Antichissima è la loro presenza, da sempre hanno scandito i momenti, lieti e tristi della vita parrocchiale, un tempo furono utilizzate per chiamare l’adunanza dei capi famiglia e del consiglio comunale, servirono anche da allarme per molte cause o pericoli che vennero a determinarsi in quello che fu il borgo tiranese... (Di Ivan Bormolini)
Quest’uso comune tra parrocchia e amministrazione, per un certo periodo vide, almeno per ciò che riguarda il campanone, la divisione delle spese per gli interventi manutentivi sulla base dell’utilizzo, tuttavia, a fine 800, con la cessazione dell’usanza di convocazione del consiglio comunale con il suono delle campanone, il comune si limitò solo alla gestione dell’orologio.
Oggi il magnifico concerto delle campane di San Martino suona per varie funzioni religiose, ci sono però delle profonde diversità in quel suono a volte triste e a volte maestoso; a mio avviso la mutazione dei tempi ha fatto si che quello che in epoche passate era una voce importantissima e vissuta per la comunità tiranese, oggi sia un po’ dimenticato quasi inascoltato, come se i rumori e la frenesia delle epoche moderne avessero cancellato la dovuta attenzione che andrebbe riservata a quello storico suono, un concerto che racconta la storia civile e religiosa della città.
Saranno passati i secoli, gli anni, la città si è evoluta ma il percorrere la via XX Settembre e sentire quel suono è sempre emozionante.
Oggi, la mutazione dei tempi, ha segnato quella sorta di ammirazione e devozione popolare verso quel concerto campanario, in epoche passate il suono delle campane di San Martino, di cui si ha una prima storica menzione negli atti della visita Pastorale del Vescovo Filippo Archinti (1) nel 1614, fu motivo di aspre diatribe.
Nei primi decenni del XIX secolo, si vennero a creare attriti spesso anche acuti, il laicizzarsi della pubblica amministrazione e un dilagante anticlericalismo aveva generato un’insofferenza verso le persone di chiesa che dilagò persino nei confronti dei sacrestani e dei campanari, accusati di non attenersi alle direttive impartite in materia di regolamentazione del suono delle campane.
A partire dal 1811 e per anni a seguire vennero emanate dal Prefetto del Dipartimento dell’Adda delle circolari che recitavano ossessionanti divieti al suono delle campane dopo il tramontare del giorno e prima dell’apparire del mattino senza deroga alcuna nemmeno per la Messa di mezzanotte.
Non meno proibitive furono le norme introdotte dal governo del Regno Lombardo Veneto: qui addirittura si andava a vietare il suono delle campane in occasione dei temporali; il 27 settembre 1828 si giunse al Processo Verbale ufficiale ai campanari del comune di Tirano ai quali fu letta la circolare dell’I.R. Commissario Distrettuale con la diffida a scrupolosa osservanza della proibizione assoluta del suono delle campane in occasione dei temporali.
In caso di trasgressione vi era l’arresto immediato e la consegna all’I.R. Pretura per la conseguente procedura.
A questo punto è evidente che la questione era andata un po’ oltre; vien da pensare che i nostri campanari fossero poco rispettosi o poco inclini al volere delle leggi; si scopre infatti che già nel 1825, ed esattamente il 10 novembre, vi fu già un Processo verbale in cui si recitava che in caso di inosservanza del divieto i campanari venivano irremissibilmente arrestati e puniti.
Questa difficoltà di proibire il suono delle campane durante i temporali, fatto che se non rispettato avrebbe portato all’arresto, fa intendere come fosse radicata questa tradizione a Tirano; la gente, da secoli era convinta dell’efficacia del suono delle campane durante i temporali, con la grande fede dei nostri concittadini ed il suono delle campane si invocava la protezione Divina perché questa fosse da protezione contro il pericolo imminente.
A questo punto è possibile pensare che il suono delle campane veramente fosse un po’ esagerato, anche se è giusto ribadire che nelle epoche appena citate si andava delineando una sorta di sfaldamento delle tradizioni anche in merito al secolare suono delle stesse: da una parte il calo del consenso della popolazione nei confronti della chiesa e dall’altra il sospetto della polizia che temeva che il suono estemporaneo delle campane fungesse pure da segnale per cospiratori o fuori legge portò ad un calo di quel maestoso concerto di fatti erano armi per limitarne lo scampanio.
Interessante è poi citare lo scambio di note tra Comune, fabbriceria e parrocchia in merito alla regolamentazione del suono delle campane per i numerosi funerali; fu il prevosto Andres (2) che nel 1811 venne incontro al Comune disciplinando l’uso delle campane.
E’ evidente che il suono delle campane spesso poteva tradursi in un rintocco continuo che snaturava la bellezza unica del loro suono; questo veniva protratto nel tempo ad arbitrio dei sacrestani inducendo di nuovo i Deputati Amministratori ad intervenire con una lettera di richiamo indirizzata alla fabbriceria datata 8 dicembre 1841 che denunciava “ un abuso così contrario all’odierna progressiva civiltà” con “ il frastuono disordinato e prolungato delle campane nelle sacre funzioni e specialmente nei dì solenni”.
Ivan Bormolini
( 1 ) Filippo Archinti: Vescovo della Diocesi di Como dal 1595 al 1621, successore di Feliciano Niguarda
Visita Pastorale: Adest turris campanaria magna cum pluribus campanis ( c’è una grande torre campanaria con diverse campane )
( 2 ) Gian Antonio Andres: Parroco della chiesa di San Martino dal 1807 al 1833, successore di Gaetano Merizzi
FONTE: La chiesa di San Martino in Tirano
AUTORI: Gianluigi Garbellini e William Marconi
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