Gli iscritti di SEL SONDRIO, riuniti in Congresso in data 23/11/2013 presso l’albergo Vittoria di Sondrio.
APPROVANO
Il documento LA STRADA GIUSTA, con le integrazioni previste a livello nazionale, nella convinzione che solo attraverso un processo aperto di costruzione/ricostruzione della Sinistra in Italia ed Europa si possa imboccare la strada dell’ALTERNATIVA alle politiche neoliberiste che hanno portato alla crisi e oggi la perpetuano, generando un peggioramento delle condizioni sociali per molti ed una erosione dei DIRITTI SOCIALI E DELLA PERSONA
ANCHE NELLA NOSTRA PROVINCIA
la crisi aggrava le condizioni di vita di molti ceti sociali, a partire dai lavoratori, colpiti dalla disoccupazione, licenziati, messi in Cassa Integrazione o costretti a lavori precari e malpagati; dalle donne per le quali la crescita dell’accesso al mondo del lavoro, avviata negli scorsi anni, si va interrompendo; dai giovani per i quali la precarietà si accompagna alla “fuga”, soprattutto per coloro che possiedono titoli di studio più elevati e una più alta qualificazione; per gli immigrati, maggiormente colpiti dalla crisi, proprio quando erano riusciti a “ricongiungere” le famiglie.
Per molte persone e famiglie ricompare lo spettro della povertà, che sembrava confinato in un lontano passato e enti locali, associazioni di volontariato, cooperative sociali fanno fatica a dare risposte adeguate.
Servono anche da noi delle risposte che disegnino un MODELLO DI SVILUPPO ALTERNATIVO rispetto al passato.
Pensare che si possa continuare con la politica della cementificazione del territorio, con i capannoni di fondo valle, l’edificazione selvaggia, la manomissione dei beni ambientali, un modello di turismo fondato su sci e seconde case è diventato non solo ecologicamente negativo, ma anche impraticabile e quindi utopistico.
Pensare che si possa continuare con la politica della cementificazione del territorio, con i capannoni di fondo valle, l’edificazione selvaggia, la manomissione dei beni ambientali, un modello di turismo fondato su sci e seconde case è diventato non solo ecologicamente negativo, ma anche impraticabile e quindi utopistico.
In campo manifatturiero è necessario difendere l’occupazione deii lavoratori, favorendone anche il reinserimento; ma serve anche una politica che incentivi i settori tecnologicamente più innovativi, a minor impatto ambientale, legati al concetto di green economy.
Un posto economico-sociale rilevante deve avere la manutenzione, la difesa e il riassetto del territorio; le acque devono essere sempre più “ bene comune”, non solo in relazione alla qualità ambientale e ai loro usi civici (acquedotti, depurazione, ecc.) , ma anche ai loro “usi industriali” (idroelettrico), invertendo le politiche di privatizzazione.
Un posto economico-sociale rilevante deve avere la manutenzione, la difesa e il riassetto del territorio; le acque devono essere sempre più “ bene comune”, non solo in relazione alla qualità ambientale e ai loro usi civici (acquedotti, depurazione, ecc.) , ma anche ai loro “usi industriali” (idroelettrico), invertendo le politiche di privatizzazione.
Lo sviluppo di una agricoltura di qualità, in cui spazio abbiano anche il biologico e il rilancio dei prodotti e delle coltivazioni “storiche”, va legato inoltre a un diverso modello di turismo che valorizzi “tutti le stagioni e tutti i luoghi” (montagne, mezza costa, fondo valle), con un rilancio della ristorazione per tutte le tipologie di turisti e per tutte le tasche; consegnando ad un’epoca definitivamente chiusa il tutto-sci e le seconde case.
Questo modello è in grado di generare occupazione qualificata, se supportato da politiche nazionali, regionali e locali adeguate (usando magari anche i soldi del BIM)
In questo quadro non vanno dimenticate, per il loro valore anche sul piano occupazionale, le politiche relative alla “cura” (assistenza, sanità) e all’istruzione-formazione-cultura, che non possono essere ridotte a “campo” per i tagli, ma devono saper rispondere ai nuovi bisogni della società.
Per quanto riguarda le ISTITUZIONI, siamo fermamente contrari all’abolizione della Provincia e al suo declassamento ad ente di secondo livello NON eletto dai cittadini; di enti di secondo livello ne abbiamo già troppi e sono da abolire (Comunità Montane, BIM); i Comuni necessitano di procedere nel senso di accorpamenti ragionevoli e condivisi, ma in una realtà come la nostra è impensabile una sintesi politica tra i bisogni ed i desiderata delle diverse realtà territoriali senza l’autorevolezza di organismi democraticamente eletti (Presidente e Consiglio Provinciale).
In questo quadro non vanno dimenticate, per il loro valore anche sul piano occupazionale, le politiche relative alla “cura” (assistenza, sanità) e all’istruzione-formazione-cultura, che non possono essere ridotte a “campo” per i tagli, ma devono saper rispondere ai nuovi bisogni della società.
Per quanto riguarda le ISTITUZIONI, siamo fermamente contrari all’abolizione della Provincia e al suo declassamento ad ente di secondo livello NON eletto dai cittadini; di enti di secondo livello ne abbiamo già troppi e sono da abolire (Comunità Montane, BIM); i Comuni necessitano di procedere nel senso di accorpamenti ragionevoli e condivisi, ma in una realtà come la nostra è impensabile una sintesi politica tra i bisogni ed i desiderata delle diverse realtà territoriali senza l’autorevolezza di organismi democraticamente eletti (Presidente e Consiglio Provinciale).
Il nuovo coordinamento provinciale è costituito da:
- PAOLO ROMERI
- FABIO PANIGHETTI
- AURELIO SAPORITO
- CLAUDIO PROTTO
- CINZIA CATTELINI
- GIOVANNA CONSONNI
- CARLO RUINA
- VINCENZO SERVILE
- ALESSANDRO SOZZANI
- GIANMARIA TOFFI
- VICKY TSHIMANGA
- FRANCO DI FRANCO
- PIETRO STEFANELLI
Vincenzo Servile è stato confermato coordinatore provinciale.
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