Ora di tensione, un susseguirsi di emozioni forti al cinema della mia cittadina. Giovani, gente matura, alcuni matusa come chi scrive, tutti con lo sguardo fisso verso il grande schermo, un continuum di pensieri non scritti alla visione della narrazione della vita di una coppia, di un marito e di una moglie, coppia che potrei definire unica.
Un modello da seguire in questo pazzo, pazzo mondo. Due esseri umani dal segno opposto perciò attratti dall’amore vero. Un alpinista il marito dall’incerto domani, frequentemente sospeso, in alte quote, nel vuoto. Una moglie dalla singolare bellezza, richiesta dai registi per fissare i suoi movimenti sulla celluloide e fare trascorrere a noi mortali momenti di vita irripetibili. Una vita da sogno quella dei coniugi Bonatti, girovaghi per lavoro attorno al pianeta chiamato terra. Walter e Rossana, due corpi e un’anima sola.
Al termine dello spettacolo mi sono sentito caricato, desideroso di condividere comuni pensieri. Con amici ho consumato qualcosa al bar e l’argomento del raccontare non avrebbe potuto che essere un prosieguo di quanto appena prima visto e udito. Ci siamo lasciati e, salutandoci, ci siamo allontanati con una marcia in più, con l’illusione di essere a bordo di una quattroruote speciale, di una Ferrari.
Il ricordo del recente pomeriggio al cinema mi ha messo in una condizione di disagio, di qualcosa di non finito. In altre parole la voglia di visitare, seppur dall’esterno, la dimora della coppia di amanti. Dimora che si trova qui da noi, nella bassa Valtellina dove il fiume Adda ha già una notevole portata d’acqua da versare nel lago manzoniano. Il fiume scorre a fondo valle mentre la dimora di Rossana e Walter si trova tra i boschi, sul versante retico, nascosta dagli alberi, a mezza costa.
Quando nella mente mi si fissa qualcosa non riesco a liberarmene sino a quando una voce misteriosa mi suggerisce di persistere, che quel qualcosa è realizzabile. E’ a questo punto che, da povero tapino, mi sento di essere un novello Re che desidera portare agli amati sposi un prezioso regalo.
Quando nella mente mi si fissa qualcosa non riesco a liberarmene sino a quando una voce misteriosa mi suggerisce di persistere, che quel qualcosa è realizzabile. E’ a questo punto che, da povero tapino, mi sento di essere un novello Re che desidera portare agli amati sposi un prezioso regalo.
Ho dato a questo scritto il titolo “La stella cometa sul cielo di Dubino”. La stella cometa, partendo da Tirano, dovrebbe portarmi appunto sul cielo di Dubino, sopra la casa di Rossana e di Walter. Ricordandomi che a Betlemme i veri Re erano giunti alla capanna in tre ho proposto a due amici di accompagnarmi. A Dubino ho un caro coetaneo e amico che da anni è laggiù accasato. Quale guida migliore avrei potuto trovare? Ugo, a sua volta, ha coinvolto altri Dubinesi e insieme siamo saliti alla ricerca della “casa dell’amore”, casa poco lontana, ma nascosta quasi totalmente dalla vegetazione. Siamo riusciti a scattare qualche foto, poche ma quanto basta per poter dire che il nostro non è stato un sogno. La “Stella cometa” dovrebbe accompagnare altri amanti del passato prossimo.
Quale il motivo, o i motivi che hanno indotto Walter e Rossana ad acquistare la vecchia casa isolata e malandata? Le persone di Dubino ne suggeriscono quattro:
- la posizione del fabbricato, casa isolata tra i boschi. I coniugi, raggiunta una certa età, dopo una vita fremente, anelavano la tranquillità
- l’architettura spontanea dello stabile con i muri perimetrali in pietra ed i balconi in legno
- la bellezza del luogo con la vista stupenda del fondovalle e dei monti di rimpetto
- la relativa vicinanza alla val di Mello con i suoi superbi dirupi, “pane per i denti” per l’insuperabile Walter.
Giancarlo Bettini
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