1 marzo 2012 - Sunà da Mars, dopo l’inverno della crisi una potente allegoria di rivitalizzazione.
Ricco, frugale e stupefacente il Sunà da Mars 2012. Ricco per il numero di gruppi presenti alla sfilata con i campanacci; frugale per la consueta sobrietà del mach distribuito alla fine alle centinaia di componenti i cortei; stupefacente per il metodo con cui si è svolto.
Nonostante i tempi di crisi, non hanno voluto mancare alla più bella e genuina manifestazione folcloristica aprichese, oltre alle frazioni storiche di Aprica Liscedo, Liscidini, Santa Maria, Mavigna, Dosso e San Pietro, anche Brusio (Valposchiavo), Villa di Tirano, Motta di Villa, Teglio, San Giacomo di Teglio, Piateda, Corteno Golgi, Santìcolo, Vilminore di Scalve.
Frugale lo è stata si fa per dire, perché non è mancato nulla di quanto messo tradizionalmente a disposizione dall’organizzazione, ma forse vi è stata più qualità e sobrietà nella gestione, tanto nella parte scenografica, quanto in quella gastronomica. Polenta, salsiccia, formaggio e vin brulé o acqua sono stati distribuiti a forse mille persone, e tutti hanno potuto partecipare al felice convivio dopo quasi due ore di fragorosi scampanii.
Ma quello che ha più stupito è stato l’ordine – il metodo, come si diceva prima – delle varie fasi. Prima i cortei (quasi) sincronizzati lungo le vie delle contrade, indi su Corso Roma, Piazza Mario Negri, Via Palabione e Piazza dei Caduti. Poi l’ordinato defluire in Piazza del Palabione, sapientemente divisa in settori adeguatamente grandi per ospitare gli scampanatori disposti ad arco, gli spettatori, il palco delle premiazioni, il corridoio per ricevere il mach dai cucinieri.
Sul palco, dopo un prologo con tanti bambini in costume anche piccolissimi, sono stati chiamati dallo speaker, uno dopo l’altro, i nuclei principali di tutte le fazioni. E il sindaco di Aprica, dopo l’ultima rumorosa passerella dei gruppi a solo, li ha omaggiati di un bel campanaccio con le insegne della località.
C’è chi dice che non c’è stato il caos di altre edizioni perché c’era meno gente. A noi è sembrato che la gente fosse tantissima, motivata e conscia di partecipare a qualcosa di veramente bello: richiamare la natura al risveglio, alla vita nuova e alla fiducia nel domani, dopo l’inverno meteorologico e dopo l’inverno della crisi finanziaria.
Mancavano, certamente, coloro che in passato magari trovavano il modo d’intrufolarsi a tavola senza nulla aver dato allo spettacolo socializzante di questa potente allegoria di rivitalizzazione.
Antonio Stefanini
SE NON VISUALIZZI LE FOTO CLICCA QUI
Nessun commento:
Posta un commento