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lunedì 6 gennaio 2014

IL PRESEPE DEL SANTUARIO DI MADONNA DI TIRANO: "RIPROPOSTO LO SPIRITO DI FRANCESCO D'ASSISI"

5 gennaio 2014 - Io preferisco i presepi tradizionali, anche se non posso guardare senza ammirazione presepi come quello grandioso allestito con straordinaria passione da Ercole Ricci a beneficio di Terre des hommes e persino a quelli dovuti alla buona volontà di chi ne allestisce di banali o, peggio, credendo di fare bene vi introduce elementi che non hanno a che vedere con la grotta di Betlemme e via dicendo. (Di Bruno Ciapponi Landi)

Errori e difetti, specie quelli evidenti, li vedono tutti, ma la buona fede degli organizzatori e il clima natalizio impongono di fare buon viso a cattiva sorte e di lasciare correre. In effetti non sarebbe bello sentire dir male di un presepio allestito, quanto meno, con sicura buona volontà. Si potrebbe parlare degli altri, ma anche qui dir bene dell'uno sembra voler dir male dell'altro e quindi il silenzio diventa la scelta migliore.
Di un presepe però non si può tacere ed è quello allestito all'altare di San Giuseppe in santuario. Benché assolutamente innovativo e senza pretese di particolari abilità, se non l'idea dei rami dell'albero che partono da un unico tronco e si allargano salendo verso l'alto, interrotti e conclusi a diversi livelli con una piccola piattaforma tonda. Su ciascuna delle piattaforme c'è una foto e un elemento collegato al tema che compare anche stampato su un cartellino. Gli argomenti sono le varie problematiche sociali (inevitabilmente religiose): i carcerati, gli ammalati e i sofferenti, i diversamente abili, i disoccupati, le persone sole, gli emigranti, i bambini senza cibo. Le piccole piattaforme sembrano ascendere come una preghiera verso l'elemento culminante del presepe, la scena del bimbo che nasce a Betlemme.
E sembrerebbe solo questa la componente tradizionale, se non fosse che la tradizione del presepe non è soltanto nella sua iconografia, ma anche in quanto lo accompagna di ambito didattico pastorale, di insegnamento, di quanto vuole significare. In questo presepe vedo riproposto lo spirito del suo ideatore, Francesco d’Assisi e quanti a lui si rifanno. Forse la “tradizione”, a dispetto della nostra comune concezione che l’assimila a conservazione, significa rifarsi al passato per attualizzarlo, adeguare al presente il portato culturale e alla storia che arricchiscono la nostra cultura, pronti a cambiare quel tanto che è necessario per continuare a capirlo e perchè continui a portare il suo messaggio autentico nel quale ci si possa continuare a riconoscere.
Bruno Ciapponi Landi

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