia di particolari, un episodio brutale di pura cronaca nera di cui riferiamo i fatti.
La mattina del 30 novembre 1806 un tal Paolo Betti di Poschiavo si incamminò verso la fiera di S. Andrea di Chiuro, quando vicino alla Madonna del Piano di Bianzone incontrò Antonio Agostinelli detto “Chisciolatta” di Bianzone, e siccome erano conoscenti si salutarono ed insieme proseguirono il viaggio.
Giunti alla valle di Boalzo, l’Agostinelli disse che teneva una botte di vino venale in Boalzo asserendo che doveva andare ad assaggiarlo, e il Betti acconsentì; discostandosi di molto dalla carreggiata e incamminandosi per la valle il bianzonasco si tenne qualche passo indietro dal Betti e d’un tratto cavò dal mantello una tagliente scure che vibrò a colpo sicuro contro il poschiavino; il colpo fu di una tal violenza che divise in due il capo del Betti il quale rovinò a terra in una pozza di sangue.
Nessuno vide l’atto con cui l’Agostinelli freddò il malcapitato ma ciò nonostante, in un momento giunsero sul posto alcune persone le quali osservarono impotenti il Betti esalare l’ultimo fiato ,ma gli occhi di quei testimoni videro anche il “Chisciolatta” poco distante che con fare furtivo sembrava in viaggio verso la meta di Chiuro.
Evidentemente l’atteggiamento dell’Agostinelli generò qualche sospetto agli increduli spettatori della brutale scena e la denunzia arrivò alle autorità della Pretura di Tirano che immediatamente spedirono delle guardie a prenderlo.
Si cominciarono poi i processi e presto l’omicida venne indotto a confessare, anche perché gli vennero trovati addosso l’orologio e i denari rubati al malcapitato Betti; fu così che venne giudicato colpevole di ladrocinio e omicidio dalla Commissione Militare di Milano.
La pena fu quella più esemplare, condannato a morte tramite la ghigliottina; molti è probabile che rimasero stupiti da una simile atroce condanna, ma quello che più lasciò col fiato sospeso la popolazione fu il luogo dove questo sinistro arnese venne piazzato ovvero la piazza della fiera nei pressi del Santuario di Madonna di Tirano.
Fu così che tra chiacchere e commenti popolani, il 30 giugno dell’anno 1807 l’Agostinelli all’età di 22 anni fu fatto morire nel prato della fiera alla Madonna di Tirano ed il reo confesso fu il primo che subì la pena di morte con questo modo orribile.
Ma chi fu l’esecutore di un così brutto gesto? Naturalmente il boia, che giunto appositamente da Milano, in questo luogo assai conosciuto, davanti ad un buon numero di persone eseguì il suo tetro mestiere mettendo in mostra le funzioni della ghigliottina.
In realtà il boia a quei tempi era considerato un funzionario, il quale, durante lo svolgimento della sua poco desiderata missione ,rimaneva a carico ,per vitto e stipendio, dei comuni ove avvenivano le esecuzioni capitali.
Sembra che per questa esecuzione il comune di Tirano e i comuni circostanti dovettero sostenere questo pesane onere.
Giustizia dunque fu fatta ,anche se oggi ovviamente si è lontani dal condividere questo modo condannare chi ha commesso anche i più gravi reati.
A cura di Ivan Bormolini
FONTE: “Un episodio di cronaca nera agli inizi del secolo scorso”
Tratto da Don Lino Varischetti “I pareri del vecchio curato e altri articoli
Dal 1959 al 1970”
Edizione Unitre Tirano
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