Rendiamo noto ai lettori giovani che su detto giornale ha scritto, per molto tempo, il nostro concittadino e giornalista Giuseppe Mambretti. Il “ nuovo Ordine” è allegato al quotidiano “La Provincia di Sondrio” nella sola gornata di domenica. L'inizio della pubblicazione è avvenuto il 18 agosto 2013. Poco prima di tale data, su questo foglio on-line, avevo dedicato un pezzo al “tagliente” colichese pregando i responsabili dell'iniziativa di essere fedeli al pensiero di “don Peppino”. Sino ad oggi hanno scritto egregie penne, ma solo domenica scorsa ho gustato l'intero allegato composto da otto pagine. In prima pagina il ricordo del prof. Gianfranco Miglio, l'ultima pagina tutta su don Peppino.
PAGINA UNO
Riporto alcuni stralci del saggio del prof. Gianfranco Milvio scritto alla fine del 1989 come introduzione storico-politica al volume “La Lombardia moderna” pubblicato dalla casa editrice Electa:
“E' sempre stata “scarsa” l'inclinazione dei lombardi ad accorparsi in una comunità politica autonoma”; che “la terra lombarda non genera uomini di Stato”, che “il filo rosso conduttore della storia dei lombardi è la tendenza di questi a lasciare ad altri l'esercizio del potere per concentrarsi sull'attività economica e, se mai, condizionare da questa sede chi il potere detiene”; che “la radice della vocazione “apolitica” (o antipolitica ) dei lombardi va ricercata nel cosmopolitismo congenito all'operazione economico: il lombardo è rimasto sempre e orgogliosamente un “lumbard”: per eccellenza un uomo di affari”.
Riporto alcuni stralci del saggio del prof. Gianfranco Milvio scritto alla fine del 1989 come introduzione storico-politica al volume “La Lombardia moderna” pubblicato dalla casa editrice Electa:
“E' sempre stata “scarsa” l'inclinazione dei lombardi ad accorparsi in una comunità politica autonoma”; che “la terra lombarda non genera uomini di Stato”, che “il filo rosso conduttore della storia dei lombardi è la tendenza di questi a lasciare ad altri l'esercizio del potere per concentrarsi sull'attività economica e, se mai, condizionare da questa sede chi il potere detiene”; che “la radice della vocazione “apolitica” (o antipolitica ) dei lombardi va ricercata nel cosmopolitismo congenito all'operazione economico: il lombardo è rimasto sempre e orgogliosamente un “lumbard”: per eccellenza un uomo di affari”.
“Qualcuno, considerando il fenomeno crescente delle “leghe” locali, immagina che, nella futura Europa “delle Regioni”, potrebbe trovar posto una Padania organizzata e raccolta intorno ai lombardi e “federata” con altre parti d'Italia; ma poiché i “lombardi non sembrano aver mai avuto la vocazione dei creatori di aggregazioni politiche, dei fondatori di Stati”, chiudevo “quanti temono la crescita della “Lega Lombarda” possono dormire sonni tranquilli.....i lombardi, lungi dal mirare a conquistare la direzione dello Stato nazionale, tireranno a superarlo, coglieranno le ciance offerte dell'integrazione europea, spostando oltre i confini nazionali i propri interessi e le proprie energie. E se avranno bisogno di protezioni e di alleanze politiche, le sceglieranno oltralpe.”
“... i lombardi, per la prima volta nella loro storia, finivano schiacciati da una congiuntura avversa: diventano abilmente un popolo “tributario”, perchè egemonizzati da una classe parlamentare a maggioranza centro-meridionale e da una burocrazia per il novanta per cento proveniente dal sud. Questo spostamento demografico rendeva impossibile influenzare la politica economica nazionale e sfuggire alle conseguenze devastanti di uno sfrenato assistenzialismo, praticato sotto la bandiera equivoca della “solidarietà”: il Nord non avrebbe mai visto garantito il suo diritto a disporre delle risorse finanziarie necessarie per creare le condizioni (infrastrutture) da cui sviluppare le sue ulteriori grandi capacità produttive”.
“Erano mesi in cui i “leghisti” venivano derisi e sputacchiati da quasi tutta la stampa nazionale: mesi in cui su di loro si scatenavano l'ironia e il disprezzo dei partiti tradizionali e della autorità costituite. La mia cauta presa di posizione a loro favore, contenuta negli articoli che ho citato sopra, fu accolta dai “quadri” della Lega come un aiuto insperato: come un intervento che improvvisamente nobilitava la loro impresa e donava alla stessa la dignità di un vero movimento politico”.
Parole sante che andrebbero lette o rilette dal Segretario nazionale della Lega Nord Maroni. Si, perchè agli albori della Lega i responsabili della Lega stessa hanno fatto degli sbagli bestiali isolando Miglio. Ora la nostra Regione, se sarà ancora in tempo, dovrà correggere gli errori fatti. I nostri politici dovranno fare l'impossibile per dare lavoro ai nostri giovani “lumbard” e far loro capire che lo Stato centrale non sarà il loro amico.
PAGINA OTTO
Dedicata a don Peppino. Un articolo del direttore sulla strada che porta in val Tartano nel morbegnese. Strada voluta dall'amato Ministro della Repubblica Ezio Vanoni e resa famosa dal suo ultimo discorso al Senato prima della morte. Un altro pezzo di don Peppino sul Sindaco di Como Giuseppe Terragni.
Dedicata a don Peppino. Un articolo del direttore sulla strada che porta in val Tartano nel morbegnese. Strada voluta dall'amato Ministro della Repubblica Ezio Vanoni e resa famosa dal suo ultimo discorso al Senato prima della morte. Un altro pezzo di don Peppino sul Sindaco di Como Giuseppe Terragni.
Per chiudere vorrei invitare i redattori del nuovo Ordine a svelare il vero don Peppino. Posso solo affermare che il suo pensiero politico certamente non collimava con il centro sinistra.
Giancarlo Bettini
Nessun commento:
Posta un commento